Le Sardine di Verona, o “Sardelle” come sono state bonariamente soprannominate da alcuni, hanno raggiunto il loro scopo. Ieri sera hanno coinvolto migliaia di persone in una manifestazione pacifica, solidale e per molti aspetti emozionante. Al di là del solito giochino sui numeri – “erano tremila”, “no settemila”, “sì, ma la questura dice duemila”, “ma guarda che in realtà erano seimila”, e via dicendo – è chiaro a tutti che la piazza di Verona, nel concreto Piazza Isolo, ieri sera ha lanciato un messaggio importante. E cioè che anche nella nostra città c’è quell’esigenza, emersa da Bologna e poi proseguita a Modena e via via nelle altre città d’Italia in un efficace effetto domino, di finirla con i toni accesi del “sovranismo-populismo” che caratterizza questi tempi e che (finalmente) è ora di tornare a fare bene la Politica. Quella con la P maiuscola.

Attenzione, non era, quella di ieri, una riunione di nostalgici comunisti, come è stato detto dai denigratori. Anzi. Chi c’era – e noi c’eravamo – ha potuto vedere una piazza gremita, trasversale per fasce d’età e per ceto sociale, senza bandiere e senza etichette. E l’essere sì politica, ma certamente non partitica (almeno per il momento) ha permesso agli organizzatori di non prestare il fianco ad alcun tipo di “strumentalizzazione”. Da una parte e dall’altra. Anche se poi, ovviamente, c’è chi l’ha fatto ugualmente, forzando volutamente la mano.

Sì, c’erano tanti capelli bianchi, è vero, ma anche tantissimi giovani, i veri trascinatori dell’evento, e se le vecchie generazioni si lasciano ancora muovere dalle nuove riteniamo si tratti di un ottimo segnale.

Una città come Verona che riesce a manifestare in questo modo, spontaneo, lancia un segnale positivo a 360 gradi, perché se nasce una generazione di giovani che fanno dell’impegno politico e della partecipazione un loro credo, in anni come questi, allora il futuro non appare poi così grigio. Anzi. Ieri sera si notavano gli sguardi, i volti delle persone. Emergevano prepotentemente, più di ogni altra cosa. Abbiamo visto nel sorriso degli occhi e nell’ironia dei tanti cartelli la miglior risposta alla rabbia che certa politica semina quotidianamente e che fa purtroppo breccia, colpendo la pancia dell’elettorato.

Negli ultimi anni in Italia abbiamo visto piazze gremirsi sull’ondata dell’antipolitica gridata. Ieri, invece, abbiamo visto una manifestazione composta che, al contrario, chiede tranquillamente e semplicemente “più politica”. Anzi, una buona politica. Ed è questo il vero messaggio che ha fatto breccia nel cuore di tante persone, accorse ieri sera per appoggiare questo movimento. Arriviamo d’altronde, da anni di scatole vuote, di slogan, di frasette accattivanti sui social, ma purtroppo di programmi, di contenuti e di una visione strategica per dare un futuro a questo paese, purtroppo, non ne sentiamo da tempo. Insomma, pare proprio che questi ragazzi abbiano centrato il punto: quel bisogno primario di politica, nel senso più alto e nobile del termine.

Quello di avere una visione del futuro che non sia l’urlo, che non sia la scappatoia breve, ma un pensiero e un ragionamento articolato. Anche se, nei commenti dei politici di casa nostra visti ieri sera in tv, emerge il commento del direttore de “L’Arena” Maurizio Catteneo, l’unico a capire davvero i contenuti di quanto stava in quel momento avvenendo in Veronetta. Per gli altri si è trattato del solito e immarcescibile terreno di scontro. Peccato.

Poi sia chiaro: come giustamente ha sottolineato da Luca Comper nel suo articolo, prima o poi questo movimento dovrà evolversi in “qualcosa” e ancora non si sa bene che direzione prenderà, ma al momento tutto quello che possiamo dire è che siamo di fronte a una vera e propria “invocazione” di popolo. Un’invocazione che proviene in primis dai ventenni e questo è un dato che colpisce e che ci ricorda, in qualche modo, anche il movimento ambientalista di portata mondiale scaturito dall’adolescente Greta Thumberg, che ha saputo risvegliare con i suoi cartelli e i suoi sit-in di fronte al Parlamento svedese una coscienza ambientalista in tantissimi coetanei. E soprattutto in molti adulti. E, al di là di tutte le distinzioni del caso, se non è un merito questo…

Un’ultima riflessione: accomunare le Sardine alle iniziative del passato come quello dei Girotondi non ci appare corretto. Qui siamo di fronte a un fenomeno che per molti aspetti risulta, anzi, esattamente agli antipodi. Mentre i Girotondi di Nanni Moretti (ma se vogliamo anche il “Vaffa Day” di Grillo) partivano dalla cosiddetta “Intellighenzia”, che non a caso ne discuteva allegramente nei salotti buoni di Roma e Milano, il presidio delle Sardine nasce invece dal basso ed è un movimento orizzontale, non certo piramidale. Quello prestava il fianco a una certa critica di “radicalchicismo”, mentre questo unisce fasce sociali, d’età, di ceto e via dicendo senza distinzioni. E se ci pensate si tratta proprio di una bella differenza.

Ha collaborato all’articolo Lorenzo Fabiano. Le foto sono di Osvaldo Arpaia.