Quello di ieri è stato sicuramente il pomeriggio più impegnativo finora vissuto al Film Festival della Lessinia, che si sta svolgendo all’interno del Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova. In programma cinque cortometraggi realizzati, prevalentemente, utilizzando la tecnologia computerizzata. Non tutti mi hanno convinto. Non è questione di temi, di ispirazione quanto di realizzazione, di prodotto finale. 

Sicuramente interessante Il Bambino del Bosco e il Segreto di Madre Foresta, lavoro di animazione inglese, realizzato da Stephen Irwin, che vede un cacciatore uccidere gli animali e deturpare il bosco. Nella sua distruzione incontrerà, però, un esserino, impossibile da uccidere, che lo coinvolgerà e trascinerà, suo malgrado, in un’azione di profondo cambiamento che verrà poi evidenziato dal bosco, dapprima in bianco e nero, poi rappresentato in magnifici colori.

Di ottima fattura tecnica Non era la Montagna Giusta, Mohammad, un’animazione francese realizzata dall’israeliana Mili Pecherer. Una pastora attraversa un mare scuro e agitato e percorre un deserto in compagnia dei suoi arieti. Incontrerà Abramo e Isacco diretti al sacrificio ordinato da Dio. Forse un po’ lungo ma sicuramente di grande effetto. Interessante che sia stato realizzato con una semplice programma facilmente scaricabile in rete.

Inverno in una Foresta Pluviale è un corto realizzato da Anu-Laura Tuttelberg. Sempre un’animazione che vede l’interagire di foglie, le acque di un torrente impetuoso e i raggi di luce del sole che spesso causano effetti ansiogeni. Sui rami si muovono figure di animaletti di porcellana bianca ed una ballerina preda di un ragno crudele.

Una Dimostrazione è il titolo del quarto corto in programma. Sasha Litvintseva e Beny Wagner sono gli autori di un prodotto molto urticante che ha messo a dura prova molte delle persone presenti in sala. Per la cronaca, alcune delle fuggevoli immagini sono state riprese sul Monte Baldo e sul Lago di Garda.

Chiudiamo lo spazio delle 18 con Esiliato, film colombiano per la regia di Juan David Mejìa Vasquez. Un ragazzino di 11 anni, Yeson, vive sulle montagne. Pratica la caccia di piccoli animali, aiutandosi con una fionda. La sua famiglia è scomparsa e lui cura tutti i giorni le tombe, poco discoste da casa, ed un altarino posto all’interno dell’abitazione. L’incontro con uno straniero affamato è foriero di cambiamenti.

La sera inizia con un altro corto, Asho (foto di copertina), film iraniano diretto da Jafar Najafi. Asho è un pastore di nove anni, energico, veloce e spiritoso. Ha le idee molto chiare: da grande vuole fare l’attore. Grazie a un tablet regalatogli dal padre, è riuscito a vedere molti film i cui link glieli fornisce una cugina maggiore. E così Asho, “Aquila”, è riuscito a vedere Henry Mani di Forbice, Malena e La La Land. Tra le sue attrici preferite Jodie Foster e Monica Bellucci, anche se Malena non gli è piaciuto. Film brillante, dialoghi incalzanti ed un ragazzino che davanti alla macchina da presa si pone in modo sincero e spavaldo. Asho è stato però già fidanzato con una bellissima cuginetta, più alta di lui, che gli dà molto filo da torcere. Sicuramente uno dei candidati alla vittoria finale.

In chiusura il progetto italiano di Noci Sonanti, diretto da Lorenzo Raponi e Damiano Giacomelli. Anche qui al centro la figura di Siddhartha, ragazzino di undici anni vive con il padre Fabrizio all’interno della comunità della Tribù delle Noci Sonanti. Siamo nell’entroterra marchigiano, in un luogo abbastanza isolato e privo, per scelta, di tecnologia e corrente elettrica. Le riprese sono durate due mesi. Il risultato finale non convince fino in fondo.