Il Verona è a meno quattro dalla quota salvezza e le gare a disposizione sono nove. Sulla carta nulla è cambiato rispetto a qualche settimana fa, quando lo Spezia ha mantenuto i gialloblù a tre punti di distanza pareggiando sul campo del Picco. Eppure in poche partite il morale e la convinzione dell’ambiente Hellas è stato letteralmente sulle montagne russe.

La squadra è sempre la stessa, coi suoi problemi sempre uguali e le sue confusioni sempre nuove, poca fantasia, poca qualità, poca intensità. La partita col Sassuolo ha messo in luce tutti i difetti di questo scalcagnato Hellas. Ottanta minuti di angoscia, anzi di “angossa” – che non è la stessa cosa – cancellati come accade solo nel calcio da un momento di pura estasi. Fino ad allora il copione è stato identico a quello visto contro la Juve allo stadium e contro la Sampdoria nello sciagurato pomeriggio di Marassi.

Il Verona non cambierà. È chiaro. Nessuno, nemmeno Ancelotti Carlo da Reggiolo, potrebbe trasformare i gialloblù in una squadra di qualità. A guardare i limiti tecnici e caratteriali del Verona non c’è ottimismo che tenga, le ultime uscite sono state deludenti a dir poco e gli unici due motivi per cui il Verona è ancora autorizzato a sperare sono la pochezza del campionato italiano e l’assurdo errore di Consigli. Il calendario è quasi proibitivo, con tre big da affrontare e poche occasioni da cogliere.

Una speranza basterà

La prossima è col Napoli, in programma oggi pomeriggio alle 18.00. Una squadra che quest’anno è stata inavvicinabile per tutti dal punto di vista del gioco, almeno fino alla scorsa settimana. I napoletani hanno abbandonato da tempo la scaramanzia e, tra tatuaggi e graffiti, all’ombra del Vesuvio si festeggia. Nel momento del rilassamento sono cadute le tegole: via Osimhen, via Simeone, 4 pappine dal Milan in casa e una sconfitta in Champions da recuperare martedì prossimo. In questo contesto arriva il Verona.

La ragione dice che l’Hellas è miracolato ad essere ancora in corsa, che il Napoli è a più sedici punti sulla seconda e che per “passà a nuttat’” tocca ringraziare la Lazio, che ha fatto il suo dovere ieri sera (vittoria per 3-0) contro la lepre Spezia.

Poi c’è il cuore. E senza scomodare il peggior Pascal da Baci Perugina, chi ha avuto la ventura di entrare in uno stadio sa che una vittoria allo scadere può cambiare una stagione, che una sconfitta sonora può far crollare le certezze e che un manipolo di matti gialloblù si può  sentire sopra l’urlo del Maradona.

Il Verona deve scendere in campo con tutta la cattiveria, l’ignoranza e l’intensità rimasta nel serbatoio, lasciare tutto sul campo e sperare che il Napoli abbia già la testa a martedì

Ad oggi persino il Napoli più rabberciato e distratto è in teoria sufficiente per far uscire l’Hellas dal fu San Paolo con le ossa rotte, ma nel calcio vale tutto, anche l’aruspicina. E i segnali di speranza, anche se flebili, vanno raccolti. Vincere contro il Napoli è praticamente impossibile, impossibile come un gol da centrocampo a tempo scaduto. Di Adolfo Gaich, per giunta. 

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