Anna Grassi, classe 1991, laureata in architettura, consigliera comunale e capogruppo in Comune della Lega.

La prima domanda è rivolta soprattutto alla persona più che al politico. Qual è stato il suo sentimento prevalente dopo la pubblicazione il 9 agosto scorso dell’ultimo rapporto IPCC (Gruppo intergovernativo sui Cambiamenti Climatici)? 

«L’emergenza clima ci preoccupa da vicino non solo quando si ricopre un ruolo istituzionale ma anche come cittadini. Nel nostro piccolo certamente si può e si deve migliorare, con abitudini virtuose ma servono azioni globali e trasversali da parte di tutte le Nazioni, con intese univoche per una reale transizione ecologica.»

La sua prima riflessione quando ha appreso che “a meno di riduzioni immediate, rapide e su scala globale delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento della superficie della Terra a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata” e alcuni effetti negativi diventeranno irreversibili? Condivide le preoccupazione e l’urgenza degli scienziati?

«I mutamenti climatici nel corso dell’evoluzione terrestre sono sempre stati una costante. Il punto è capire se queste mutazioni siano il risultato dell’azione umana. Gli esperti ci dicono che è così e che serve un cambio di passo netto da attuarsi il prima possibile. Nel mio piccolo non posso far altro che affidarmi alla scienza.»

Nel rapporto si ribadisce che le città saranno particolarmente interessate dai cambiamenti climatici e alcuni aspetti negativi risultano nel loro caso addirittura amplificati. Lei, da portavoce di un importante partito, da anni attivamente presente nel territorio cittadino, quali pensa siano i principali impatti sulla vita dei cittadini veronesi?

«La responsabilità non è solo dell’Amministrazione ma anche dei cittadini. Le istituzioni devono dare gli strumenti al singolo per un cambio di abitudini, incrementando, per esempio, la mobilità sostenibile. Una città “a misura d’uomo”, verde, con infrastrutture adeguate rappresenta il più alto concetto di civiltà. Come Amministrazione stiamo lavorando affinché Verona vada sempre di più verso quella direzione. Oltre alla mobilità sostenibile – Il PUMS ne è un esempio – Il Comune ha redatto il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), un documento programmatico che si dà come obiettivi per il decennio 2020-2030 quelli della riduzione di almeno il 40% delle emissioni di CO2 con l’ottimizzazione dei consumi energetici e la promozione di energia rinnovabile e di individuazione di una serie di azioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici.»

Conseguentemente, quali pensa debbano essere in generale le priorità di intervento nella città?

Anna Grassi

«Come le dicevo, il lavoro all’interno della maggioranza è serrato e costante. In quattro anni di mandato l’Amministrazione è intervenuta con scelte coraggiose non sempre comprese. Un plauso va al vicesindaco Luca Zanotto, assessore alla Mobilità della Lega, più volte attaccato, che ha risposto sempre portando avanti un lavoro condiviso. Come dimostrato per l’iter del PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, sottoposto a tutte e otto le Circoscrizioni. Per fare qualche esempio su alcuni degli interventi: 38.000 punti di illuminazione in fase di sostituzione con luci a led, con un risparmio pari al consumo elettrico di 5.000 famiglie veronesi, la sostituzione dei serramenti negli edifici delle scuole, che significano maggiore coibentazione e maggiore sicurezza, chilometri di ciclabili – si è conclusa quella di Porta Palio, mentre in fase di completamento a ottobre 2021 la San Zeno-Saval, e avanzamento della fase progettuale per il bando del tratto che collega Borgo Venezia alla Valpantena e quello dal Chievo a Bussolengo –, ulteriori 20 ciclostazioni nei quartieri della città, introduzione di 150 biciclette elettriche; ampliamento delle zone a 30 km; introduzione di 67 nuovi autobus a metano.»

In particolare, mitigare i cambiamenti climatici significa basare il nostro benessere su fonti alternative ai combustibili dei fossili. Il Green Deal europeo, nel governare questo passaggio epocale, indica l’obiettivo  riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030.  Questo vale anche per le città.  Quale pensa debba essere il ruolo del comune nel raggiungere questo obiettivo?

«Deve essere il Governo centrale a prendere decisioni più coraggiose in questo ambito, per esempio adottando strumenti quali sgravi fiscali per aziende che decidono di destinare parte del proprio welfare a investimenti a impatto zero per l’ambiente.»

Con la firma del Patto dei sindaci avvenuta del luglio 2018 l’attuale amministrazione si è impegnata ad approvare entro il luglio 2020 il PAESC (Piano ambientale Energia Sostenibile e Clima). In esso dovrebbero essere elencate le azioni di mitigazione di adattamento della città per raggiungere gli obiettivi europei al 2030. Quando, secondo lei, verrà portato alla discussione in Consiglio Comunale?

«L’iter del PAESC è molto articolato sia per i contenuti che per le tempistiche. Sappiamo che si è conclusa la fase di VAS, cioè la valutazione ambientale strategica, che ha dichiarato l’assoggettabilità. Non appena saremo pronti andremo in Commissione Quarta e poi al voto del Consiglio Comunale.»

Il 30 agosto scorso, abbiamo ricevuto un comunicato stampa da parte di Cara Verona, associazione  promossa da Extinction Rebellion , Fridays For Future, Legambiente , WWF, NeBastaUno, che informava della loro richiesta  a tutti i consiglieri di dichiarare l’Emergenza climatica e impegnare l’amministrazione in azioni conseguenti. Come vede questa iniziativa?

«Le iniziative che partono dai cittadini, rappresentati da associazioni e da organizzazioni, devono essere ascoltate per un confronto partecipato e propositivo nelle strategie e nelle scelte che vanno a incidere nel quotidiano di tutti, senza distinzione di colore politico.»