In questi mesi si fa un gran parlare di Didattica a Distanza, Didattica digitale Integrata e altre novità che definiscono un dato di fatto: i nostri adolescenti, dai 14 ai 18 anni, non vanno a scuola in presenza da mesi. E in generale lo hanno fatto col contagocce per quasi tutto il 2020. Lo stesso Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, afferma che “la DaD non funziona più” anche se non si sa sulla base di quali dati. Così facendo, peraltro, può anche “scaricare” le ragioni della chiusura sulle istituzioni regionali, dimenticando l’anno abbondante di assoluta inerzia da parte del Governo.

L’11 gennaio si è svolto lo sciopero della Dad di professori e studenti, che fa emergere una realtà molto più sfumata nei giudizi e nelle valutazioni, come abbiamo visto di recente sulle colonne di questo giornale. Abbiamo voluto raccogliere – in attesa della diretta in streaming di questa sera a “Succede alle 31” dedicata proprio al mondo della scuola e alle sue attuali difficoltà – alcune testimonianze di studenti di quinta superiore.

“La DaD la definirei triste: se alzo lo sguardo dal mio computer non trovo nessuno di fianco a me. Se i professori sollevano lo sguardo dal loro computer trovano solo dei tristi banchi vuoti. All’inizio il metodo della DaD era sconosciuto e per questo poteva sembrare innovativo e rivoluzionario: col tempo, però, è diventata un’eterna, grigia, brutta monotonia che  ha tolto tutti  i colori e le sfumature della scuola in presenza” – Alessia

“Per me la DaD è fonte di tranquillità e serenità: non ho più avuto attacchi di panico o emicranie costanti. Sono nella mia camera, al caldo, col mio tè bollente tra le mani. Riesco a studiare bene e concentrarmi. Per quanto la presenza sia molto più coinvolgente, io continuerei a distanza finché la pandemia non sarà finita: non sono luoghi sicuri né la scuola né gli autobus. In breve: benessere mentale” – Claudia

“A scuola bisognerebbe tenere le finestre aperte per arieggiare l’aula ma, così facendo, si avverte il disagio di temperature molto rigide. A casa abbiamo i nostri confort come riscaldamento, coperte o stufe che ci permettono di seguire le lezioni al caldo” – Vanessa

“Parlando dal punto di vista di una ragazza sportiva, la DaD ha sicuramente avuto un aspetto positivo: per il periodo di dicembre, infatti, ho seguito le lezioni online il mattino direttamente dalle montagne per poi andare nel primo pomeriggio ad allenarmi sulle piste da sci. Nessuna perdita di tempo negli spostamenti: un sogno per me!” – Ginevra

“Mi sento in colpa, a volte, a pensare di preferire la DaD dall’andare a scuola oggi. Quando sono tornata in presenza è stato psicologicamente molto duro stare seduta immobile sulla sedia senza possibilità di alzarmi e parlare con le mie amiche: ti senti all’improvviso sola malgrado ci sia appena un metro di distanza dalla tua compagna di classe con cui, comunque, non riesci a parlare di niente perché, con la mascherina, in una stanza con altre venti persone, devi quasi urlare per farti capire. Quando faccio la DaD, invece, non soffro per questo perché non penso costantemente a tutto ciò che ho perso” – V.

“Parlando dal punto di vista di una ragazza dislessica, la DaD è molto più faticosa rispetto a fare lezione a scuola in quanto, in caso di bisogno, non posso contare sull’aiuto immediato delle mie compagne. Spesso ora mi trovo appunti a metà o con alcuni dubbi, per poi dover spendere molto tempo per chiedere alle stesse compagne una mano” – Ginevra

“Definisco vero e formativo l’insegnamento che va oltre lo schermo. Quello senza lezioni asincrone, quello dove l’insegnante riesce a coinvolgere la classe. È ormai diventato pesante ascoltare per sei ore una voce metallica, a volte disturbata, per la scarsa connessione” – Alessia

“Alcuni professori (di tutte le scuole) non tengono conto che se anche siamo a casa la quantità di studio è la stessa identica di prima e, nonostante ciò, ci troviamo ad avere anche tre verifiche nello stesso giorno. In una parola: inascoltati” – Claudia

“Trovo molto negativo il fatto di non poter seguire in presenza le lezioni in vista dell’esame di maturità” – GN

“Chiunque debba andare a scuola con un mezzo pubblico è già a rischio. Bisogna pensare alla salute di tutti: non solo degli alunni ma anche dei loro famigliari e bisogna pensare anche alla loro tutela. Però, se si aumentasse il numero di mezzi di trasporto, i costi per la Regione sarebbero troppo elevati da sostenere. Inoltre, non è prevedibile l’affluenza in un mezzo pubblico giorno per giorno” – Vanessa

“La DaD, ma più in generale il Covid, ti rubano quei preziosi momenti che vivi solo a quest’età. Tendo a idealizzare molto la mia vita prima della pandemia, soprattutto la routine scolastica. So che anche prima c’erano problemi ovviamente, solo che non riesco a non pensare al fatto che non potrò mai più stare in classe come prima. Sono in quinta, mancano ancora tanti mesi alla fine della scuola, ma sono molti di più quelli che mi aspettano per poter essere finalmente vaccinata. Non potrò mai più entrare in classe normalmente. Avrei davvero voluto che qualcuno mi avesse detto, a febbraio 2020, che sarebbe finita e di godermi ogni singolo piccolo e insignificante momento” –  V.