Che sia per la posta in gioco o per la rivalità sugli spalti, Verona Napoli non è mai una partita normale. Questa volta l’occasione è strana davvero. Calcio d’agosto si diceva una volta: il calcio strano che non conta niente, il pallone dei punteggi tennistici, dei tornei triangolari. E invece quest’anno le ferie bisogna scordarle in fretta. La sfida di Ferragosto non si gioca in spiaggia tra cocomeri e giocatori di bocce: si gioca al Bentegodi e vale già tre punti. Forse anche di più.

Il Verona ci arriva scombussolato, inutile negarlo. Tutte le parole chiave di inizio stagione sono state mandate in soffitta. “Continuità” è diventata “Anno zero”, “Daremo fastidio a tutti” si è trasformato in “serve una prova d’orgoglio”, il mister è pacato e non fa polemica, ma insiste sui tre o quattro innesti che la società deve portare a casa.

Verona e Napoli, cosa è cambiato?

Malgrado le nuvole che si sono addensate sul Verona durante il calciomercato, è vero che la squadra non è troppo diversa da quella dello scorso anno, almeno negli interpreti. 

La difesa, senza l’infortunato (e squalificato) Ceccherini è già in emergenza, con Tameze che potrebbe essere abbassato per aiutare Gunter e Dawidowicz. Il centrocampo è di fatto quello dell’anno scorso, con l’aggiunta di Barak che – nel nuovo 3-5-2 di Cioffi – deve rimpolpare la mediana. L’attacco è l’incognita maggiore: tanti nomi nuovi e un Lasagna che si porta sulle spalle tutte le speranze del popolo gialloblù.

Il Napoli arriva all’inizio della stagione con l’ossatura di sempre ma con alcuni importanti interpreti in meno: Koulibaly sta già facendo la differenza in Premier e ha lasciato il posto a Kim Min-Jae, Insigne è emigrato oltreoceano, Fabian Ruiz è rimasto a Napoli e pare sia diretto in Francia. Il resto della squadra è rimasta la stessa: tre quarti di difesa, l’intera mediana con Lobotka, Zielinski e Anguissa, e davanti il pericolo numero uno è Osimhen. Il nigeriano l’anno scorso ha fatto venire il mal di testa alla retroguardia gialloblù con la sua forza fisica e la sua abilità nell’uno contro uno.

Mister Cioffi chiama la piazza

Non c’è da aspettarsi un Verona arrembante, mister Cioffi l’ha detto chiaramente. Il gioco non sarà bello ed entusiasmante come quello della scorsa stagione. Si è parlato di guerra per la salvezza, si sono chiamati i tifosi a raccolta per stringersi intorno alla società e ai giocatori. Una retorica da stato di calamità.

Soffrire sugli spalti non è certamente un problema per i tifosi del Verona, la società dovrebbe averlo capito da tempo. Ma dopo le illusioni del pre-ritiro la situazione è chiara: l’Hellas ha davanti una stagione complicata, la salvezza da “primo obiettivo” è tornata unico obiettivo, il supporto della piazza potrà e dovrà fare la differenza.  Alla fine del mercato si tireranno le somme e si darà un giudizio sull’operato del club, ma ora è il momento di scendere in campo e di sostenere la squadra senza pensare a nient’altro che ai novanta minuti. Novanta minuti per rovinare la partenza al Napoli, novanta minuti per cantare fino a perdere la voce, novanta minuti che ci sono mancati per tutta l’estate. 

A guardare la sfida – è certo – non saranno solo i tifosi rimasti in città, ma anche il sorriso bonario di un mito comune a entrambe le tribù. Il Bentegodi saprà offrirgli il migliore omaggio possibile, l’onore che si deve agli eroi, e la gente di Verona – per una volta assieme alla gente di Napoli – griderà al cielo il nome di Claudio Garella. 

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