Nelle due settimane scorse i dati riguardanti l’infezione da Sars-CoV-2 in Germania hanno confermato un graduale rallentamento: ad oggi la media nazionale è pari a 198 contagi ogni 100.000 abitanti, ma con forti differenze regionali. Il 5 maggio hanno suscitato molta attenzione i risultati di uno studio dell’università di Bonn, effettuato in uno degli epicentri del contagio, una frazione del comune di Heinsberg, non lontano dal confine con i Paesi Bassi: la ricerca ha infatti testato 900 abitanti e il 15% è risultato positivo. Rapportando questa percentuale a livello nazionale, il numero dei contagiati sarebbe pari a circa un milione 800mila, oltre dieci volte rispetto ai casi accertati, e ciò abbasserebbe il tasso di mortalità per la Germania allo 0,37%. Si tratta di un’ipotesi statistica ma, nella guerra dei numeri in corso, questa cifra porta chiaramente acqua al mulino di chi è favorevole ad una veloce abolizione delle misure più restrittive.

Ma anche indipendentemente da tali dati, nelle ultime due settimane si è registrata una crescita dell’insofferenza verso la politica attuata finora dal governo federale, alimentata sia dalle “grida di dolore” che si levano da tutti i settori dell’economia, sia da chi ritiene eccessive le limitazioni dei diritti individuali. A Stoccarda si è svolta una manifestazione, a cui ha partecipato qualche migliaio di partecipanti, per contestare la politica del governo centrale in nome dei diritti civili. Ma c’è stato anche chi spedito minacce di morte al notissimo virologo della Charité, Christian Drosten.

Il 28 aprile scorso è salito alla ribalta il famoso regista Frank Castorf che, in un’intervista al settimanale “Der Spiegel”, si è platealmente detto «stufo di sentirsi ripetere dalla faccia triste» della Merkel che «deve lavarsi le mani». Se una battuta ad effetto è comprensibile in bocca a un uomo di teatro, settore, oltretutto, tra i più duramente colpiti dalla pandemia, è arduo capacitarsi, per esempio, dell’uscita del sindaco di Friburgo, città nel Baden-Württenberg nei pressi del confine con Svizzera e Francia, il “verde” Boris Palmer, secondo il quale le restrizioni servirebbero solo a salvare gente destinata comunque a morire nel giro di sei mesi o un anno. Invitato a scusarsi per tanto cinismo, Palmer ha rifiutato, affermando di essersi attenuto a verità di fatto. Attorno al sindaco si è rapidamente fatto il vuoto.

Ma si potrebbero fare altri esempi di politici dell’opposizione, come il segretario dei liberali, Christian Lindner, ma anche di esponenti dei partiti di governo, che hanno tentato di cavalcare l’onda montante della protesta, forse dimenticando che i toni esasperati aiutano soprattutto le ali estreme dello spettro politico, in particolare la AfD e l’estrema destra, che non hanno mai smesso di fomentare lo scontento, servendosi, tra l’altro, delle più diverse teorie complottiste. Tuttavia non bisogna neanche sopravvalutare la consistenza di tale onda: diversi sondaggi d’opinione ribadiscono l’esistenza di una solida maggioranza, intorno ai due terzi, che considera efficace e opportuno l’operato del governo. Anche l’autorevole “Politbarometer” di fine aprile conferma che sia il consenso personale della cancelliera, sia le intenzioni di voto per il suo partito, la Cdu, sono molto alti e addirittura in crescita.

In questo panorama che si presta certo a diverse letture, il governo federale, d’accordo con i sedici Bundesländer, ha disposto ieri (6 maggio, ndr) una lunga serie di allentamenti alle restrizioni in vigore. Se l’obbligo di indossare mascherine di protezione in tutti i locali e mezzi di trasporto pubblici resta invariato almeno per tutto maggio, da oggi, 7 maggio, potranno incontrarsi e farsi vista due interi nuclei familiari, cosa che finora era permessa solo a due persone di nuclei familiari diversi. Particolarmente importante è la decisione di consentire la riapertura di tutti i negozi indipendentemente dalla loro superficie di vendita, ovviamente a patto che si attuino tutte le misure atte a garantire l’igiene e mantenere l’opportuna distanza tra i clienti.

Un’altra decisione molto attesa riguarda lo sport e, in particolare, il calcio. Probabilmente dal 16 maggio ripartiranno i due campionati di serie A e B; ma si giocherà a porte chiuse, con ritiri prolungati e test, verosimilmente settimanali, sui calciatori. Per i dettagli e l’implementazione di tali decisioni saranno competenti i diversi Stati federali e tale autonomia decisionale sarà certo sfruttata in pieno, per esempio nei Bundesländer orientali, in cui le cifre del contagio sono già molto esigue. Per esempio nella Sassonia-Anhalt potranno incontrarsi fino a 5 persone anche di diversi nuclei familiari. Altro caso particolare è il Meclemburgo-Pomerania Anteriore: situato nel nord-est della Germania, ha una superficie pari alla Lombardia e una popolazione di poco inferiore a quella del comune di Milano, ma un numero totale di contagiati bassissimo: 711 (salito di sole 8 unità rispetto al 5 maggio) con 19 decessi in tutto. In questo Bundesland, che tra l’altro vanta bellissime spiagge sulla costa del Mar Baltico, entro fine maggio potranno riaprire anche le aziende del settore turistico.

Insomma la vera novità è di metodo. D’ora in poi ogni stato federale potrà gestire la situazione in autonomia e decidere, tra l’altro, la tempistica delle riaperture di scuole, ristoranti e alberghi, il che significa anche una probabile ripresa dell’attività turistica. Siamo evidentemente ancora lontani da un ritorno alla situazione pre-contagio, ma le decisioni di oggi rappresentano un chiaro “rompete le righe” e siglano una svolta rispetto alla politica accentratrice messa finora in atto dal governo Merkel.

©RIPRODUZIONE RISERVATA