La seconda ondata della pandemia da Covid-19 ripresenta non pochi aspetti già visti tra marzo ed aprile. Si è di nuovo assistito a un’accesa dialettica tra governo centrale e governi regionali, in special modo tra alcuni dei Ministerpräsidenten, ovvero capi di governo a livello di Land, e la cancelliera Angela Merkel su modi e rigore delle misure restrittive da adottare.

(Già a maggio le tensioni tra Berlino e governi territoriali avevano portato alla ridefinizione delle regole per le attività economiche, come si legge in questo articolo, ndr)

Una settimana fa, a fronte di una rapida risalita dei contagi, è prevalsa la linea del governo nazionale e quindi l’adozione di uno lockdown light, come è stato chiamato. La differenza sostanziale rispetto alle misure prese a marzo scorso è che negozi e scuole rimangono aperti.

Nel giro di un mese, da fine settembre a fine ottobre, il numero dei nuovi contagiati giornalieri si è quintuplicato, fino a superare il 6 novembre per la prima volta la soglia dei 20.000 nuovi casi. Numero inferiore alla metà dei nuovi casi registrati in Francia (44.000), che ha 15 milioni di abitanti in meno, ma record per la Germania. Oltretutto durante la prima ondata il numero massimo di nuovi contagi nelle 24 ore toccò i 6.300 (il 28 marzo), quindi meno di un terzo del livello appena raggiunto. Stavolta il contagio si distribuisce uniformemente su tutto il territorio tedesco, a parte alcune zone scarsamente popolate del nord-est del Paese, mentre la mortalità è più bassa, corrispondentemente alla diminuzione dell’età media dei contagiati – la stragrande maggioranza è nei due gruppi di età dai 15 ai 34 e dai 35 ai 54 anni.

Sul fronte del tracciamento dei contagi la situazione non è positiva: la rapidità estrema con cui il virus si sta diffondendo e il personale insufficiente hanno messo in forte difficoltà l’identificazione dei cluster. A questo si aggiunga che la Corona-Warn-App, l’applicazione che avrebbe gli stessi scopi dell’italiana Immuni, è stata scaricata da un numero insufficiente di persone.

L’impressionante impennata della curva dei contagi è stato l’argomento con cui Angela Merkel è riuscita a far accettare il nuovo lockdown anche ai politici meno convinti. L’argomento è quello già noto: bisogna evitare il collasso del sistema sanitario, che si verificherebbe nel caso che il virus continuasse ad espandersi in modo esponenziale come sta facendo. Inoltre, così ha dichiarato la cancelliera, agendo adesso ed in modo energico c’è la speranza di “salvare” il Natale 2020.

Il governo tedesco quest’anno ha annullato i tradizionali
mercatini di Natale, foto di Gerhard G. da Pixabay

In effetti per i tedeschi Natale è quasi alle porte: c’è infatti la tradizione di celebrare assieme a parenti e amici le quattro domeniche dell’Avvento, l’abitudine di programmare con grande anticipo i festeggiamenti e i relativi spostamenti per ricongiungersi con i familiari, per non parlare poi del tradizionale “esodo” turistico post-natalizio. A tutto ciò sono legati forti interessi economici dei settori commercio, gastronomia, turismo, alimentare e trasporti, che vengono già lesi dall’attuale situazione. Quest’anno, tanto per cominciare, non si terranno i famosi mercatini di Natale, alcuni dei quali sono anche notevoli attrazioni turistiche.

Ma le nuove misure penalizzano soprattutto i settori cultura, turismo e ristorazione, già provatissimi dalla prima ondata, proprio mentre stavano riuscendo a rialzare la testa. Se la maggior parte dei tedeschi sta accettando le nuove misure restrittive, c’è una parte crescente di cittadini, anchetra i ceti medi, che stavolta lo fa ben più a malincuore e con più riserve che a marzo. Lo si nota, per esempio, leggendo o prestando un orecchio alle critiche, anche pesanti, che vengono formulate da molti media autorevoli nei confronti del governo.

Al governo Merkel viene prima di tutto rimproverato l’uso o meglio l’abuso di decreti con il conseguente scavalcamento del Parlamento. Scendendo poi nel merito delle misure, la critica principale rivolta al governo federale è di non differenziare a sufficienza tra i vari settori economici, zone geografiche ovvero realtà locali, penalizzando indiscriminatamente tutti gli albergatori, gli esercenti di ristoranti e bar, molti dei quali dalla riapertura estiva si sono dati da fare per implementare efficaci misure igienico-sanitarie.

Un discorso simile viene fatto per cinema, teatri, sale da concerto e musei, che devono rimanerere tutti rigorosamente chiusi, anche se, tecnicamente, sarebbe possibile tenerli aperti, regolando l’afflusso di visitatori e spettatori tramite la vendita dei biglietti d’ingresso.

C’è anche chi lamenta che l’opposizione, ed in particolare i Verdi, non assolva il suo compito, lasciando campo libero alla Alternative für Deutschland – la quale fa opposizione dura (e rumorosa) sempre e comunque.

In realtà il panorama politico è più variegato ed in ogni partito, spesso a livello locale, ci sono singole voci critiche e che propongono stratgie più flessibili rispetto al classico lockdown.

Albergatori e ristoratori si stanno organizzando per far ricorso presso i tribunali amministrativi e far annullare i provvedimenti che impongono loro di chiudere. In questo sono spalleggiati da Wolfgang Kubicki, esponente di spicco dei liberali (FDP), che rappresentano da sempre gli interessi piccoli e medi imprendtori, il quale è stato il primo a mettere in dubbio la legittimità legale della chiusura a tappeto di ristoranti ed alberghi.

Ci sono poi critiche di carattere tecnico e scientifico. La prima riguarda la scuola ed il fatto che negli ultimi sei mesi non si sia fatto nessun passo avanti per digitalizzare l’attività soclastica e rendere possibile lezioni a distanza almeno nelle scuole superiori. Una critica indirizzata ai vari ministri dell’istruzione dei Land, dato che è materia di loro competenza.

Foto © Simone N. Neumann, fonte Bundestag

Infine sia tra i medici che tra virologi ed epidemiologi ci sono non poche voci che contestano la necessità di misure definite “light”, ma che in realtà sarebbero del tutto paragonabili a quelle di marzo e che possono essere solo una specie di freno d’emergenza. In realtà – si sostiene – è necessaria una strategia a medio termine e molto più articolata, per convivere con la pandemia, in attesa che venga sviluppato un vaccino efficace; attesa che può essere ben più lunga di quel che tutti vorremmo.

Fino a due settimane fa i sondaggi vedevano un consenso intatto, quindi ancora elevato, sia per Angela Merkel sia per la necessità di efficaci misure di contenimento della pandemia. Sarà interessante vedere se l’intenso dibattito che si svolge nei media porterà a un calo o a una conferma dei consensi nei confronti del governo federale e della cancelliera.

Intanto anche la politica tedesca viene ostacolata e rallentata dalla seconda ondata della pandemia. A breve doveva tenersi il congresso della CDU che doveva decidere chi sarà il candidato alla cancelleria federale della Union alle prossime elezioni politiche, previste nella seconda metà di settembre del 2021, quindi tra meno di un anno. Si tratta insomma della successione ad Angela Merkel. Mentre la SPD ha già nominato il suo candidato al cancellierato (l’attuale ministro delle finanza Olaf Scholz) il congresso della CDU è stato rinviato alla metà di gennaio. Non è ancora un ritardo drammatico, tuttavia allo stato attuale delle cose nessuno può realisticamente fare previsioni su cosa sarà fattibile a gennaio.