Un vecchio adagio dice che una rondine non fa primavera, ma tre sì. Mutuando il detto, si può dire al contrario che – nel nostro caso – speriamo davvero che tre sconfitte non facciano una “crisi”, anche se come minimo possiamo affermare che il Chievo di Aglietti sia incappato in un momento di appannamento. Dopo tredici risultati utili consecutivi, che avevano permesso alla compagine gialloblù di issarsi fino alla seconda posizione, sia pur in coabitazione con il Monza, i tre 0-1 in fila maturati contro Brescia, lo stesso Monza e Cosenza interrompono, infatti, la marcia-promozione di Semper e soci. Nulla di troppo grave, a dire il vero, con ancora tante partite da disputare – ben dodici – di regular season, prima dei potenziali play off. Tanti punti ancora da ottenere, dunque, e la possibilità senz’altro di risalire in classifica, che comunque al momento vede il Chievo al settimo posto, davanti alla Spal. Eppoi, chissà quante altre squadre di medio-alta classifica vivranno nelle prossime settimane lo stesso saliscendi che sta vivendo in questo periodo la formazione clivense. In un campionato mai così competitivo ed equilibrato, non è difficile incappare in periodi negativi. Basta far tesoro degli errori fatti e riprendere al più presto a far punti. A partire già dalla prossima gara con il Pordenone, in programma nel turno infrasettimanale martedì sera alle 19 al Bentegodi.

Amato Ciciretti (BPE – Maurilio Boltrini)

Però… c’è un però. Ovviamente, dopo una rincorsa iniziata ai primi di dicembre e proseguita per oltre due mesi, ci sta che la squadra abbia una flessione mentale e atletica. Non sarebbe nemmeno possibile ottenere il massimo della forma per tutto il roster nell’arco dell’intero campionato, e se vogliamo è in realtà da inizio ottobre che il Chievo “corre” e corre alla grande. Infatti, le precedenti due sconfitte prima di questo “trittico” (arrivate fra fine novembre e inizio dicembre) erano maturate in maniera piuttosto rocambolesca contro Frosinone e Lecce, e in entrambe le occasioni il Chievo non meritava assolutamente di perdere. Cosa che onestamente non meritava nemmeno in queste tre sconfitte, anche se – va detto – il Chievo ha perso nelle ultime gare quella brillantezza che in precedenza aveva caratterizzato alcune belle vittorie, in particolare quelle contro Cremonese a inizio anno e poi più di recente contro Cittadella e Pescara. Già contro la Reggiana, neopromossa che lotta per non retrocedere, il Chievo aveva riscontrato non poche difficoltà a portarsi a casa i tre punti, arrivati solo grazie a una “zampata” di Obi nei minuti di recupero. E le sfide contro Brescia e Monza, caratterizzate peraltro da rigori non fischiati e gol ingiustamente annullati agli uomini di Aglietti, in parte avevano confermato la difficoltà del Chievo, soprattutto nel secondo tempo, di portare con continuità pericoli alla porta avversaria. Ma in quel caso c’era stata la giustificazione degli errori arbitrali a spostare l’attenzione nell’analisi delle sconfitte. Contro il Cosenza, dopo aver purtroppo subito il gol nei minuti iniziali, il Chievo si è gettato immediatamente all’attacco per cercare di portarsi subito in pareggio, ma le sei o sette clamorose occasioni da gol maturate già nella prima frazione di gioco non hanno portato al meritato 1-1. Che per quanto prodotto sarebbe stato forse anche stretto. Ed è qui la prima pecca del Chievo: non è possibile – e lo andiamo ribadendo da tanto tempo – schiacciare sempre gli avversari nella propria metà campo, arrivare in area così tante volte e non riuscire a tramutare in rete almeno una parte delle azioni da gol create. Perché se da una parte la prestazione non è sicuramente mancata, dall’altra in terra calabra non si è visto ancora una volta quel “guizzo” necessario per riuscire a fare quello che nel calcio risulta necessario per vincere le partite: il gol. Ci hanno provato a ripetizione Canotto e Fabbro, Ciciretti e De Luca, nella ripresa Margiotta e Garritano, ma niente. Imprecisione, poca freddezza sotto porta e anche bravura del portiere avversario, non hanno permesso agli “avanti” di Aglietti di segnare quella rete che avrebbe consentito di andare al riposo un po’ più sereni.

Luca Garritano e Michael Fabbro (BPE – Maurilio Boltrini)

Il secondo punto di attenzione è la prestazione della ripresa. Esattamente come contro Brescia e Monza il Chievo alla lunga è calato moltissimo. La girandola di sostituzioni non è riuscita a portare idee ed energie fresche tali da permettere un cambio di passo, ma anche semplicemente di mantenere il ritmo, peraltro già buono, della prima frazione di gioco. E con il passare dei minuti e gli avversari in undici uomini dietro la linea della palla e sempre più protesi a difendere il golletto iniziale (come peraltro era successo anche al Rigamonti di Brescia, nella serata di san Valentino) il Chievo fatica a trovare il bandolo della matassa. E urge capire come intervenire per evitare che la storia si ripeta anche nelle prossime gare. Altrimenti sarà dura invertire la rotta.

Il Pordenone che scende a Verona domani non è più quella squadra sbarazzina che la scorsa stagione – da neopromossa – aveva sorpreso un po’ tutti arrivando fino alla semifinale play off, ma rimane comunque un avversario ostico. All’andata aveva acciuffato in extremis (con un gol nei minuti di recupero) il pareggio contro un Chievo che era andato in vantaggio con l’unico gol, fino a ora, siglato da Michael Fabbro. Il Ceo, conscio delle difficoltà del momento, contro la formazione allenata da Attilio Tesser forse non attaccherà a testa bassa a partire dalla prima frazione di gioco, come fatto nelle ultime partite, ma terrà un atteggiamento più accorto, cercando soprattutto di non prendere gol. Anche perché la priorità è interrompere la serie di risultati negativi e in questo anche un pareggio contro i “ramarri” friulani potrebbe tornare utile.

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