La data di fondazione del Chievo è il 6 settembre. Se il sodalizio gialloblù fosse una persona in carne ed ossa gli sarebbe attribuito il segno zodiacale della Vergine. Ci sfugge completamente invece la posizione degli astri nell’attimo in cui i promotori di quel lieto momento davano corpo al club, oggi presieduto da Luca Campedelli. Siccome l’ascendente non è noto, possiamo solo fare supposizioni. La sensazione spontanea è che mister Marcolini vorrebbe fosse la Bilancia. Possibilmente da usare sotto la porta avversaria: per alzare le quotazioni di una classifica corta e tutto sommato ingrata, serve ritrovare un rapporto adeguato tra occasioni create, mancate e concretizzate.

I singoli

L’andamento della stagione in corso dice che, dopo un fisiologico assestamento iniziale e una positiva prima parte di torneo, il Chievo ha alternato risultati e prestazioni. Ora l’obiettivo Cesar e soci è ritrovare appena possibile quell’equilibrio esibito nei primi mesi. Sulla bilancia, nel senso più metaforico, nell’ultima settimana sono cresciute alcune prove individuali. Il peso specifico di Giaccherini è noto: dunque è confortante abbia offerto ottimi segnali di recupero della miglior condizione. In attesa di rivedere all’opera Ongenda, ottimo aver ritrovato Vignato: la sua personalità e i mezzi tecnici di cui dispone non sono evidentemente di questa categoria. Infine, arrivano segnali di crescita qualitativa anche di alcuni ragazzi che ad inizio stagione sembravano ancora acerbi.

Meggiorini esulta con i compagni dopo il gol al Pisa (Foto Bpe/MaurilioBoldrini)

Sarà che giocare al fianco del Boss è come partecipare ad un master post laurea: così, dopo qualche timidezza e incertezza iniziale, Leverbe sta acquisendo sicurezza e personalità tanto da risultare con costanza tra i migliori nelle ultime uscite. Discorso analogo, per certi versi, si può fare per Šemper ed Esposito, visto che entrambi appaiono cresciuti innanzitutto sul piano della consapevolezza. Per loro, strada facendo, l’inesperienza è stata forse un punto debole che non ha permesso di contestualizzare immediatamente le responsabilità. Dopo una flessione, soprattutto del portiere, ora entrambi stanno mettendo a disposizione le loro potenzialità in maniera più efficace. Per il secondo, giocatore di lotta e governo, la migliorata capacità di lettura nella gestione del possesso gli permette di enfatizzare l’innato dinamismo e una conclamata dose di grinta. Anzi:, il centrocampista ha tutto per diventare nel tempo una fonte di ispirazione in termini di esempio, a prescindere dal fatto di giocare in una formazione in cui l’età di alcuni compagni è evidentemente più elevata.

Questione di gol

Al di là dell’aspetto anagrafico, avere un Esposito nel motore aiuta. Una determinazione agonistica che purtroppo il Chievo finora non ha avuto in maniera proporzionale sotto porta. I gol mancati in serie, per errori o sfortuna – la giocata di Vignato al novantesimo a Pisa è un esempio lampante nel secondo caso – stanno penalizzando le prestazioni e mortificando punteggi, classifica e lavoro settimanale. Anche perché il Chievo ha un ordine tattico e un’idea di gioco. Se Renzetti ha completato l’assetto in fase di copertura e spinta sulla corsia sinistra, il punto debole restano le finalizzazioni e la costante di una copiosa produzione offensiva poco proficua. Ovvero: il paradosso è che anche quando la prestazione è sotto tono (come contro il Venezia) comunque si crea di più degli avversari. Altrimenti, quando i gialloblù dominano per larghi tratti e tirano cinque o sei volte in porta, per vincere le partite o comunque far punti alla fine devono affidarsi a colpi di genio. Come Di Noia contro la Cremonese, Ceter con il Perugia, fino all’ultimo di Meggiorini all’Arena Garibaldi.

L’equilibrio che manca al Chievo in termini di costanza delle prestazioni è sicuramente una chiave da considerare. Però, parafrasando Amleto, segnare o non segnare è il vero problema. A meno sei dalla promozione diretta e a due punti dai playoff, trovare la soluzione rimetterebbe la bilancia in pari.