È terminato proprio in questi primi giorni di luglio il restauro del memoriale realizzato nel 2011 da alcuni componenti del gruppo Aktiva.

La scultura, intitolata “Presenze” e situata nei giardini di Piazza Bra, ha concretizzato ancora una volta l’ideale di questi artisti, che vede l’azione sì come un gesto artistico di protesta, di ribellione e di conquista, ma anche di recupero del bello e di rispetto della natura.

Erano i primi anni Ottanta quando, a Verona, nacque il Gruppo Aktiva, formato da alcuni ex studenti del corso di scultura dell’Accademia di Belle Arti Giambettino Cignaroli. Promotore di un’esperienza tanto artistica quanto sociale, realizzatasi in diversi progetti nel corso degli anni, il gruppo poggia sull’idea di un’arte libera e spontanea, che faccia parlare la materia.

Il muro della Bra

Il gruppo Aktiva impegnato nel restauro è formato da Marisa Arduini, Giampietro Bampa, Franco Bigarello, Teresa Fusco Sica, Gianfranco Motta e Lorenza Pagano Bonvicini

L’opera in questione, un muro, ma forse più simile concettualmente a delle tavole che sembrano evocare quelle di Mosè, rappresenta due frammenti su cui, a partire dalla storia di Verona, si narrano sofferenza e speranze umane.

Dalla frattura centrale tra le due porzioni di quel cemento rugoso come una pelle, emerge la vita, rappresentata da un albero di bronzo e da una colomba posata sull’installazione.

I valori di una narrazione pacifista e cristiana, che nell’opera sono raffigurati da questi simboli, si amalgamano in un tentativo visivo di mediazione dei conflitti che vuole tener conto delle specificità culturali dei conflitti oggi in corso.

Il monumento, inaugurato nel 2011 è stato oggetto di restauro in queste ultime settimane. Un gesto che risponde anche alla nostra Costituzione all’art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica». Non si può avere sviluppo senza tutela e non si può sperare di avere i mezzi per curare i nostri beni culturali senza promuoverne lo sviluppo.

Il manifesto degli autori

A tal proposito, il manifesto del gruppo Aktiva, sin dal suo nascere, coniuga la ricerca artistica con la realtà ambientale, sottolineando l’urgenza di una appropriata tutela del territorio e di una conseguente approfondita conoscenza di tutte le specifiche caratteristiche ad esso legate.

Allora l’opera diventa una presenza che richiama l’attenzione della città scaligera, cinta da tre strati di mura, romane, medievali, austriache: la metafora del muro sollecita le coscienze alla riflessione sulla responsabilità collettiva di un progetto interculturale di pace.

Il termine limes ha attraversato diverse trasformazioni semantiche: dapprima il significato di sentiero, strada; passò quindi, all’inizio dell’età imperiale, a indicare una linea di attacco per la penetrazione nel territorio nemico, e solo più tardi, attenuatasi la spinta dell’Impero, il limes diventa linea di difesa. “Presenze” ricorda che la pace si costruisce anche a partire dal modo in cui si costruisce una città.

Uno scommessa sul futuro

Le parole dipinte a colori sul muro brillano ora di un nuovo vigore. Sono citazioni che ci richiamano alla responsabilità politica e sociale di una mediazione di pace. È uno stretto legame tra genesi, nascita e gnosi, conoscenza, testimonianza.

Tutto questo è l’albero, che sembra un corpo umano, impegnato a tenere aperto, per noi, il varco. “Presenze” non è un monumento celebrativo, ma un’opera scomoda nel suo voler interrogare criticamente le nostre identità di cittadini veronesi e del mondo.

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