In uno dei cartoni animati più belli della storia, “Le dodici fatiche di Asterix” (1976), liberamente ispirato al mito delle celebri fatiche di Ercole, il piccolo eroe gallico a un certo punto del film deve affrontare la famigerata burocrazia romana. Fra le sfide che gli vengono proposte, infatti, c’è anche quella di ottenere il lasciapassare A-38 all’interno di un grande edificio burocratico chiamato significativamente “La casa che rende folli”. Il compito, apparentemente facile, si rivela fin dalle prime battute pressoché impossibile a causa del poco sensibile personale che attende i clienti ai vari sportelli e che indirizza il malcapitato di turno da un ufficio all’altro, da un piano all’altro, da un dirigente a un altro, da un ufficiale a un altro. Asterix, accompagnato dal fido Obelix, si trova così a salire e scendere le scale, bussare di porta in porta in una sequela interminabile di domande che non trovano, purtroppo per lui, mai risposta. E si sarebbe andati avanti così, all’infinito, se alla fine Asterix – colto da un’illuminazione – non decidesse di utilizzare le stesse armi utilizzate dai burocrati, parlando volutamente di un fantomatico lasciapassare A-39. Il che ha l’effetto di mettere in subbuglio tutto il personale dell’edificio, che in preda alla confusione più totale, quasi inconsapevolmente, alla fine per errore concede all’eroe l’agognato A-38.

Una scena del film “Le dodici fatiche di Asterix”

Perché siamo partiti da questa storia? Perché in questi giorni stiamo cercando, purtroppo invano, di ottenere una banale informazione da chi dovrebbe tutelare la nostra salute e che riguarda i vaccini contro il Covid-19. Proprio nel giorno in cui il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia annuncia che prestissimo (pare già dalla prossima settimana) gli under-50 potranno cominciare a prenotarsi per la propria dose di vaccino, c’è una parte di popolazione che sta ancora vivendo nell’incertezza. Ci riferiamo in particolare alla “Categoria 4”, che – secondo quelle che sono le “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19” emanate dal Ministero della Salute – dovrebbe avere una priorità rispetto alla popolazione in generale. Si tratta di una categoria di persone che, secondo il dettato della nota del Ministero, sono affette da patologie o situazioni di compromissione immunologica che potrebbe aumentare il rischio di sviluppare forme severe di Covid-19, seppure senza quella connotazione di gravità riportata per le persone fragili. In gran parte le tipologie di patologie prese in considerazione sono le medesime assunte per le persone estremamente vulnerabili, ma il livello di gravità viene considerato inferiore.

L’Assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin – foto dal sito www.manuelanzarin.it

Ebbene questa categoria pare sia stata letteralmente dimenticata dalla Regione Veneto. Nessuno, dalla ULSS9 Scaligera all’Assessorato regionale, dei responsabili del piano vaccinale risponde a un semplice quesito ripetuto da parte nostra in svariate telefonate ed email inviate nelle ultime settimane. Non sono bastate, in particolare, tre email inviate all’indirizzo Emergenza Covid, due all’Assessore alla Sanità e Servizi Sociali della Regione Manuela Lanzarin, due all’ULSS9 (che hanno risposto rinviandoci al sito della Regione sul quale, però, non si parla di alcuna priorità riservata alla Categoria 4) e, dulcis in fundo, un’email alla segreteria dello stesso Presidente Zaia, che ha rimpallato la questione rinviandola all’Assessora Lanzarin. La quale, comunque, non ha ancora risposto. Anche al numero verde della Regione non sanno rispondere al quesito e in generale si rimanda al medico di base che, a sua volta, ci rinvia nuovamente alla ULSS9, che – come già detto – a sua volta ci invita a consultare il sito della Regione e così via… in loop, per giorni e giorni di tentativi che non hanno incredibilmente ancora trovato uno straccio di risposta. Eppure la domanda non ci appare complicata: è prevista o no una priorità per le persone under 60 con comorbidità indicate nella tabella 3 del documento sopra citato?

In mancanza di risposte, dopo svariati tentativi, abbiamo deciso di lanciare un appello da queste colonne, chiedendo apertamente alla Regione se è contemplata una attenzione particolare, come appunto raccomandato dal Ministero della Salute, per queste persone che seppur “giovani” hanno un aumentato rischio di contrarre forme severe di Covid-19, rispetto alla “popolazione generale”.  Perché se è vero, come annunciato da Zaia, che a partire dai prossimi giorni si prospetta l’apertura delle prenotazioni a tutte le persone under 50 senza alcun tipo di priorità – e quindi con un prevedibile assalto alle prenotazioni – ci troviamo fronte a un’evidente mancanza di rispetto del sacrosanto diritto di precedenza di chi convive con patologie croniche. Un diritto che naturalmente è già stato riconosciuto da altre Regioni come Emilia Romagna, Lazio, Lombardia. Ma in Veneto no, chissà perché. O quantomeno è una priorità che nessuno conosce e che non sembra essere stata “certificata” ufficialmente da nessuna parte.

A questo punto la domanda, come si suol dire, sorge spontanea: cosa si deve fare per ottenere uno straccio di risposta da parte di chi ha il dovere di dare questo tipo di informazioni? Incatenarsi a Palazzo Balbi e inscenare un clamoroso sciopero della fame? O seguire il suggerimento di Asterix e tempestare chi di dovere di domande su una fantomatica Categoria 9 (nelle “Raccomandazioni” su citate si arriva fino alla 5, ndr) in modo da generare confusione e perplessità e riuscire finalmente ad ottenere, chissà, quanto dovuto?

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