Venerdì 11 settembre la rassegna fotografica Grenze Arsenali Fotografici ha ufficialmente inaugurato la terza edizione, intitolata Als Ob, con una vernice all’Arsenale austriaco di Verona. Un festival della fotografia cittadino che vede coinvolto il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri riaperto, nonostante la “sospensione temporanea” ormai datata 2015, esclusivamente per questa iniziativa organizzata dallo storico dell’arte Simone Azzoni, al contempo co-curatore e direttore artistico assieme a Francesca Marra e Arianna Novaga, con il patrocinio del Comune di Verona.

Il titolo di questa edizione, Als Ob, in tedesco “come se”, introduce il dubbio, l’ipotesi, la supposizione, che ha la capacità di attivare l’immaginazione e trasformare l’interpretazione del reale, per spingersi verso realtà possibili.

Particolare della sezione Off esposta all’interno dell’autobus AMT, visitabile all’Arsenale, foto dalla pagina Facebook di Grenze – Arsenali fotografici

L’edizione si diffonde anche in altre location: fino al 21 settembre allo Spazio Arte Pisanello; dal 5 al 12 ottobre alla Biblioteca Civica con i ritratti fotografici di capre di Kevin Horan; alla Libreria Feltrinelli, invece, il progetto Off. Infine, nel quartiere Veronetta: alla ShyGallery33 Dolomites Stories, personale di Alessandro Cristofoletti, dal 16 al 25 settembre, e, dal 16 ottobre al 2 novembre, Cuando el recuerdo se convierte en polvo di Ricardo Miguel Hernandez e Interpose di Eolo Perfido. Coinvolto anche l’Istituto di Design Palladio, che ha curato la comunicazione della mostra.

Vario e interessante sia il livello delle proposte di autori contemporanei sia le collaborazioni: d’ufficio l’archivio del Centro Scavi Scaligeri – partner della manifestazione –, il Centro “Luigi Di Sarro” di Roma, il giornalista di Repubblica Michele Smargiassi, che terrà un talk al Museo di Storia Naturale l’8 ottobre, e dulcis in fundo, anche le letture portfolio di Yvonne De Rosa, fondatrice di Magazzini Fotografici di Napoli nonché, per gli amanti del gossip, compagna del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico.

Tra i fotografi presenti in mostra all’Arsenale colpisce Brian McCarthy con il progetto WAR-TOYS. Dal 2011, grazie alla collaborazione con diverse Ong che operano in Iraq, Libano, Israele, Striscia di Gaza e Cisgiordania, il fotografo americano porta avanti un lavoro con i bambini che, con l’aiuto di arte-terapiste, disegnano “la loro guerra”.

McCarthy ritrae i giochi, ricevuti in dono dalle Ong e distribuiti ai bambini dei campi profughi, su sfondi di bombardamenti appena accaduti. Dimenticati dai bambini per sfuggire all’attacco e, dunque, non più nelle mani dei legittimi proprietari, le foto sono affiancati dai disegni dei piccoli, le vittime più innocenti di guerre tragicamente sempre d’attualità. È la loro personale visione dello stesso fatto ritratto dalla macchina del fotografo: e sono segni sconvolgenti, al pari di ciò a cui hanno assistito.

Particolare di un disegno fotografato da McCarthy per il ciclo “Mother of violence”

Altri due lavori interessanti sono Il numero secondo, del veneziano Alessandro Secondin, e The Hereditary Estate dell’americano Daniel W. Coburn che hanno un punto di partenza in comune: la famiglia.

Colpisce la storia personale da cui parte Secondin: primogenito, subisce ancora piccolo la perdita dei tre fratelli gemelli, morti poche ore dopo la nascita. Un lutto che nemmeno la successiva nascita di altri due fratelli riuscirà mai a cancellare e che segna tuttora la famiglia e l’anima del fotografo: «Non ho mai sentito rilevante questo evento, neanche per i miei genitori, ma tutti e tre siamo stati incastrati da questo infelice momento di non vita. Solo ora, nel mio ritrovarmi, emerge che quella mancanza, l’anaffettività e l’introversione dei miei genitori, hanno condizionato il mio pormi alla vita. La difficoltà a lasciarmi andare e sentire le emozioni; ad essere me stesso e non a mettermi sempre dopo tutti».

Il primo vero progetto di Secondin, come lo definisce lo stesso autore, parte da un vissuto eccezionale, forse per darvi un nuovo significato attraverso l’immagine e la ricerca artistica.

Coburn, invece, aveva un progetto: costruire un album di famiglia. Tuttavia, i genitori dipanano al figlio una storia e un vissuto sconosciuto all’autore, che scopre come l’esiguità del “repertorio fotografico” di cui poteva disporre fosse dovuto alla volontà della famiglia di cancellare il passato, di cui non doveva restare traccia.

Daniel W. Coburn, The hereditary state

Allora, Coburn decide di convertire il suo lavoro in qualcos’altro. Davanti alla crisi dell’idea che egli aveva sempre avuto dei suoi genitori, persino dei suoi nonni, Couburn inizia a fotografare i suoi amici e le loro relazioni per costruire un altro album fatto di vita vera, che se da un lato incrina l’american dream, dall’altro racconta una vita vissuta con tutte le sue contraddizioni.

In mostra, dall’archivio Scavi Scaligeri, anche foto di Olivero Toscani, Luigi Ghirri, Ferdinando Scianna e molti altri.

Purtroppo, quello che potrebbe lasciare perplesso un visitatore sono alcuni aspetti logistici: un contesto di grande prestigio come l’Arsenale in condizioni di completo abbandono e la chiusura, che ormai siamo portati a considerare a divinis, del Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri sono i più salienti.

L’iniziativa ha il merito di offrire una proposta de facto di possibile, e più che mai auspicabile, utilizzo degli spazi cittadini in un contesto povero di proposte culturali di arte contemporanea. Non possiamo accontentarci solo di eventi dal richiamo nazionale – Arena di Verona, Teatro Romano – che, nel bene e nel male rendono questa città famosa nel mondo.

Il riferimento va all’ormai annosa polemica sull’assenza di speaker femminili al “Festival della Bellezza”, a cui quest’anno si aggiunge la contestazione sul non rispetto del diritto di copyright da parte dell’artista Maggie Taylor, autrice delle opere usate per l’immagine della manifestazione.

Ma va anche alla situazione degli artisti che fanno parte dell’orchestra e del corpo di ballo dell’Arena. Inutile dire che anche chi va a vedere le mostre deve pretendere di più da chi ha il ruolo istituzionale di promuovere la cultura nella nostra città, indipendentemente dal prezzo del biglietto.

L’edizione 2020 di Grenze – Arsenali fotografici prosegue fino al 2 novembre e si svolge in sette spazi espositivi: oltre all’Arsenale, Spazio Arte Pisanello, Biblioteca Civica, Teatro Laboratorio, Shy Gallery 33, Isolo17, Museo di scienze naturali, mentre i fotografi della sezione Off espongono
nell’autobus d’epoca ATM, Libreria Pagina12, Bar Sipario.

I dettagli del programma si trovano sul sito https://www.grenzearsenalifotografici.com/ e sulla pagina Facebook dedicata.