Contro Allianz Milano è arrivata domenica scorsa una vittoria, rotonda, per certi versi inattesa e insperata, da tanto sembrava profonda la buca in cui era finita WithU Verona dopo un brillante avvio di campionato. Il 3-0 rifilato ai lombardi ha confermato che i gialloblù possono ancora chiedere molto alla stagione in termini qualitativi, a patto di ritrovare fiducia nei propri mezzi e una serenità che nel passaggio d’anno sembrava davvero diventata una chimera.

Se Verona riceve, si fa dura per tutti. E così è stato anche in questo caso. Noumory Keita a parte (tre ace subiti e 11% di positiva), tutti i ricevitori di Verona hanno retto bene gestendo gran parte dei servizi ospiti e così Luca Spirito ha potuto azionare i suoi attaccanti nel migliore dei modi. La gara si spiega tutta qui e nella capacità dei nostri di giocare al meglio i punti importanti, specie quando, a metà secondo set, con Verona sotto di quattro punti, la gara avrebbe potuto svoltare diversamente.
WithU Verona, assistita dal primo tocco, ha così potuto tornare a registrare dati offensivi di assoluta eccellenza (61% di palla a terra) con Maksim Sapozhkov autore di una prestazione magistrale (14/20 in attacco), forse più dello stesso Keita, eletto Mvp (72%, ma con tre murate subite). Oltre però agli attaccanti di palla alta, occorre sottolineare l’intera prova corale, compreso un Lorenzo Cortesia attentissimo a muro e presente in attacco, appena sopra nell’efficienza complessiva al suo pari ruolo Alexs Grozdanov. L’atleta bulgaro, però, è stato il vero artefice della rimonta nel secondo parziale con due punti a muro che hanno avuto un impatto determinante sul match.

Ora Civitanova, in crisi

Se Verona, con la vittoria conquistata nell’ultimo turno, si è un pò liberata di qualche scoria e ha sistemato la classifica quel tanto che basta per dormire sonni più tranquilli, Civitanova è in crisi. Viene da tre sconfitte consecutive, è in pieno turbinio di voci sull’avvicendamento tecnico che avverrà entro l’inizio della prossima stagione e, soprattutto, sembra avere qualcosa in meno rispetto alle prime tre Perugia, Trento e Modena. Forse anche rispetto a Piacenza, se questa saprà trovare la quadra entro i playoff. Insomma, in terra marchigiana c’è aria densa di preoccupazioni e non potrebbe essere altrimenti in una piazza storicamente esigenze per approccio e per abitudine a essere vincente.

Se questo possa essere un vantaggio per Verona è difficile da dirsi. Di sicuro i gialloblù si ritroveranno di fronte una compagine incapace di grande continuità, sia nelle singole partite sia nel corso di tutta la stagione. Una formazione in cui non stanno giocando al massimo gli azzurri Fabio Balaso e Simone Anzani, ma nemmeno Ivan Zaytsev. Lo “zar”, al netto di alcune prestazioni di valore (il talento non si perde per strada), non appare più il giocatore in grado di spostare gli equilibri al massimo livello internazionale.

Serve la prestazione e qualche punto

A Verona serve confermare la qualità di gioco contro un avversario di caratura e, possibilmente, muovere la classifica che rimane apertissima fino alla quarta piazza, distante quattro lunghezze. Serve per il morale e per ridare forza al percorso di sviluppo tecnico e progettuale avviato ad inizio anno quando, con convinzione, ci si è affidati al fisico, al talento e alla futuribilità.

I playoff non possono essere mancati, alla luce degli investimenti fatti, ma non sarà affatto scontato conquistarli. Se risulta infatti azzardato ipotizzare una Civitanova o una Piacenza escluse dalla post season, appare evidente che una tra Monza, Milano, Cisterna e Verona debba rimanere fuori. Classifica alla mano, ora è Verona che insegue attardata di un punto, ma se guardiamo al quoziente punti è Cisterna quella messa peggio.

I punti importanti, chi li gioca meglio

Identificare quali siano i punti importanti è attività che presenta sempre degli elementi di soggettività, pertanto ogni analisi va letta in maniera specifica. Se però, con buona dose di approssimazione, andiamo a valutare solo l’esito dei set chiusi con due punti di differenza tra le squadre, possiamo mettere senz’altro a confronto le diverse performance in un contesto specifico che è, al di sopra di ogni dubbio, un momento importante.

Ebbene, se dunque realizziamo un classifica stagionale tra Monza, Milano, Cisterna e Verona guardando solo a quanti set hanno vinto o perso per due punti, osserviamo che la migliore è Monza con 11 vinti e 7 persi, seguita da Cisterna con 10/9, Verona 9/10 e infine Milano con un orrendo 6/11.

Il dato è rilevante perché, con classifica reale corta, fa la differenza; inoltre può dimostrare due cose non necessariamente alternative. La prima è che Monza è più brava delle altre in questi frangenti, la seconda è che forse ha avuto più buona sorte degli avversari e ciò potrebbe essere pagato nel lungo periodo.

In ultima istanza, il dato punta l’indice su Milano non solo come squadra incapace di vincere i punti chiave, ma anche come squadra che meno arriva in volata. Una sensazione di fragilità e di scarsa propensione alla lotta che, forse, è l’elemento più utile in termini predittivi rispetto a chi potrebbe rimanere escluso dalla post season.

Dal gioco alle norme

Mentre nei palazzetti e nelle palestre si gioca e si entra nel vivo della stagione, la 46ma Assemblea Nazionale Straordinaria Fipav, riunitasi per deliberare in merito alle modifiche dello Statuto Federale, ha abolito il vincolo sportivo.

Un terremoto, una rivoluzione i cui contorni non potranno che essere valutati in maniera organica dopo lungo tempo. In un attimo la pallavolo si è lasciata alle spalle modalità di organizzare e gestire le società sportive nonché l’attività e soprattutto i rapporti con gli atleti che hanno caratterizzato un’epoca.

Le nuove norme approvate, infatti, limitano all’anno la durata del vincolo sportivo per tutti gli atleti e per tutte le età. In sostanza, dopo il 30 giugno ogni giocatore torna libero di scegliere dove giocare la stagione successiva. Riforma giusta? Sbagliata? E cosa cambierà nel breve periodo? I cambiamenti sono di tale portata che meritano un approfondimento specifico che faremo nelle prossime settimane.

Due però le considerazioni che appare opportuno anticipare: la prima è che le modifiche statutarie hanno riscosso larghissimo consenso in fase di approvazione, a conferma della volontà di superare le logiche attuali e passate; la seconda è che in seno al movimento sono più quelli che identificano un futuro a tinte fosche rispetto agli ottimisti.

La qual cosa appare anacronistica in quanto le 2370 società presenti al voto (71,5% del totale nazionale) rappresentano in maniera diretta il movimento stesso pallavolistico, quello che oggi si interroga sul futuro dei vivai e sulla sopravvivenza di molte società.

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