Le Sardine hanno vinto la sfida della piazza. Autoconvocatesi nell’ostile Verona, in una giornata che non vedeva nella città di Giulietta iniziative della Lega, hanno portato più di qualche migliaio di persone a riempire Piazza Isolo, nel cuore di quella Veronetta da sempre quartiere “contro” rispetto alla narrazione mainstream cittadina.

Il confronto tra la manifestazione di ieri e l’ultimo evento di piazza del centrodestra, risalente allla campagna elettorale per le Amministrative del 2017 a Verona, è piuttosto impietoso. Con un Segretario di partito nazionale, un Governatore di Regione e diversi altri politici di più o meno di grande cabotaggio – tra cui ovviamente anche il candidato sindaco Federico Sboarina – si riempì a malapena Piazza Dante, per dimensioni ben più piccola di Piazza Isolo.

Le Sardine, oggi, nascono come prevedibile reazione alla Destra salviniana, e sono (anche) l’espressione di una insofferenza dal basso rispetto alla narrazione “sovranista-populista” che si vuole accreditare unica rappresentante del “popolo”. Ora, però, devono decidere cosa fare da grandi. Se essere, cioè, l’ennesimo ciclico sussulto antipolitico della sinistra che produsse “i Girotondi” nel 2002, “il Popolo Viola” nel 2009 e alla fine divenne uno dei rivoli che alimentò il fiume dell’antipolitica di M5S o meno.

L’organizzazione politica non sfugge le categorie weberiane. I movimenti politici “dal basso” non esistono. O si strutturano e si danno un’organizzazione o emerge un leader carismatico che ne assume la guida. La parabola del “Popolo Viola” lo sta a testimoniare. Partito come una mobilitazione di blogger, oggi ne resta traccia solo nella pagina satirica di Facebook “il Popolo marrone”. L’Italia sta entrando in una fase “post p opulista”. Il duplice fallimento dell’esperienza di governo nazionale di M5S, unito alla disastrosa prova amministrativa che ha dato a Roma condannano il movimento fondato da Grillo alla dissoluzione, solo rimandata dalla resistenza che sta opponendo alle urne. Il suo fallimento è anche il fallimento di un’idea di politica “dal basso” che possa fare a meno dei cosiddetti “corpi intermedi” e di una classe politica di professione. Cosa verrà dopo di M5S al momento non è chiaro, come non è chiaro se le Sardine potranno diventare l’ennesimo rivolo che darà vita ad un nuovo movimento “antisistema” che occuperà il vuoto che M5S presto lascerà. Ciò che è certo, però, è che se non vorranno essere l’ennesima occasione mancata della politica italiana dovranno presto dotarsi di una struttura e di una narrazione che vada oltre l’antisalvinismo. Le Sardine vivono un paradosso: nonostante siano emerse nel momento in cui a Roma è insediato un governo che si potrebbe definire “amico”, in cui la sinistra è azionista, si connotano come un movimento che vuol essere di opposizione a un partito che ora è all’opposizione, e le loro modalità di mobilitazione sono tipiche di un movimento di contestazione “antisistemica”. Implicitamente, quindi, si dichiarano minoritarie dando quasi per scontato e accettando il ruolo di oppositori ad una narrazione che in qualche modo non solo è percepita maggioritaria nel paese ma che si da per scontato che nel medio termine possa essere vincente.