“L’Angelo dei Tagliapietra” è questo il titolo del terzo “libretto” della collana La Coda del Drago”una raccolta di storie che ha come obbiettivo quello di mettere su carta personaggi dello sport veronese e mantovano più o meno conosciuti, per raccontare le loro imprese e lasciare una memoria storica delle loro gesta. La storia scritta dalla brava Paola Colaprisco vede come protagonista un personaggio storico dell’atletica italiana, Angelo Tagliapietra, e i suoi figli: Mariano, Mauro e Paolo. Il libro è promosso con il patrocinio del Coni e redatto da un’idea e una collaborazione nate tra la facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona, nello specifico con gli studenti del corso giornalismo e letteratura sportiva, e i tre Panathlon Club gemellati: il Panathlon Gianni Brera-Università di Verona, il Panathlon Verona 1954 e il Panathlon Mantova Tazio Nuvolari e Learco Guerra. 

La storia di Angelo Tagliapietra comincia negli anni ’30 a Lugagnano di Sona. Ragazzo di umili origini, figlio di contadini e con cinque fratelli, sin da giovanissimo ci si rende conto che per “Angelin” correre era una cosa naturale e che gli piaceva tanto. A notarlo fu anche “il suo insegnante di educazione fisica, che lo scopre e lo lancia nella sua prima gara di mezzo fondo, che il giovane Angelo corse con le scarpe di stoffa e di feltro cucite a mano dalla madre”. Vero e proprio talento naturale, i tempi straordinari subito raggiunti gli permettono di trionfare già a Roma, nelle finali Nazionali di corsa campestre e nei 2000 metri. Comincia così a correre come mezzofondista, confermando gli ottimi risultati sia a livello regionale che nazionale. La gara preferita? Senza alcun dubbio i 1500 metri. L’anno di gloria per Angelo Tagliapietra è il 1949 quando appena maggiorenne a Bari si laurea come campione italiano negli Assoluti. Dopo i grandi successi in patria arriva la sua consacrazione sportiva anche a livello internazionale, sempre nell’estate del 1949, quando in un meeting a Milano riesce a battere il campione Olimpico in carica Reiff, in una gara con distanza di 1000 metri. Un detto dice: una volta arrivati in cima si può solo cadere” e così successe ad Angelo Tagliapietra che “o per mancanza di volontà, o per mancanza di obbiettivi, o perché non si è messo in pace con sè stesso, si faceva distrarre da tante cose, è stato performante solo per 9 mesi. Si potrebbe definire come la cicala dell’atletica veronese.” 

Al di là della carriera di questo giovane talento veronese, l’aspetto che ha incuriosito maggiormente l’autrice del libro, Paola Colaprisco, nel raccontare questa storia, è stato che anche i figli di “Angelin” ebbero una carriera come quella del padre, ottenendo grandissimi risultati per due o tre anni prima di incappare nella medesima sorte e passare come possibili campioni incompiuti: “è come se nel DNA dei Tagliapietra ci sia un meccanismo che ad un certo punto si inceppa non permettendo più di fare le grandi prestazioni precedenti.”

All’interno del libro ““L’Angelo dei Tagliapietra” sono raccolte alcune testimonianze di ex studenti o ex atleti che lo hanno avuto insegnante di educazione fisica o sono stati da lui stesso allenati, dove la costante è una sola: “Angelo di nome e di fatto”. Nonostante sia stato un po’ rude, nessuno degli intervistati ha mai avuto parole negative nei suoi confronti, ma solo e unicamente parole di profonda stima e grande riconoscenza. Angelo Tagliapietra ha lasciato il segno, sempre e comunque. 

Foto di copertina: panathlondistrettoitalia.it

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