Verrà presentato questa sera, lunedì 21 settembre alle 21, al Cinema Teatro Nuovo di San Michele Extra il progetto Verona City Lights, dedicato alla figura di Giorgio Bertani, l’editore veronese scomparso poco più di anno fa. Si tratta di un docufilm nato per raccontare l’incredibile vicenda personale e professionale del noto editore, ma anche per gettare un cono di luce sulla dinamica Verona degli anni Sessanta e Settanta, così diversa da quella che siamo abituati a conoscere al giorno d’oggi.

Un’occasione unica per scoprire ciò che è stata la nostra città e ciò che, potenzialmente, potrebbe ancora essere. Peraltro il progetto non è finito qui: dopo la presentazione del film, che avverrà alla presenza dell’ideatore e regista Marc Tibaldi, si dovrà poi aspettare circa un mese per trovare nelle librerie anche il volume abbinato dal significativo titolo Giorgio Bertani editore ribelle, che avrà anche il dvd allegato, pubblicato da Milieu Edizioni.

Il docufilm Verona City Lights rappresenta un documento importante, soprattutto per le giovani generazioni. Pensato ormai molti anni fa e dalla gestazione a dir poco lunga e controversa, il film raccoglie i fondamentali contributi dello stesso editore Giorgio Bertani e di alcuni degli intellettuali che hanno animato la scena scaligera del passato come, solo per citarne alcuni, Alberto Tomiolo, Antonio Moresco, Carlo Rovelli, Tiziana Valpiana, Mauro Tosi, Walter Peruzzi; fra le altre cose, però, il docufilm permette di conoscere anche i dettagli dell’incontro di Bertani con Dario Fo e Franca Rame e si avvale delle splendide musiche di Claudio Fasoli.

«Il progetto è stato concepito addirittura nel lontano 2004 – ci racconta il regista del film Marc Tibaldi – ma nel corso del tempo ha cambiato più volte format e destinazione: inizialmente si doveva trattare di una “semplice” mostra dedicata alla Bertani editore, ma poi anche a causa della chiusura del centro sociale “La Chimica”, dov’era nata l’idea primordiale, il tutto si è trasformato più volte fino ad arrivare al libro e al dvd finali di oggi. I quali, è bene sottolinearlo, si completano volutamente a vicenda: ciò che non si trova nel libro si trova nel docufilm e viceversa. Certo, partono entrambi dall’esperienza della Bertani editore e scandagliano in qualche modo entrambi la vita politica e culturale della città di Verona, parlando quindi di Giorgio Bertani, ma non solo.»

Nel film vengono intervistate una decina di persone, che hanno vissuto Verona negli anni Sessanta e Settanta, mentre nel libro Giorgio Bertani editore ribelle, in particolare, si racconta la vita della casa editrice e del suo fondatore, passando da Horst Fantazzini a Georges Bataille, da Paul Nizan a Jacques Derrida, da Carlo Feltrinelli a Felix Guattari, ma anche dalla Palestina al Cile, dal Vietnam alla Cina e dalla Resistenza ai movimenti culturali degli anni Settanta.

«Nonostante il libro parli di cose avvenute nel passato, abbiamo sempre avuto la presunzione di non scrivere un documento nostalgico, ma di proporre uno sguardo sul futuro parlando di fatti e di cultura che è stata prodotta nei decenni passati – continua il regista -. Sappiamo che è un’idea molto pretenziosa e difficile da realizzare e se siamo riusciti o meno nell’intento ce lo diranno i lettori e gli spettatori del film. Di certo c’è che, se da una parte può risultare facile parlare di storie e cose già avvenute, dall’altra si rischia di cadere nella retorica. E forse anche per evitare questo rischio abbiamo deciso di creare dei “collage” documentali, sia nel libro che nel film, per tentare di creare linee di fuga che permettono di scappare e non si fermarsi ai soli racconti del passato.»

Si, ma che Verona ne esce? Di certo una città assai diversa da quella che conosciamo e che per certi aspetti risulta a dir poco sorprendente. «Purtroppo siamo abituati al cliché della Verona dove sovranismi e razzismi vari si incrociano in varie forme e fogge, ma dalle dichiarazioni di tanti, da Alberto Toniolo a tutta una serie di intellettuali attivisti veronesi intervenuti nel progetto, emerge invece una Verona molto diversa e viva – sottolinea Tibaldi -. Credo che in qualche modo questa Verona sottotraccia esista ancora e io credo che basti creare delle connessioni e collegamenti fra le varie realtà che ogni tanto pure affiorano affinché a sua volta rifiorisca. Ho fatto vedere il film a dei ragazzi di circa vent’anni e sono rimasti a dir poco sbalorditi da ciò che è emerso, perché certi aspetti culturali purtroppo non si conoscono.»

Il film probabilmente girerà l’Italia in alcuni festival dedicati al genere del documentario. In abbinata al libro, rappresenta un’opera fondamentale, perché attraversata da una scossa vitale che lo rende importante. Pur non rappresentando un capolavoro anche a causa di una qualità d’immagine di non altissimo livello (ma d’altronde Marc Tibaldi non è un regista professionista), il progetto nella sua integrità va visto e studiato. Per il passato e per il futuro di Verona e dei suoi cittadini.