L’attivista e medica irachena, Reham Yaqoub, è stata uccisa mercoledì sera nel centro di Bassora, dopo che uomini armati non identificati avevano aperto il fuoco contro l’auto in cui era assieme ad altre tre donne. Secondo quanto riportato dalla Cnn araba, nell’agguato sarebbe rimasta uccisa anche una delle altre tre donne che era in compagna dell’attivista irachena. Bbc News online ricorda che l’assassinio della dottoressa fa seguito a un’aggressione simile risalente al 14 agosto, in cui era stato ucciso un altro attivista, Tahseen Osama.

L’omicidio di Yaqoub ha provocato la condivisione social di tantissimi utenti delle immagini dell’abitacolo della vittima. L’attivista per i diritti civili era molto conosciuta perché aveva preso parte alle proteste di piazza che hanno colpito il Paese fin dal 2018 e aveva anche organizzatomarce femministe. Il suo è il terzo agguato armato contro attivisti antigovernativi nell’ultima settimana. 

Piazza Tahrir nella capitale Baghdad è presidiata da dieci mesi e, solo in ordine di tempo, tre esponenti della Polizia di Stato, uno dei quali è un ufficiale, domenica 26 luglio hanno usato i loro fucili da caccia per uccidere tre persone e ferirne altre 28. Il 6 luglio, uomini armati non identificati hanno assassinato il noto esperto di sicurezza e strategia, Hisham Al-Hashemi, davanti a casa sua nella capitale irachena. 

La dottoressa Reham Yaqoub

In seguito all’assassinio della dottoressa Yaqoub, il primo ministro Mustafa al Kadhimi ha annunciato il licenziamento del capo della Polizia della provincia di Bassora e di alcuni direttori della sicurezza, dichiarando in un tweet pochi istanti dopo la circolazione della notizia, «Abbiamo licenziato il capo della polizia di Bassora e alcuni capi di sicurezza a causa dei recenti assassinii e faremo tutto il necessario affinché le forze di sicurezza svolgano i loro compiti».

E ha aggiunto che «colludere con gli assassini o sottomettersi alle loro minacce è inaccettabile, e faremo tutto il necessario affinché gli apparati del ministero dell’Interno e della sicurezza svolgano la missione di proteggere la sicurezza della società dalle minacce dei fuorilegge». 

Per l’ong locale Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (Icssi) questa presa di posizione non è sufficiente, è necessario invece «fare un vero lavoro e intraprendere passi più seri per porre fine agli atti delle milizie e delle bande oppressive che minacciano la vita di tutti gli iracheni».

Quattro mesi dopo aver assunto il suo incarico da primo ministro, al Kadhimi ha mantenuto solo due delle sue ventotto promesse. Altre quattro sono state solo parzialmente rispettate. Nel discorso dopo l’investitura ottenuta dal parlamento iracheno il 9 aprile 2020, aveva promesso riforme riguardanti la politica, l’economia, la sicurezza e i servizi pubblici. 

Secondo una stima elaborata dal sito iracheno Al Aalam al Jadeed (Il nuovo mondo), il premier ha realizzato solo il 7,1% delle sue promesse, ne ha parzialmente rispettate il 14,3%, mentre ha mancato di soddisfare il 78,6% dei suoi impegni.

All’uccisione di Tahseen Osama e di Reham Yaqoub a Bassora, seconda città irachena per popolazione, posta a 420 chilometri a sud della capitale, ha fatto seguito ieri, 21 agosto, l’incendio della recinzione dell’ufficio regionale del parlamento da parte di numerosi manifestanti.

Le dimostrazioni di destabilizzazione a Bassora erano iniziate già nell’estate del 2018 e quanto accaduto ieri è considerato l’atto più violento dall’ottobre scorso, quando decine di migliaia di persone scesero nelle strade per denunciare la corruzione del governo.

Articolo scritto in collaborazione con Ibrahim Kachab