«Da parecchi anni avevamo una squadra di raccoglitori che veniva dalla Polonia, ma quest’anno, a causa della pandemia, non sono arrivati – racconta Enrico Cascella Spinosa, titolare dell’azienda vitivinicola Villa Spinosa di Negrar . Così, abbiamo trovato manodopera locale. Sono persone di tutte le età, dal giovane di 20 anni a quello di mezza età. C’è chi lavorava al bar, chi in pizzeria, chi in negozio: non hanno esperienza in agricoltura, ma con un po’ di addestramento possono imparare. Fondamentale è stata l’intermediazione di Agribi, perché anche se viviamo nell’era della comunicazione si fa fatica a trovare ciò che corrisponde alle proprie esigenze.»

Non è l’unica testimonianza tra i produttori delle Igt, Doc e Docg veronesi che riporta uno scenario diverso per la vendemmia 2020 rispetto a quelle degli ultimi anni. «Abbiamo avuto una quarantina di aziende che si sono rivolte a noi per reperire lavoratori – spiega Sabrina Baietta, referente per i servizi al lavoro di Agribi, ente di cui fanno parte Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil -. Finora sono andate in porto una cinquantina di assunzioni. Buoni numeri, considerato che dei 250 colloqui effettuati un quinto è andato a buon fine. Da parte degli imprenditori agricoli vediamo un interesse verso il lavoratore italiano e, soprattutto in Valpolicella, sono state assunte persone residenti in zona. Non solo giovani e pensionati già impiegati in passato nella vendemmia, ma di tutte le età, provenienti dalle sfere del commercio, della ristorazione, del turismo. Molti erano rimasti temporaneamente senza lavoro a causa della pandemia, mentre altri farebbero dell’agricoltura la loro professione, se ci fosse la possibilità di avere un impiego continuativo. E la possibilità ci sarebbe, perché dopo la vendemmia c’è la raccolta dei kiwi che chiude l’anno e poi in gennaio si riparte con la potatura e quindi si continua con tutte le raccolte di frutta e ortaggi.»

Agribi, ente bilaterale per l’agricoltura veronese, sta raccogliendo i frutti della semina fatta con il servizio d’incontro tra domanda e offerta di lavoro, lanciato a fine aprile in collaborazione con Veneto Lavoro.

I numeri confermano che, se la maggioranza dei lavoratori rimasti disoccupati o cassintegrati è tornata all’impiego precedente all’emergenza Covid, una parte è invece ancora in cerca di lavoro. Su 1.200 curriculum raccolti da aprile a maggio, nella banca dati di Agribi ne sono rimasti circa 300. E si tratta di lavoratori che sarebbero disponibili a fare formazione e riqualificarsi per trovare posto in agricoltura.

Giuseppe Bozzini

«Come ente vorremmo offrire le competenze professionali di cui le aziende agricole hanno bisogno – sottolinea Giuseppe Bozzini, vicepresidente di Agribi Verona -. Non ci interessa sostituirci ai centri per l’impiego, ma favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta in agricoltura in maniera trasparente e con il sostegno di un’adeguata formazione professionale ai lavoratori, per rispondere alle richieste di manodopera qualificata di cui gli agricoltori veronesi necessitano. Si possono creare figure professionali utili non solo per lavori a tempo nelle raccolte nella frutta, ma impegnati tutto l’anno nelle varie fasi della campagna e tipologie di prodotti. Stiamo lavorando con Veneto Lavoro per accreditarci, in futuro, come interlocutori diretti per fare formazione specifica dei lavoratori, mirata a tradursi in occupazione stabile e qualificata.»

La vendemmia 2020 a Verona coinvolge circa seimila lavoratori stagionali, in cui accanto ai pensionati si contano giovani studenti o neolaureati.

A livello nazionale l’allarme manodopera era scattato già ad agosto, soprattutto da parte di Cia e Coldiretti, che hanno chiesto una semplificazione burocratica e l’introduzione del voucher agricolo, in modo da permettere anche a chi riceva ammortizzatori sociali di fare la stagione in vigna e nella raccolta di frutta e olive.

Secondo i dati Inps, il settore abitualmente impiega 180mila lavoratori stagionali, di cui il 40 per cento stranieri da Unione Europea ed extracomunitari. Le norme di ingresso, in rispetto delle disposizioni anti Covid, impongono la quarantena di due settimane e questo riduce di molto l’arrivo di manodopera estera. Un problema particolarmente sentito in autunno, stagione di raccolta per i grandi rossi, che al Sud può spingersi fino a novembre.

Se in Italia le associazioni di categoria e i sindacati chiedono strumenti veloci, la Francia ha già agito: ad esempio, l’apertura delle scuole ritardata di un paio di settimane ha favorito il reclutamento anche di under 16. E le piattaforme dedicate, come  Vitijob e Vitisphere, hanno avuto un incremento di richieste di lavoro per la vendemmia del 40 per cento rispetto al 2019.