Oggi 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 come parte integrante delle Direttive Agenda 21,  adottate nello stesso anno dalla Conferenza di Rio sullo Sviluppo Sostenibile.

Lo scopo è richiamare l’attenzione di tutti noi sull’importanza di questo bene naturale per la vita e richiamare alla necessità che il suo utilizzo avvenga in modo responsabile e sostenibile.

La sicurezza degli approvvigionamenti idrici è una crescente preoccupazione globale. Gli impatti negativi della scarsità d’acqua, delle inondazioni e dell’inquinamento hanno fatto inserire i rischi correlati all’acqua tra le prime 5 minacce globali negli annuali Rapporti del World Economic Forum.

Per noi che viviamo in una delle zone più ricche del mondo, queste celebrazioni universali corrono il rischio di diventare solo un momento di distaccata solidarietà con Paesi lontani, da sempre descritti poveri di risorse, colpiti da siccità e desertificazione.   Con lo slogan “la grande sete della terra”  talvolta dimentichiamo che la disponibilità di acqua può essere, o può diventare, un problema anche per noi. Nel soddisfare i bisogni idrici degli abitanti di Verona e provincia, ad esempio,  più di un terzo (37%) dell’acqua estratta dal sottosuolo viene persa  nel tragitto verso gli utilizzatori, circa 40 milioni di metri cubi di acqua all’anno dei 105 milioni che Acque Veronesi emunge dal sottosuolo.  Uno spreco  enorme di acqua potabile che è derubricato con il termine ” perdite di rete”. Inoltre, dal bilancio di sostenibilità 2018 di Acque Veronesi, si apprende che da qualche anno la disponibilità di acqua già potabile è in diminuzione ed  è aumentata la necessità di potabilizzare. Sebbene l’acqua stia ora scorrendo abbondante  e di buona qualità dai nostri rubinetti, il sistema idrico integrato veronese si dimostra vulnerabile di fronte al progressivo inaridimento del territorio provocato dai cambiamenti climatici.

Stiamo poi lentamente metabolizzando il disastro provocato dall’inquinamento da Pfas delle falde acquifere delle province di Vicenza, Padova e parte di Verona, provocato pochi anni fa dagli scarichi industriali della ditta Miteni di Trissino (VI), ma un nuovo caso si affaccia alla cronaca.

È notizia di questi giorni:  una ricerca dell’Università di Padova, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica di studi ambientali  “Environment International, dimostra che la sostanza C604, usata in sostituzione dei Pfas, sta alterando processi biologici di organismi marini sentinella della laguna veneta che entrano nel ciclo alimentare umano, come la vongola verace.

Il lavoro era partito dalla segnalazione dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente del Veneto, ARPAV, che aveva rilevato alti livelli di C6O4 in acque sotterranee e nel Fiume Po. Sfortunatamente sul nuovo prodotto non esiste ancora sufficiente documentazione scientifica né letteratura ambientale a comprendere i suoi effetti sull’uomo e sull’ambiente e l’apprensione è alta.

Infine, a conclusione del Festival della Scienza di Verona che ha chiuso i battenti ieri e per dare un segno di speranza e fiducia nella Giornata Mondiale dell’Acqua, possiamo accennare a un’ esperienza positiva presentata durante la manifestazione dal dottor  Andrea Morsolin, agronomo responsabile del progetto LIFE GREEN4BLUE per la tutela delle acque del Consorzio della Bonifica Renana (Emilia Romagna).

Per chi vive in città è quasi impensabile rendersi conto che la maggior parte dell’acqua viene utilizzata in agricoltura e che la qualità dei prodotti che mangiamo sia strettamente legata a un ecosistema naturale di cui l’acqua è un ingrediente fondamentale. Per le coltivazioni disporre di un’acqua abbondante, pulita, biologicamente attiva, uniformemente distribuita  nel territorio è una necessità imprescindibile per attivare una produzione agricola sostenibile.

Il Consorzio della Bonifica Renana gestisce circa 1100 Km di canali per la distribuzione dell’acqua in un territorio agricolo di circa 3500 Km quadrati, nei dintorni di Bologna. Nel 2019, in partnership con l’Università di Bologna e Legambiente Emilia Romagna, ha vinto un bando europeo di 1.3 milioni di euro per un progetto inserito nel Programma LIFE – Natura e Biodiversità dell’Unione Europea

Il progetto che gli emiliani hanno denominato LIFE- Green4Blue si pone l’obiettivo di migliorare l’equilibrio idrico dei canali di irrigazione con il loro assetto vegetazionale, controllare la purezza delle acque provenienti dal fiume Reno, supportare la biodiversità locale e agire sulle specie floro-faunistiche aliene invasive  per una agricoltura finalmente rispettosa dell’ecosistema in cui opera.

Con la celebrazione della giornata mondiale dell’acqua l’ONU non solo ci invita a riflettere sulla situazione globale di un bene prezioso per la nostra sopravvivenza, ma anche a impegnarci affinché i nostri comportamenti personali e collettivi tendano a conservare un’acqua sana per le future generazioni.

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