Il rischio dell’esonero fa parte del gioco per ogni allenatore. Programmazione e precarietà sono due facce della stessa medaglia nella loro esperienza professionale. Che la brutta notizia arrivi la sera del 29 febbraio, in un periodo surreale della vita civile, alla fine di una partita di calcio persa dopo una prova mediocre della propria squadra contro l’ultima della classe, oltretutto disputata in un grande stadio completamente vuoto per ragioni di sicurezza sanitaria, piuttosto che in un’altra data o in altre circostanze, poco cambia per chi è il destinatario. Tuttavia è difficile immaginare che un peggior contesto sarebbe potuto capitare a Michele Marcolini, esonerato dal Chievo dopo la sconfitta casalinga con il Livorno.

Al posto del mister savonese è stato chiamato Alfredo Aglietti, già protagonista della promozione in serie A dell’Hellas ottenuta nel finale del campionato scorso. La decisione presa dalla dirigenza di via Galvani è giunta al termine di una scivolata imprevista quanto rumorosa. Un pesante testacoda che ha interrotto la tanto agognata continuità di risultati dopo una serie di prove convincenti anche sul piano del gioco, seguendo un cliché purtroppo non originale in questa stagione. Le prestazioni contro alcune delle formazioni meno strutturate della categoria (Trapani, Juve Stabia, Venezia e appunto quella contro l’undici di Roberto Breda) sono alla base di una scelta che ha l’obiettivo di stimolare il gruppo ora che il torneo entra nel vivo e le giornate che mancano al termine sono dodici.

Marcolini paga sì l’alternanza di risultati ma soprattutto le prove dei suoi uomini e i punti non ottenuti in una serie di confronti sulla carta ampiamente alla portata. I risultati negativi hanno ridimensionato la classifica e di riflesso le potenziali prospettive, fermo restando che nel suo percorso sulla panchina gialloblù sarebbe ingiusto non ascrivergli diversi meriti, a partire dalla gestione della prima fase della stagione in una sorta di emergenza di organico, affrontata peraltro con responsabilità, umiltà e pragmatismo. Con lui una serie di elementi, Leverbe e Šemper su tutti, arrivati a Verona privi di esperienza in categoria sono cresciuti sia sul piano qualitativo che caratteriale.

Non sono mancate neppure le scelte coraggiose (tra le varie, i debutti di Bertagnoli, Rovaglia e Zuelli) che potranno pagare in prospettiva. Ultimo ma non ultimo, Marcolini ha conferito alla sua formazione un assetto logico e stabile nonostante si sia dovuto confrontare con assenze costanti tra i giocatori di maggior cifra tecnica. Non sono mancati gli errori – la sensazione è che siano stati semmai più sul piano psicologico che tattico, visto l’approccio ad alcune gare – ma è evidente che non sia mai stato neppure particolarmente fortunato tra infortuni ed episodi a favore. Ogni volta che il suo Chievo ha giocato sottotono non ha mai pescato un jolly e ha finito sempre per perdere, mentre molte prestazioni convincenti hanno spesso prodotto un risultato striminzito rispetto alla mole di gioco espressa e le occasioni gol prodotte.

È dunque arrivato il momento Alfredo Aglietti. Il nuovo mister, ex calciatore del Chievo (dieci presenze e due reti nel 1999/2000), si troverà a gestire una rosa potenzialmente di buon livello che, con l’arrivo di Renzetti, ha trovato maggior equilibrio. Eredita una difesa tra le meno perforate della categoria; il punto sarà aumentare il delta di realizzazioni in avanti. Anche se forse manca forse un vero bomber d’area, le alternative per arrivare al gol, sulla carta, ci sarebbero. Il tempo stringe: già mercoledì sera si gioca ad Ascoli, poi lunedì arriva al Bentegodi il Cosenza. Dunque fin da subito si confronterà con lo spogliatoio. Per le risposte non occorrerà attendere molto. In fondo arriveranno direttamente dal campo.

(Foto per gentile concessione AC ChevoVerona / Maurilio Boldrini BPEfoto)