Per l’undicesimo turno di campionato i gialloblù di Ivan Juric affrontano tra le mura amiche del “Bentegodi” la Sampdoria. Le sfide contro la formazione blucerchiata rappresentano quasi una costante nella ultracentenaria storia del calcio scaligero. Questa volta torniamo a un curioso precedente datato 6 maggio 1973. In calendario c’è la 28esima giornata del campionato di serie A. A tre giornate dalla fine, entrambe le compagini sono alla disperata ricerca di punti salvezza. Al Verona, in particolare, è sufficiente un punto per chiudere la pratica con due giornate di anticipo.

Nella formazione gialloblù, allenata da Giancarlo Cadè, il portiere è il grande Pizzaballa, la direzione d’orchestra è nelle mani di Emiliano Mascetti e le speranze di far gol sono affidate a Franco Bergamaschi, giovane talento del vivaio scaligero, e all’inossidabile accoppiata Luppi/Zigoni. I liguri, allenati dal paraguyano Heriberto Herrera, schierano a comandare la difesa l’ex ct della Nazionale Marcello Lippi mentre in mezzo al campo ci pensa Giancarlo Salvi, supportato dall’esperienza di Giovanni Lodetti, a dirigere le operazioni. In attacco Sauro Petrini fa coppia con Roberto Badiani.

I sampdoriani Marcello Lippi e Giovanni Lodetti

Dopo il vantaggio blucerchiato, arrivato al 36′ del primo tempo, con un rigore trasformato proprio da Petrini, l’arbitro Gonella di Torino fischia un altro penalty, questa volta a favore dei gialloblù, quando alla fine mancano solo nove minuti. Mentre le proteste doriane si fanno vibranti, Gianfranco Zigoni si sistema il pallone sul dischetto, pronto a calciare la massima punizione. Il problema, però, è che per espresso volere di Cadè, il rigorista designato è “Ciccio” Mascetti.

Davanti a tutto ciò, tuttavia, Zigoni non arretra di un millimetro, tiene il pallone tra le mani, deciso a calciare. I quindicimila del “Bentegodi” assistono trepidanti a questo simpatico siparietto finchè, a togliere le castagne dal fuoco, ci pensa Roberto “Pantofola” Mazzanti che si avvicina a Zigoni, lo cinge alle spalle e lo porta di peso lontano dal dischetto, con quest’ultimo che cerca invano di divincolarsi dalla presa ferrea del robusto centrocampista gialloblù. A questo punto Mascetti, in un silenzio decisamente assordante, calcia e manda pallone da una parte e Cacciatori dall’altra. Zigoni, nel frattempo, profondamente irritato per il “torto” subito, non guarda nemmeno ed è l’unico a non esultare con i compagni.

Per fortuna tutto è bene ciò che finisce bene – chissà cosa sarebbe potuto succedere in caso contrario – e con quel pareggio il Verona potè mettere in bacheca un’altra sofferta ma meritata salvezza. Rimanevano ora solo due giornate da giocare, finalmente senza l’assillo di dover fare punti a ogni costo. Per la cronaca, due settimane dopo, esattamente il 20 maggio 1973, il “Bentegodi” si sarebbe trasformato nella famosa “Fatal Verona“…

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