Quasi cento giorni sono passati dall’ultima volta che i cittadini britannici si sono potuti godere una notte tra pub e locali, seduti al tavolo, dimenticando per un momento la pandemia e le limitazioni imposte. Finalmente il lockdown è stato alleggerito ed è stato concesso a pub e bar di riaprire.

I giornalisti della BBC hanno raccolto le voci di Soho, noto quartiere della movida londinese, e descrivono un entusiasmo di una liberazione, c’è chi addirittura scomoda l’atmosfera del VE Day, il giorno della fine della seconda guerra mondiale. Insomma, un gran respiro di sollievo, con i residenti del quartiere che parlano di un clima effervescente e una voglia di divertirsi che ricorda l’epoca d’oro della Soho anni ’90.

I proprietari dei locali tornano a sorridere, almeno in parte, dato che dopo oltre tre mesi possono finalmente tornare ad aprire, sebbene per molti si tratta solamente dell’opportunità di ridurre le perdite, dato che le limitazioni al numero dei clienti sono ancora imposte e che i locali un tempo più affollati oggi possono servire al chiuso solo il 10% dei clienti dell’anno scorso. 

L’ondata di gelo che ha investito la Gran Bretagna, con temperature spesso sotto zero, non ha scoraggiato giovani e meno giovani che hanno riempito le strade della vita notturna da Londra a Newcastle. La polizia denuncia alcuni episodi di crowding, assembramento, ma non ci sono stati particolari interventi o disordini.

Alcuni cittadini intervistati hanno parlato di un iniziale disagio e nervosismo nel trovarsi di fronte a strade affollate e dehors pieni di tavolini, ma tutto sarebbe tornato alla normalità una volta seduti al tavolo con una pinta in mano circondati da gente come da tempo non si faceva.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha invitato i cittadini a non abbassare la guardia e a “comportarsi responsabilmente” anche con l’alleggerimento delle misure anti contagio, mentre la comunità scientifica britannica ricorda che il ridotto numero di contagi odierno non dipende solamente dalle vaccinazioni, ma anche al distanziamento sociale. 

Un confronto impietoso

La domanda sorge spontanea: e noi? Al momento il confronto dei numeri è impietoso e fa pensare che la riapertura della vita notturna in Italia sia ancora un miraggio.

Nell’ultima settimana la media dei nuovi casi in Italia è di oltre 14 mila positivi giornalieri contro gli appena 2 mila del Regno Unito, il 12 aprile in Italia abbiamo avuto 358 decessi contro i 13 oltre manica, il Regno Unito ad oggi ha distribuito quasi 40 milioni di dosi di vaccino contro i 13 milioni di dosi nel nostro Paese.

Guardando questi dati verrebbe da pensare (a ragione) che i risultati del vaccino siano a dir poco strabilianti, eppure l’NHS, il servizio sanitario nazionale britannico, continua a mettere l’accento sui meriti del lockdown. 

Il metodo inglese: incontri all’aperto e niente coprifuoco

Il metodo inglese si è basato sulla restrizione dei luoghi chiusi. Fino al 12 aprile, infatti, non era consentito visitare o invitare a casa amici e parenti, a meno che non fossero inclusi nella propria “bolla di supporto”, studiata per consentire, ad esempio, l’assistenza agli anziani. 

Era invece possibile incontrarsi all’aperto in gruppi di massimo sei individui, se parte di diversi nuclei familiari, o senza limitazioni di numero se parte di solo due nuclei familiari. 

Facendo un paragone con le misure di contenimento italiane, salta all’occhio immediatamente l’assenza delle due imposizioni più fastidiose e, evidentemente, meno utili che noi dobbiamo rispettare: l’uso della mascherina all’aperto e il coprifuoco.

Nel Regno Unito, infatti, l’uso della mascherina è richiesto solamente negli spazi pubblici chiusi, sui trasporti pubblici, al lavoro e, comunque, quasi mai all’aperto se non in situazioni eccezionali. Eppure, malgrado quella che secondo i commentatori e titolisti nostrani sarebbe un’irresponsabilità da punire severamente ( …guardali là i giovani! Tutti senza mascherina! ), i numeri sembrano dar ragione alle misure britanniche, peraltro supportate da studi scientifici che dimostrano come i casi di contagio all’aperto siano statisticamente irrilevanti. 

Per quanto riguarda il coprifuoco sarebbe probabilmente necessario scomodare analisi sociologiche sull’amore del popolo britannico per la libertà, ma limitiamoci a segnalare che, ovviamente, tale misura liberticida non fa e non ha mai fatto assolutamente parte della ricetta inglese contro il Covid-19, e che, quando si racconta su zoom ai nostri amici britannici di come non ci sia consentito uscire dopo le 10.00 a causa della pandemia, la reazione sia nella migliore delle ipotesi una risata incredula. 

Trovare il lato positivo è difficile, ma necessario. Senza cadere nella retorica insopportabile dell’andrà tutto bene, vedere la reazione di entusiasmo della cittadinanza per la possibilità di uscire la sera, e persino un ritorno di Soho agli splendori degli anni ’90, fa ben sperare per un futuro della vita notturna anche nella nostra città, sonnolenta e limitante già ben prima della pandemia. Chissà che la voglia di uscire e divertirsi, compressa così a lungo, non esploda demolendo quelle barriere che, a Verona, non ha portato certamente il covid.

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