«Tutto il mondo è un palcoscenico», fa dire William Shakespeare a Jacques in “Come vi piace”, in cui «donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena». Sul palcoscenico del mondo del pallone, dove la garanzia del ruolo è forse ancor più labile di quella dei percorsi lavorativi di milioni di esseri umani, ogni volta che si chiude il sipario di un’esperienza in un club da parte di un atleta, al di là dell’aspetto economico, maturano indubbie componenti emotive sia per il protagonista che per il pubblico che ne ha applaudito le performance.

Non sorprende che anche nel mondo del pallone del Terzo millennio le carriere dei calciatori siano inevitabilmente soggette a percorsi variabili ed interruzioni più o meno repentine, inclusi coloro che il proprio ruolo l’hanno sportivamente ben recitato, esattamente come avviene per tante persone con professioni comuni. Così è avvenuto a Riccardo Meggiorini, Nicolas Frey e Bostjan Cesar a cui ieri è scaduto il contratto. Hanno svuotato il loro armadietto a Veronello in un inconsueto addio in corso d’opera, come altri analoghi casi in A e in B, nell’ambito di un’anomala stagione in cui il coronavirus ha complicato tante gestioni contrattuali.

Meggiorini esulta dopo un il gol al Pisa

Nel rinnovamento anagrafico della rosa, il Chievo saluta così tre elementi che hanno partecipato in maniera importante alla recente storia gialloblù. Gli episodi in campo e i numeri consistenti in fatto di presenze – e di reti, almeno per l’attaccante veronese – contribuiscono a rievocare le giocate sopraffine del Meggio, la duttilità del francese e la personalità del già capitano della Slovenia. Un contributo che resterà nella memoria e negli annali.

Il calcio come il teatro è una metafora della vita, se non proprio la vita stessa, come direbbe lo storyteller Diego Alverà in una delle sue narrazioni in cui racconta le gesta e le traiettorie di eroi, antieroi e personaggi comuni dello sport. Del celebre monologo di Jacques di “As you like it”, personaggio secondario della commedia shakesperiana a cui in realtà è attribuito un fondamentale contributo meditativo, affascina la similitudine tra la vita e il teatro per la saggezza e la malinconia che intende esprimere. Il “Boss” di Lubiana, che la prossima settimana compirà 38 anni, era arrivato a Verona esattamente dieci anni fa, proprio in questi giorni dell’ormai lontano 2010. Lo avevamo conosciuto alla vigilia della sua partenza per i mondiali in Sudafrica insieme al neo compagno Bojan Jokic, per poi scoprirne le doti professionali e umane strada facendo. Una coincidenza temporale che oggi, con questa uscita di scena, ci ricorda anche che il tempo passa in fretta sul palcoscenico della vita.

(foto AC ChievoVerona / Maurilio Boldrini)