«Questa è una festa. Una mattinata per guardare al futuro non solo di Traguardi ma di Verona insieme a tutti coloro che hanno il coraggio e la forza di volere una città diversa, migliore. Negli ultimi 15 anni Verona si è cristallizzata e riempita di polvere: urge un cambio di passo. Un progetto solido con valori chiari. Noi ce lo abbiamo e siamo qui per questo.»

Sono le parole di Pietro Trincanato, presidente del movimento civico rappresentato in Comune dal Consigliere Tommaso Ferrari, che nella giornata di sabato scorso ha organizzato l’evento ‘La città del futuro’. Cinque tavole rotonde per sviscerare altrettanti temi centrali, i cinque mattoni solidi per traghettare la città verso un futuro di crescita economica, sostenibilità, con quartieri inclusivi e a misura di giovane dove la cultura è fonte di opportunità. Uno slogan a rappresentazione di ogni argomento di dibattito in cui è stato dimostrato che le negazioni e le mancanze che stiamo vivendo in questo momento possono essere rovesciate in senso positivo, foriere di opportunità per chi le sa cogliere.

Economia e Società non crescono insieme

Al primo tavolo, come gli altri moderato dal giornalista Mario Puliero, hanno raccolto idee e proposte a livello economico-sociale l’imprenditore Giordano Riello insieme a Erica Dal Degan di ConfCoperative Verona e Giacomo Cona di Traguardi.

La tavola rotonda dedicata all’economia e alla società

«L’imprenditoria non ha solo responsabilità economiche, deve essere incubatrice di apertura cultura e attenzione sociale – afferma Riello di Aermec, una delle sole tre aziende venete accreditata per le vaccinazioni pubbliche-. La chiave è fare rete con il mondo accademico e della ricerca dando spazio ai nostri talenti in un ottica di apertura per la valorizzazione del territorio». Sulla scia dell’imprenditore, Erica Dal Degan sottolinea la vocazione al sociale degli scaligeri e come l’attenzione e la collaborazione possano essere decisive per rendere ogni persona protagonista. In chiusura, Giacomo Coma di Traguardi sottolinea come «Coordinazione col mondo dell’imprenditoria e attenzione ai bisogni dei cittadini sono le sfide raccolte dal movimento civico, due dei pilastri su cui si basa la costruzione della città: Verona vuole diventare un collettore di idee grazie anche al progetto Ab Innovazione».

L’ambiente non è un’opportunità

Giorgio Mion, professore di Economia Aziendale all’UniVr, Federico Testa, presidente ENA e Catherine Dezio di Traguardi sono le voci del secondo dibattito su un tema centrale se si vuole concretamente affrontare un futuro migliore per la collettività: l’ambiente.

«È necessario prendere a modello le grandi città come Parigi e Barcellona -dichiara Testa-. Bisogna smetterla con la storia della “veronesità”, è solo un alibi per tenere in casa briciole di potere. Migliorare vuol dire aumentare la qualità della vita di tutti i cittadini e lo si può fare solo mediante una città sostenibile». Traguardi mette in campo idee per una transizione ecologica intesa come progetto collettivo: «Serve un pensiero integrato, cambiare mentalità e adottare delle buone pratiche relative allo stile di vita -salde le idee di Catherine Dezio-. Seguendo gli obiettivi dell’Agenda 20.30, Traguardi vuole impegnarsi nel costruire “una città a 15minuti” dove ogni servizio essenziale per la persona sia raggiungibile in un quarto d’ora a piedi o in bici. È il diritto alla città, è questo il recupero del proprio tempo». Annuisce il professor Mion che da accademico sottolinea la centralità di percorrere un unico sentiero dove innovazione è sinonimo di sostenibilità.

I quartieri non sono a misura di persona

Il giornalista Mario Puliero interroga i tre partecipanti su come Verona possa diventare a misura di cittadino: il dottor Carlo Rugiu, direttore UOC nefrologia e dialisi di Legnago con Italo Sandrini, ACLI, e la vice presidente di Traguardi, Beatrice Verzè.

«Verona può e deve diventare policentrica. Dobbiamo avanzare attraverso piccoli cambiamenti ma significativi come zone pedonali, residenze popolari per persone con fragilità, ampliare il polo universitario verso la zone sud della città. Sono le proposte di Traguardi per una città attenta ai bisogni del singolo senza trascurare il bene collettivo e il senso di appartenenza». Queste le idee della Verzè a cui fanno seguito le parole di Italo Sandrini che con ACLI ha sviluppato il progetto ‘Nessuno Escluso’: non un semplice doposcuola ma un’alternativa al bighellonare, un punto di riferimento per la crescita dei tanti ragazzi che si sentono messi da parte nei quartieri della periferia di Verona. «È importante che la città consenta di muoversi, di spostarsi a piedi o in bicicletta e di passeggiare in sicurezza: dobbiamo convertirci a uno stile di vita sano per migliorare la nostra salute e quella dell’ambiente. Basta auto per percorrere brevi distanze, basta parchi dello spaccio, basta zone non accessibili ai disabile. Verona deve diventare per tutti e di tutti».

Non è una città per giovani

Quarto tavolo, tre sedute: Elena Caricasole di Mezzopieno Studio; Luisa Ceni di ACISJF -Protezione della Giovane insieme ad Alberto Butturini di Traguardi.

«Sono giovane, ho 28 anni, e ho appena parto il mio studio di grafica -racconta Elena Caricasole-. Sono una partita IVA che ama il proprio lavoro e lotta ogni giorno per acquistare credibilità. Una sfida professionale che si ripercuote in ogni ambito, dalla decisione di costruire una famiglia a quella di andare a vivere da soli. Progetti più vicini a dei sogni in una città con dei prezzi disarmanti e zero agevolazioni per i ragazzi. Vogliamo farcela, vogliamo lavorare e avere un futuro, vogliamo una città che sia anche nostra. È sfiancante essere giovani a Verona». Di giovani poco fortunate e dei loro bambini si occupa Luisa Ceni grazie al progetto di Casa della Giovane: «La nostra associazione di volontario accoglie donne e bambini donando loro ciò ciò che c’è di più prezioso: affetto e sicurezza, una casa e il sostegno per i progetti futuri. Questo è anche quello che dovrebbe fare una città: supportare e incoraggiare a prescindere da quale sia la tua provenienza o il tuo passato; una città dove essere protagonisti ma insieme attraverso una progettualità concreta». È sul fare per gli altri che sta lavorando Traguardi: «Il bonus mamme è merito di una nostra proposta e ora stiamo lavorando anche a delle convenzioni per far entrare 200 bambini negli asili -chiarisce Butturini-. Inoltre, con il bilancio partecipativo vogliamo promuovere agevolazioni per gli under 35 che vogliono costruire una casa, formare una famiglia e avviare un’impresa».

Con la cultura non si mangia

Ultimo dibattito con un argomento centrale dal sapore di radici e di futuro, costitutivo e identitario. A parlare del futuro culturale di Verona Paola Marini, ex direttrice di Gallerie dell’Accademia di Venezia con Damiano Tommasi ex presidente AIC – Associazione Italiana Calciatori insieme a Pietro Trincanato di Traguardi.

Secondo la Marini il patrimonio culturale è una risorsa dinamica che può offrire numerose opportunità di lavoro: «La cultura va intesa in senso ampio, non solo arte e storia ma anche teatro, agroalimentare, sport e tanto altro. Cultura uno strumento su cui tessere un sistema, è il collante della comunità. Verona deve mettere a valore il suo patrimonio attraverso diverse iniziative, capofila quella di una fondazione dei musei cittadini avvalendosi di collaborazioni col mondo accademico e dell’imprenditoria». Solo in questo modo, secondo Trincanato, la città scaligera può offrire opportunità ai turisti e ai cittadini divenendo un bacino di offerte dinamiche e moderne. «Non dimentichiamo che cultura è prima di tutto educazione – sottolinea Tommasi-. Con la scuola internazionale intitolata a Don Milani abbiamo importato un modello diffuso all’estero che non curi solo l’aspetto didattico ma che formi il bambino e il ragazzo come persona all’interno di una comunità. Cultura è partecipazione. Dopo tanti anni in giro per il mondo sono tornato a Verona e la sensazione che ho avuto è stata quella di rientrare in una stanza con l’aria viziata perché le finestre sono chiuse da troppo tempo. Apriamoci ad altre realtà culturali e intraprendiamo uno scambio, solo così potremmo mangiare con la cultura. Però, mangiare da soli non è mai bello. Mangiare insieme ha un gusto decisamente diverso».

Le foto a corredo di questo articolo sono di Erika Funari

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