Dopo un girone di andata decisamente schioppettante, concluso con l’invidiabile bottino di 30 punti, in quello di ritorno il cammino della squadra di Juric ha subito una netta frenata. Quando mancano solo quattro partite al termine del campionato, infatti, sono solo 12 i punti incamerati dalla compagine gialloblù. Il raggiungimento anticipato della salvezza, virtualmente in tasca al giro di boa e messo al sicuro qualche settimana fa dopo la vittoria di Cagliari, può aver inevitabilmente influito sulle motivazioni di chi va in campo, tuttavia nessuno aveva messo in preventivo un rallentamento in queste proporzioni.

Il tecnico gialloblù Ivan Juric

In queste ultime settimane nell’ambiente gialloblù si sono create – e c’era da immaginarselo – due diverse scuole di pensiero. Da una parte il tifoso classico, quello che non si accontenta mai e che avrebbe voluto vedere la propria squadra lottare per una qualificazione europea. Magari, con i dovuti distinguo, ripensando alla gloriosa epopea di Bagnoli quando i gialloblù misero insieme tre partecipazioni europee, arrivando fino ai quarti di finale di Coppa Uefa. Dalla parte opposta, invece, ci sono tutti coloro che, pur dispiacendosi per il rendimento in netto calo, mettono al primo posto la permanenza in serie A, la seconda di fila ottenuta con Juric in panchina. Di questi tempi, visto quello che succede anche da altre parti (Torino e Cagliari tanto per citare due casi) dove gli ingenti investimenti iniziali non hanno dato gli esiti sperati, ce n’è per essere soddisfatti a sufficienza. Nelle retrovie, però, ci sono anche le cosiddette voci “fuori dal coro”, ovvero quelle di coloro che sarebbero pronti a barattare tutto questo con una salvezza conquistata – soffrendo – all’ultimo minuto dell’ultima giornata, piuttosto di assistere a prestazioni deludenti o comunque nettamente inferiori agli standard di qualche mese prima. Motivazioni tutte valide, quindi. Dipende, come sempre, dai punti di vista e da quali sono le effettive priorità di ciascuno.

In questo caso, però, la domanda è quasi scontata: vale la pena, per qualche emozione in più, correre il rischio di retrocedere? Oppure sempre meglio portare a casa prima di tutto il risultato prefissato a inizio stagione? Magari senza particolari patemi? Difficile prendere una posizione netta. Entrambe le vedute, se vogliamo, hanno i propri validi principi a supporto. L’equazione perfetta in grado di accontentare tutti, inutile girarci attorno, non esiste. Assumendo, tuttavia, una posizione magari un pelino più pragmatica, senza voler con questo trascurare l’aspirazione del tifoso nei confronti dei risultati della propria squadra del cuore, dalla quale si aspetta – giustamente – sempre il massimo in ogni partita, crediamo che il mantenimento della categoria, possa essere il classico gioco che vale la candela. Una retrocessione, se non accompagnata da un’immediata risalita, come per fortuna è successo nelle ultime due occasioni, potrebbe avere effetti devastanti su bilanci e programma futuri. Chiedere da altre parti per avere le conferme. Il bicchiere, quindi, crediamo possa rimanere mezzo pieno.

Foto: hellasverona.it

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