In un anno segnato dalla peggiore emergenza sanitaria da un secolo a questa parte, in cui la maggior parte dei festival ha scelto la strada delle edizioni digitali, il Bridge Film Festival si farà. Arrivato alla settima edizione, il festival indipendente di cinema veronese si terrà, come di consueto, presso il Canoa Club di Verona. Ma ci saranno naturalmente dei cambiamenti, seppur minimi, dovuti all’emergenza Covid-19.

Si tratta di cambiamenti nella programmazione, ma anche nell’organizzazione. Tanto per cominciare, le serate saranno tre anziché quattro, dal 9 all’11 luglio. I posti saranno ridotti rispetto agli anni scorsi, per ovvie ragioni. Per questo, per poter partecipare sarà necessario preiscriversi compilando un form online (qui), armarsi di mascherina e presentarsi presto. Chi prima arriverà, meglio alloggerà.

“Immortal” di Ksenia Okhapkina

«Fare anche quest’anno il Bridge Film Festival per noi è un modo per dare un messaggio chiaro», ci spiega Ginevra Gadioli, presidente di Diplomart e ideatrice del festival. Cioè che «la cultura non si deve fermare». «Un messaggio che volevamo dare ai nostri soci, a chi ci segue ormai da sette anni. Essendo noi un festival indipendente, autonomo, riusciamo a essere un po’ più snelli nell’organizzazione. Il fatto che sia un evento privato, con tessera associativa, rende tutto molto più facile da gestire. Anche se abbiamo dovuto ridurre di molto la possibilità di accesso e le sedute».

Come si diceva, però, non solo l’accesso è stato ridotto. Anche il programma, che in genere include molti extra, tra workshop, concerti e performance, ha dovuto fare i conti con la situazione: «Ci siamo concentrati solo sulla programmazione dei film, a parte il sabato con il concerto dei Fontanablu. Quest’anno è sicuramente molto più cinematografico, ma non ci lamentiamo».

“Dive: Rituals in Water” di Hanna Björk Valsdottir, Elin Hansdottir e Anna Run Tryggvadottir

La giuria sarà composta da Alberto Scandola, professore di Cinema presso l’Università di Verona; Alessandro Anderloni, direttore artistico del Film Festival della Lessinia (che ha anche collaborato alla programmazione); Prisca Ravazzin, psicologa psicoterapeuta; e Roberto Bechis, presidente dei Circolo del Cinema.

Per quanto riguarda i film, saranno tre lungometraggi e una serie di cortometraggi. I lungometraggi saranno: Searching Eva di Pia Hellenthal, in programmazione giovedì 9 luglio, Immortal di Ksenia Okhapkina e Dive: Rituals in Water di Hanna Björk Valsdottir, Elin Hansdottir e Anna Run Tryggvadottir, questi ultimi due previsti per venerdì 10 luglio. Tutti documentari, tutti diretti da donne. La serata del sabato sarà come sempre dedicata interamente ai corti, selezionati con la collaborazione di Ennesimo Film Festival, ZaLab e Film Festival della Lessinia, che comunque precederanno anche Searching Eva il giovedì.

“Searching Eva” di Pia Hellenthal

«Il macro-tema di quest’anno è Generazione Z – Homeland», ci spiega Gadioli. Un’idea nata dal “caso” Greta Thunberg: «Secondo noi era importante andare a scoprire questa nuova generazione di ragazzi che ha così tanto a cuore il proprio pianeta». I lungometraggi faranno, in questo senso, «un passaggio a ritroso, partendo da un’età un po’ più avanzata con il film Searching Eva, che parla di una ventenne in cerca della sua identità, arrivando poi al venerdì con Immortal», alle prese con dei ragazzini delle medie “modellati” dalla società imperialista russa. Per finire con Dive, che racconta l’incredibile e toccante storia di un corso di nuoto per neonati in Islanda: «Non si parla di Generazione Z, ma abbiamo voluto inserirlo perché è un incipit di vita stupendo. Ci fa capire quando il contatto con la materia, l’acqua, possa rendere gli individui persone diverse, più equilibrate».

Inoltre, quest’anno il Bridge Film Festival sarà un evento di raccolta fondi per il Canoa Club, «che in questi mesi non si è mai fermato, ed è riuscito a fare lavori strutturali importanti. Crediamo in questo progetto di riqualificazione e vogliamo dargli una mano».