Una delle cose giornalisticamente più inutili e attira critiche è l’immancabile pezzo con la “classifica di fine anno”. Non importa che l’argomento sia la migliore performance sportiva, la più assurda sparata politica o la parmigiana di melanzane più buona del mondo, tanto chi la scriverà verrà comunque massacrato da chi – inevitabilmente – non si troverà d’accordo; per scongiurare possibili linciaggi, il segreto sarebbe quello di redigere un elenco di almeno 100 voci, in modo tale da accontentare un po’ tutti e di farla franca con classe e furbizia ben calcolata. Facile, nevvero? E invece non è ciò che faremo, siore e siori, perché qui a “Il Nazionale” il masochismo lo prendiamo quasi come una religione, perciò vai con la classifica dei 5 (cinque!) titoloni cinematografici di fine anno!

I titoli imperdibili del 2019 secondo il parere, tanto personale quanto opinabile, del sottoscritto :

1. Il miglior film dell’anno, per freschezza, vitalità, originalità e per la capacità di arrivare a tutti, è un film coreano: Parasite, di un mai così in forma Bong Joon Ho. La storia della particolare scalata sociale di una disagiata famiglia cresciuta nei bassifondi di una città della Corea del Sud, è raccontata con grande stile dal regista, che spazia dalla commedia al dramma, senza scordare venature da thriller. Imperdibile.

2. The Irishman. Scorsese torna ai suoi temi più cari e se l’originalità della pellicola non è tra i suoi punti di forza, così come la parte tecnica che riguarda il ringiovanimento digitale dei protagonisti, l’entusiasmo che ci mette nel raccontare la vita di Frank Sheeran (un ottimo De Niro) che incrocia quella di Jimmy Hoffa (un ritrovato, splendido Al Pacino) grazie anche al mafiosetto Russell Bufalino (un Joe Pesci mai così grande), è davvero contagioso e si resta incollati allo schermo per tre ore e mezza senza grandi sforzi, sempre che siate nella serata giusta perché, pur essendo un “prodotto Netflix”, non è certo la commediola con Adam Sandler per tutta la famiglia.

3. Con Dolor y Gloria Pedro Almodóvar dimostra, ancora una volta, di essere uno dei più bravi cineasti al mondo e ci fa dono della migliore interpretazione di Antonio Banderas da molti anni a questa parte, visto che ormai lo avevamo quasi dato per disperso in produzioni poco rilevanti. La pseudoautobiografia del regista spagnolo riesce ad ammaliare e coinvolgere lo spettatore, in un turbinio di sentimenti ed emozioni che da cifra stilistica diventano vita vera.

4. Midsommar – Il villaggio dei dannati. Un film horror in classifica, ma stiamo scherzando?!? No e neppure il giovane regista Ari Aster che, alla sua seconda prova dopo l’altrettanto buono Hereditary: Le radici del male, in quasi due ore e mezza si conferma un vero Autore e alimenta le speranze degli appassionati del genere, troppo spesso considerati degli organismi monocellulari dall’industria hollywoodiana che sforna prodotti fotocopia usa e getta ad altezza teen ager.

5. Vice – L’uomo nell’ombra entra in classifica per un soffio, essendo uscito nelle sale italiane il 3 gennaio di quest’anno. Il regista e sceneggiatore Adam McKay spinge ancor di più sul pedale del grottesco rispetto al suo precedente La grande scommessa e, grazie ad un quasi irriconoscibile Christian Bale negli ingombranti panni di Dick Cheney, racconta con intelligenza e feroce ironia un pezzo della Storia americana, che poi è la Storia che riguarda il mondo intero. Un Cinema di denuncia che sa deridere i potenti, scritto con arguzia da un autore che, solo fino a qualche anno fa, si pensava non potesse andare oltre a titoli come I poliziotti di riserva o Anchorman 2 – Fotti la notizia.

E Tarantino? E Joker? Tranquilli, vi ho già preparato il mucchietto di pietre da lanciarmi, tanto il Natale è già passato e non siete più obbligati a essere buoni.

(La foto in evidenza: una scena tratta dal film Midsommar – Il villaggio dei dannati)