Citando un film di Bob Rafelson (Five Easy Pieces), con un grande Jack Nicholson, vi propongo cinque pellicole assolutamente da vedere. In questo periodo casalingo quale migliore occasione per ritrovare lungometraggi perduti. La mia selezione si rivolge al passato proprio perché nei momenti di stasi, tra un aperitivo in streaming e la visione dell’ultimo blockbuster, forse c’è la possibilità di scavare indietro nel tempo per riscoprire opere notevoli, a volte più o meno impegnative.

Midsommar. Il Villaggio dei dannati (2019) regia di Ari Aster, con Florence Pugh, Jack Reynor, William Jackson Harper e Will Poulter. (disponibile su Now TV).

Seconda pellicola per il talentuoso regista americano. Dopo Hereditary – Le radici del male, vincitori di diversi premi e presentato al Sundance Film Festival nel 2018, il cineasta newyorkese ci racconta la storia una giovane ragazza, Dani Arder che, dopo la morte improvvisa dei genitori, decide con il suo fidanzato ed altri amici di recarsi in viaggio in Svezia accolti in una comunità chiusa che segue tradizioni e rituali alquanto curiosi. Non voglio svelare di più, la tensione è notevole per tutta la pellicola, Aster ha capito la lezione di Hitchcock e con pochi mezzi struttura un intreccio che unisce suspense e mistero e lo riesce a fare con una rilassatezza quasi magica.

Hana-bi – Fiori di fuoco (1997) regia di Takeshi Kitano, con Takeshi Kitano, Kayoko Kishimoto, Ren Ôsugi. (disponibile su Rakuten tv, CHILI, Google Play).

“Beat” Takeshi Kitano nasce come conduttore televisivo e comico, con lentezza inizia a creare il suo cinema assolutamente spiazzante. La pellicola vince il Leone d’oro come miglior film alla 54ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nishi poliziotto taciturno, violento e dai modi spicci si divide tra la lotta al crimine, la fuga dalla yakuza (la mafia giapponese), a cui aveva chiesto un prestito per curare la moglie. Il finale è tragico e sublime al medesimo tempo. Il cineasta giapponese riesce ad congiunge violenza e grazia e comicità nonsense. La musica del fidato Joe Hisaishi ne è parte fondamentale. Una curiosità, gli splendidi quadri che si vedono sono dello stesso Kitano.

Stalker (1979) regia di Andrej Tarkovskij, con Anatoliy Solonitsyn, Nikolaj Grinko, Aleksandr Kaydanovskiy, Alisa Frejndlikh, Natasha Abramova.

Pellicola di non facile fruizione ad una prima analisi ma che lascia una forte impressione e una gioia incredibile. Aleksandr Kaydanovskiy lo “Stalker” accompagna chi lo desidera nelle “Zona”, un territorio campestre e desolato in cui si dice che esista una stanza che possa esaudire tutti i desideri.
Lo spunto serve al regista per creare uno dei suoi capolavori e lavorare sul tempo, dilatarlo, “scolpirlo”. I ritmi sono pacati ma la fascinazione di molte inquadrature è assoluta. Citando l’artista russo: « […] la caratteristica distintiva del cinema consiste nel fatto che il tempo da esso fissato acquista la forma visibile del reale»

I tre giorni del Condor (1975) regia di Sydney Pollack, con Robert Redford, Max von Sydow, Faye Dunaway, Cliff Robertson, Addison Powell, John Houseman. (disponibile su Infinity).

Azione, thriller, suspense, attori fantastici, un intreccio perfetto. Questa pellicola di Pollack riassume quanto di meglio ha saputo produrre la stagione della New Hollywood, quel movimento che seppe portare su pellicola le idee dei giovani cineasti tra gli anni sessanta e settanta.
Joseph Turner “Condor” lavora per la Cia come lettore, improvvisamente un giorno, rientrando per portare il pranzo, scopre che qualcuno ha sterminato tutti i suoi colleghi, impaurito fugge e cerca di ricostruire i motivi dell’accaduto. Scoprirà che i nemici sono proprio all’interno della sua organizzazione. Le interpretazioni sono perfette, Max von Sydow, recentemente scomparso, crea un killer affascinante e ambiguo. La perfetta colonna sonora jazz-funk di Dave Grusin si inserisce perfettamente in una pellicola in stato di grazia.

Frankenstein Junior (1974) regia di Mel Brooks, con Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman, Teri Garr, Cloris Leachman, Gene Hackman. (disponibile su Infinity).

Si lo so qualcuno dirà che ormai tutti hanno visto questo capolavoro di umorismo, in realtà è meno frequentato di quanto pensiate. Alla sua quarta pellicola il regista americano scrive la sceneggiatura con Gene Wilder, qui veramente insuperabile. Sarà anche il bianco e nero ma pare che questo film non invecchi mai: umorismo ebraico, nonsense e attori perfetti, battute che oramai vengono citate. Vi innamorerete di ogni singola scena. Gene Hackman è presente nel film per una manciata di minuti ma è quasi irriconoscibile, lascio a voi scoprirlo.