Gli Endless Harmony sono pronti. La giovane band veronese ha dimostrato questo assunto durante il gremito (un centinaio di presenti) concerto che ha tenuto venerdì 13 gennaio sera al Giardino di Lugagnano di Sona. Il locale ha 22 anni di storia. Ci sono passati artisti di grande pregio tra i quali Ritchie Kotzen e mezzi King Crimson così come band underground e altri mostri sacri del prog (Tagliapietra, Osanna, De Scalzi…), del blues e del folk.

Il 13 gennaio il proprietario Gianprimo Zordan ha ospitato per la seconda volta l’act condotto dalla cantante Pamela Perez. La prima volta è stata sette anni fa, per la presentazione dell’esordio discografico del combo. Così, sotto gli occhi del discografico di VRec David Bonato che da alle stampe il nuovo album, è cominciata la serata con la band ospite veronese The Grudge Project, la cui proposta si inserisce perfettamente nel filone grunge, con il quartetto composto da due chitarre, basso e voce. Gradevole l’esibizione, peccato per il suono un po’ troppo acuto delle asce. Bene la voce, sporca come genere vuole, discreta la prova strumentale con qualche imprecisione e una sensazione complessiva di controllo non assoluto.

Apprezzabili in particolare le linee di basso che hanno dato maggiore dinamica ad una proposta che, onestamente, sembra però essere un po’ alla corda, così come il grunge stesso. Insomma: gradevoli con garbo. Da sottolineare la presenza di foto pubblico fin dalle 21, orario di inizio ufficiale del concerto. Segno che educare il pubblico è possibile, specie se quest’ultima è ammantato dai muri rock firmati e dalla speciale atmosfera che si respira in questo garage riconvertito a sala concerti.

The Grudge Project

Tocca poi agli Endless Harmony. “Emerge“, questo il titolo del secondo lavoro, nasce da un periodo pregnante, come confermato tra un brano e l’altro dalla stessa front-womamn. «Stasera avrete un po’ di psicoterapia gratuita», ha scherzato, ma non troppo, introducendo uno dei brani con una frase che per lei e tanti altri non é solo un motto: «Anche quando le cose vanno male credete sempre in voi stessi, andate avanti. Domani potrebbe succedere quello che nemmeno immaginate, e potrebbe essere migliore di ogni desiderio.»

Ottimo il sound generale, con l’accortezza da parte del batterista Giuseppe Saggina di mutare i piatti. Nell’ora buona di live sono da ricordare To the limit, proposta anche nel bis con il pubblico in piedi, caratterizzata da un riff di intro Korn oriented; la delicata Another Place, in cui i disagi della Perez escono sotto forma di una pseudo-ballad con le trame di basso (spesso in tapping) che sono portanti per brano stesso; il bel singolo In the meantime, anch’esso tendenzialmente dolce per gli standard del crossover metallico proposto dagli Endless Harmony. 

Quello che esce tra un brano e l’altro è il coraggio compositivo dei quattro. L’alternanza tra parti pulite e distorsioni metalliche risulta dicotomicamente riuscita. Anche quando vengono proposte parti smaccatamente reggate. I quattro si muovono all’unisono ed è chiaro che la sala prove ne ha forgiato la comunione. Altresì il lavoro compositivo e produttivo (così come esplicitato dall’ascolto del disco) che funziona trasmettendo semplicità, entrando gli obiettivi. 

Anche chi non ama particolarmente il nu metal-crossover non potrà che rimanere sorpreso dalla vocalità potente di Pamela, che se già dieci anni fa, agli albori di questa avventura, mostrava un chiaro talento, oggi lo ha portato a compimento. Il controllo vocale le permette di toccare vette non comuni. Ma, ribadiamo, funziona proprio la band, con il bassista Matteo Signorato molto preparato e spettacolare nella scelta stilistica (tra tapping, dita, qualche slap), il chitarrista Riccardo Cipriani quadrato e con una strumentazione variegata e di qualità (con la sette corde di Petrucci sugli scudi) e un batterista che guida con sicurezza il gruppo, con varietà esecutiva e attenzione ai particolari.

Il bagno di folla conclusivo è meritato. Spinto dall’emotività e dalla bellezza della serata anche chi scrive ha acquistato una maglietta della band, conscio che seppur 10 euro non cambino il mondo potranno essere comunque carburante di sostegno per un progetto musicale che, di fatto è anche un servizio alla persona, o almeno per chi crede che la bellezza, intesa anche come ricerca e approfondimento, possa salvare il mondo.

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