Sono queste le principali novità dal Giro d’italia nell’ultima settimana. Tutti aspettavano la tappa Perugia-Montalcino per lo spettacolo che avrebbe saputo offrire e per i conseguenti scossoni in classifica generale. La frazione ha mantenuto le attese e, addirittura, è andata oltre. Le due ore finali di corsa sono state uno spettacolo degno delle più grandi e storiche frazioni dolomitiche. Eccellente è stata la performance del colombiano Egan Bernal, uscito dai 35 km di sterrato con la maglia rosa sempre più saldamente sulle spalle, benchè impolverata come non mai. Meno attesa, invece, era la quasi contemporanea ufficializzazione di Elia Viviani portabandiera a Tokio. Una nomina prestigiosa per il velocista e pistard veronese, non più al top della condizione, ma pur sempre un medagliato olimpico e un professionista esemplare.

Come detto, gran bagarre c’è stata nel finale di Montalcino con il passo del Lume Spento a mettere ancor più pepe in un percorso di gara bellissimo e disegnato apposta per generare una corsa aperta e avvincente.
La strada ha detto che Egan Bernal è il più forte, che ha la squadra più attrezzata nel supportare le sue ambizioni e che dall’ammiraglia Ineos Granadiers, per ora, non hanno sbagliato un colpo. Ha poi promosso l’Astana Aleksandr Vlasov, quantomeno con vista podio, ha rimandato allo Zoncolan Giulio Ciccone, forse inaspettatamente, e soprattutto il belga Remco Evenepoel, in difficoltà nella guida sulle discese sterrate e abbandonato dal suo capitano Joao Almeyda (bocciato senza appello) proprio nel momento del bisogno. Ha, infine, confermato che il nostro Damiano Caruso viaggia a fari spenti come d’abitudine, ma il terzo posto provvisorio lo rende un pretendente al podio più che accreditato quanto un Hugh Carthy sornione, ma brillante. Appare singolare come le attenzioni mediatiche si intestardiscano a volte su corridori quasi sempre incapaci di rispondere alle eccessive attese della vigilia (lo sfortunato Landa per dirne uno) e che corridori come il ragusano, non certo un esordiente sconosciuto, vengano regolarmente ignorati dalla stampa e dagli addetti ai lavori.

Un’immagine della tappa Ravenna-Verona

I risultati sportivi vengono, però, messi in secondo piano dalle riflessioni che accompagnano gli sterrati proposti dall’organizzazione. Il ritorno, anche solo per qualche frazione o istante, al ciclismo eroico, alla polvere che sa d’antico, è sempre un successo, accolto con entusiasmo dagli appassionati, forse con una certa ritrosia da alcuni atleti che in gara, tuttavia, non mancano mai di risparmiarsi. Se poi il percorso attraversa poggi, vigne e borghi quali solo la Toscana può proporre, luoghi che richiamano a un Rinascimento italiano, a un Made in Italy tanto amato nel mondo, allora l’operazione mediatica raggiunge il suo massimo successo. Inutile girarci intorno: le amministrazioni locali che hanno avuto il merito negli anni di preservare certe strade dalla cementificazione al fine di proporre gare ciclistiche quali le Strade Bianche o l’Eroica, e che le hanno promosse e gestite seguendo l’esempio dei francesi con la Parigi-Roubaix, hanno vinto. Hanno vinto su tutta la linea guadagnandosi la maglia rosa nella lungimiranza, nella valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, nella promozione turistica dell’Italia secondo logiche di sostenibilità e qualità. Ci appare un miracolo, specie a confronto con altre politiche locali che puntano senza originalità alcuna, ad esempio, sul balcone di Giulietta e sullo stucchevole slogan città dell’amore. È una forma di valorizzazione che produrrà pure interesse di massa nel breve periodo, ma molto volubile, come ampiamente dimostrato, e che finisce per depauperare le vere eccellenze del territorio. L’Italia, e Verona, meritano più cura, più lungimiranza.

Il rettilineo d’arrivo della tappa a Verona

Onore però ai ciclisti che nello sprint con arrivo in corso Porta Nuova hanno offerto uno sprint davvero avvincente con il giovane mantovano Edoardo Affini – occhio a lui per il futuro – a cui sono mancati 10 metri per perfezionare la zampata da finisseur di razza. Purtroppo per lui, l’arrivo verso gli archi della Bra è un traguardo da 70 km/h, impossibile quindi stare al vento più di qualche centinaio di metri in solitudine. Bravo è stato Giacomo Nizzolo a saper cogliere l’attimo osando il giusto, interrompendo così la maledizione che lo voleva eterno piazzato sulle strade del Giro. Elia Viviani, infine, nonostante l’energia olimpica data dalla nomina a portabandiera, è finito nelle retrovie. Un velocista triste a cui, oltre alla gamba, oggi mancano serenità e convinzione.

Borsino dei favoriti prima della tappa dello Zoncolan:
Bernal 55%, Vlasov 15%, Yates 10% (sulla fiducia, poca), Caruso 5% (per sognare), Altri 15%.

Pillole dal Giro
– Viviani portabandiera ha l’aspetto e il gusto di un cioccolatino per Renato Di Rocco, avversario di Malagò alle elezioni Coni. Mossa per lisciarsi i salotti buoni del ciclismo?
– Chi ha guidato Andrea Vendrame dall’ammiraglia nel giorno del suo successo di tappa è un genio. Oltre alla gamba, serve anche la regia.
– Mandare in onda il fermo immagine del casco di Matej Mohoric a contatto col terreno e l’atleta con le gambe al cielo ben prima che si accertassero le sue condizioni fisiche ha prodotto più ricoveri per malori negli spettatori rispetto a quelli provocati dal Covid.
– Pugno duro a Verona. Secondo l’ultimo Dpcm, si ricorda che è vietato assistere al finale di tappa. Divieto di assembramento in Corso Porta Nuova, le forze dell’ordine saranno intransigenti. Ah!
– Ciccone esce dai primi posti di classifica. Fine della noia.
– Paradossi. La maglia ciclamino – lotta serrata fin qui, se la giocano in 4 – verrà decisa dalle montagne.
– La trasmissione Chi l’ha visto era stata allertata per ricercare la ex maglia rosa Attila Valter quando il gioco si sarebbe fatto duro. Ha chiamato, sta bene, è a 3 minuti e 51 da Bernal, alla faccia di chi ne declamava anzitempo il de profundis.
– Evenepoel getta con stizza l’auricolare lungo gli sterrati di Montalcino. Radio Lefevre stava trasmettendo Canzone per un’amica interpretata da Guccini. Lunga e dritta un c…!!!

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