A Natale tutti più buoni? Forse, più semplice è inserire qualche libro nella rosa dei regali e sperare che i benefici della lettura si riverberino sulle persone.

Tra classici di Rodari e premi Campiello

Una persona buona è stata senz’altro Gianni Rodari, quest’anno ricordato per il centenario dalla nascita. La sua vita di scrittore e giornalista è stata illuminata da intuizioni geniali, quali l’uso della fantasia, ma il limite della critica è stato di confinarlo nell’area della letteratura per l’infanzia. Premesso che quest’ultima si sia ormai riscattata dall’infelice pensiero di Benedetto Croce, secondo cui era solo la “musa bonaria” della pedagogia, e si riveli sempre più foriera di ispirazione per tutti, le opere di Rodari meritatamente possono essere lette anche dagli adulti, anzi, proprio con loro egli cercava un dialogo di notevole spessore etico.

I suoi famosi Favole al telefono e Novelle fatte a macchina prendono spunto da svariati temi dell’attualità, della cronaca e della tradizione favolistica riscritta con garbata irriverenza. Sono datati? Indubbiamente, ma sanno ancora parlare con efficacia a tutti. Se poi si pensa di omaggiare un/a docente, si può cercare il prezioso Grammatica della fantasia in cui Rodari esprime in pieno la sua mission: «Tutti gli usi della parola a tutti».

Di Gianni Rodari, Favole al telefono, Novelle fatte a macchina,
Grammatica della fantasia, tutti editi nella collana Einaudi Ragazzi.

Borgo Sud, di Donatella Di Pietrantonio, è il sequel di L’Arminuta che vinse Il Premio Campiello nel 2017. L’Arminuta, che significa “la ritornata” nel dialetto abruzzese, è una bambina affidata in modo informale a una coppia senza figli, poi restituita, senza darle alcuna spiegazione, alla  famiglia d’origine che versa in ristrettezze economiche. In mezzo, tutta la sofferenza che si può immaginare, eppure la bambina riesce a trovare una via di fuga attraverso l’istruzione e sviluppa un rapporto saldo e di mutuo aiuto con la sorellina Adriana.

Borgo Sud riprende le due personagge e le presenta nella loro vita adulta, inevitabilmente condizionata dalle vicende infantili. Molti sono i colpi di scena e l’intreccio inchioda alla lettura dalla prima all’ultima parola, fino all’ultima pagina, sempre nel desiderio che qualcosa vada nel verso positivo o che non succeda l’irreparabile. Sembra però in questo libro che la trama prevalga sullo spessore delle emozioni e sull’analisi del contesto sociale, che invece erano meglio evidenziati nel romanzo precedente.

Da sinistra, di Donatella Di Pietrantonio L’Arminuta, 2017, Einaudi, e Borgo Sud, 2020, entrambi per Einaudi

Gialli made in Italy

Se si ama il genere giallo, nell’accezione più ampia del termine, l’autore padovano Massimo Carlotto non si può ignorare e la serie TV L’Alligatore, ispirata ai suoi libri, fa appunto riscoprire i romanzi pubblicati a partire dal 1995. Confrontando la serie televisiva e i libri, i personaggi risultano diversi, persino stravolti, ma si ritrovano intatte le atmosfere nebbiose della laguna veneta e i dialoghi molto realistici.

Le storie, in cui è protagonista è l’Alligatore, alias Marco Buratti, sono accattivanti, richiamano l’attualità e i mali del Paese. Il protagonista, in libertà dopo aver scontato una condanna ingiusta, si fa paladino delle cause perse con l’aiuto di un amico ben introdotto nell’ambiente  malavitoso e con i mezzi per fronteggiarlo. I due si muovono sul crinale sottile tra bene e male, animando vicende non scontate né prevedibili e il finale non risulta mai indolore, non riporta a un mondo perfetto. Il carcere, la droga, la criminalità organizzata e le forze dell’ordine, magari conniventi, sono raccontate da insider, infatti Carlotto divenne scrittore dopo una sofferta vicenda giudiziaria per cui fu condannato di un omicidio non commesso nel 1976. Fuggì all’estero, poi venne arrestato e incarcerato e ricevette infine la grazia nel 1993, ma solo nel 2004 ottenne la completa riabilitazione e poté riacquistare i diritti civili e politici.

Di Massimo Carlotto, La verità dell’alligatore, Il corriere colombiano e Il maestro di nodi, usciti per Edizioni e/o, qui in versione tascabile

Dagli enigmi della fisica alla scrittura durante il lockdown

Helgoland, di Carlo Rovelli, scatena dubbi sulle nostre piccole e grandi certezze, ma il libro viene incluso in questa rosa natalizia perché, a suo modo, schiude una visione affascinante sulla realtà e sui rapporti.

Helgoland, Carlo Rovelli,
Adelphi 2020

L’isoletta del mare del Nord è il luogo in cui Werner Heisenberg nel 1925 intuì, abbastanza casualmente, la teoria dei quanti, un’impostazione scientifica fondamentale tra quelle che hanno determinato gli appuntamenti cruciali nell’evoluzione della conoscenza, come avvenne a suo tempo e altrove per la teoria di Copernico, poi per Newton con l’episodio della caduta della mela o, ancora, per Darwin con il viaggio alle Galapagos.

Cosa siano “i quanti” non è (ancora) del tutto chiaro, ma Rovelli usa questa teoria per imbastire un rapporto con la filosofia orientale e delineare un nuovo approccio alla vita e alla lettura dei fenomeni. Dall’infinitamente piccolo, i quanti, l’autore arriva all’universo e all’universale, lasciando l’impressione che ciò che chiamiamo “realtà” sia solo il risultato di relazioni in cui l’osservatore modifica ciò che osserva, e che le teorie siano la misura della probabilità secondo cui gli eventi accadono.

Per un Natale senza domande inquietanti, è perfetto l’ultimo romanzo di Stefania Bertola, Via delle Magnolie 11. Scritto durante il lockdown e già pubblicato, a puntate, sul profilo facebook dell’autrice, ha incontrato un grande favore di pubblico, come tutti i suoi libri.

Via delle Magnolie 11, Stefania
Bertola, Einaudi 2020

Bertola prende alla lettera l’assunto di scrivere di quello che si sa ed essendo torinese, ambienta tutte le sue storie a Torino. Con questo comincia la saga dei Boscolo, famiglia di origine veneta ma con propaggini parentali in tutta la penisola,  brave persone che non disdegnano piccole truffe e sotterfugi vari. Avventure esilaranti e incroci sentimentali hanno fatto di questa autrice un’esponente della chick lit, ma il suo non piccolo merito è di rendere con arguzia la vena di sottile follia che pervade i luoghi di lavoro, l’ambiente familiare e le occasioni di scambio sociale. È un libro divertente e non pare una brutta idea, di questi tempi.