In attesa del 53esimo Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier, che quest’anno vede protagonista la nostra Verona, città che lo ospiterà dal 22 al 24 di novembre, abbiamo intervistato il presidente AIS Italia Antonello Maietta riguardo alla tematica centrale del Congresso stesso, ovvero il futuro dell’enoturismo in Italia e l’evoluzione della figura del sommelier, sempre più protagonista come ambasciatore e narratore del nostro territorio.

Quali sono stati i motivi che hanno portato AIS alla scelta del focus sull’enoturismo per questo 53esimo Congresso Nazionale?
«È indubbiamente una scelta che nasce anche dalla recente attuazione del decreto sull’enoturismo che, equiparando fiscalmente il turismo in cantina all’attività agrituristica, regolarizza le accoglienze e le degustazioni nelle aziende vitivinicole, attività che fino ad ora venivano gestite in modo ibrido. Dopo un anno di attesa da quando è stato presentato il testo, è infatti arrivata, a marzo scorso, la firma sulla normativa sull’enoturismo approvata in Conferenza Stato-Regioni, rendendola finalmente operativa.
In questo contesto la scelta di AIS è stata quella di capire, dopo tanto parlare di turismo del vino, se esistano dei professionisti, oggi, in grado di accogliere le persone all’interno delle cantine. Dopo avere osservato e analizzato l’evolversi del fenomeno ci siamo resi conto che molti di coloro che fanno hosting e accoglienza nelle aziende vitivinicole sono soci AIS o comunque hanno frequentato i nostri corsi. C’è infatti chi fa l’enologo, chi l’agronomo e, giustamente, c’è anche chi accoglie in cantina e racconta l’azienda agli appassionati o ai turisti enogastronomici: possono infatti essere i titolari stessi a farlo oppure persone esterne che fanno questo di mestiere. In quest’ottica ci siamo focalizzati sul fornire un’offerta didattica che tenga conto di queste competenze, ormai sempre più necessarie. 
Ci siamo poi chiesti perché non creare, dunque, un percorso specifico proprio su questo. È ormai da un anno che per noi l’enoturismo è il tema dominante, lo abbiamo infatti reso protagonista della Giornata Nazionale della Cultura del vino, che facciamo ogni anno nel mese di maggio, proprio perché fungesse da volano per quest’evento congressuale.»

Ci saranno quindi delle modifiche per quanto riguarda la didattica AIS, per la preparazione dei futuri sommelier?
«Diciamo che ci sarà la possibilità, per chi è già sommelier, di aggiornare la propria preparazione e approfondire questi aspetti attraverso dei moduli dedicati, ma indubbiamente il percorso formativo AIS andrà a modificarsi e sarà sempre più teso e ottimizzato a implementare questi aspetti, poiché ci è sempre più richiesto soprattutto da chi lavora in questo settore. Le competenze del sommelier, oggi, devono poter spaziare da una sempre maggiore conoscenza del patrimonio culturale di un determinato territorio, fino alle modalità di relazionarsi con la psicologia del cliente e a una più approfondita dimestichezza con le lingue straniere».

La stessa figura del sommelier sta cambiando e si è modificata molto velocemente in questi ultimi tempi
«In effetti sì, è molto cambiata. In passato si pensava al sommelier soltanto come colui che, all’interno di un ristorante o comunque di un’attività di ristorazione stappava le bottiglie, gestiva la cantina e curava la carta dei vini. Oggi è decisamente qualcosa di diverso: è un comunicatore del vino e dell’enogastronomia a tutto campo. Visto il diffondersi e l’apprezzamento, in questi ultimi anni, per questa nuova figura, ci siamo chiesti perché non insistere e investire proprio su questo.
AIS, in verità, è proprio nata come entità a disposizione della cultura del vino e del suo territorio. Oggi possiamo provare a migrare questo tipo di conoscenze all’interno dei luoghi deputati al servizio del vino, e le cantine oggi sono sicuramente il baluardo di tutto ciò: le aziende si stanno organizzando in questo senso e hanno anche compreso che un visitatore ospitato in casa propria, se ben accolto, diventa un ambasciatore di quel luogo specifico o di quella cantina specifica.
È ormai accertato, inoltre, che il viaggiatore contemporaneo sempre più sceglie la propria destinazione in correlazione alla presenza di cantine, produttori e attività enogastronomiche, anche solo per una gita breve o un fine settimana fuoriporta.» 

Le stesse cantine stanno ormai da qualche anno investendo in modo consistente nell’accoglienza.
«Proprio così. Non è difficile capire che il visitatore oltre che ambasciatore è comunque un acquirente potenzialmente fidelizzato e per una cantina, a fronte di un investimento magari non troppo oneroso sull’accoglienza, si presenta la possibilità di un ritorno economico immediato. Il testo di legge appena approvato agevola molto le realtà vitivinicole in tal senso, prima la situazione legislativa era un po’ fumosa – sostanzialmente, senza la licenza di un winebar, per assurdo era possibile vendere una bottiglia ma non fare una degustazione, così come non si potevano fatturare le visite in cantina come tali, nda – , ora c’è invece l’opportunità e lo stimolo, per i produttori, di aderire a queste attività anche con dei vantaggi fiscali non indifferenti.»

Il sommelier, quindi, professionalmente è una figura in crescita? Solo nell’enoturismo? Qual è la visione di AIS?
«Una professione in crescita di certo, quella del sommelier. Sia per numero di iscritti, che di anno in anno vediamo aumentare (ormai abbiamo abbondantemente superato le 40mila unità), che come incremento di AIS stessa, che è cresciuta del 50% negli ultimi otto anni: numeri da capogiro, a ben vedere. È vero che non tutti utilizzano il corso con finalità professionali, ma abbiamo molti riscontri nella fascia degli under 30, che spesso, attraverso la formazione del corso, cercano nuove opportunità di lavoro o di aumentare le proprie competenze per nuovi sbocchi lavorativi. La crescita però non riguarda solo l’enoturismo: anche nella ristorazione classica ci sono nuovi stimoli e uno spirito diverso nel porsi alla clientela. I sommelier oggi non ricoprono più per forza un ruolo univoco e non sono più relegati esclusivamente a ristoranti di fascia alta e medio alta, motivo per il quale possono anche essere meno identificabili. Li possiamo facilmente incontrare in ambiti più informali ma in un certo modo rendono la diffusione della cultura del vino più capillare e alla portata di tutti.»

Dopo mesi di fermento e preparativi, che hanno visto l’impegno e la preparazione della delegazione AIS Veneto sotto la direzione del presidente Marco Aldegheri, è tutto pronto per la tre giorni di eventi del Congresso, che andrà a unire, ai momenti di lavoro e confronto associativo, tour enogastronomici, degustazioni, laboratori, saloni del gusto, coinvolgendo sia professionisti che appassionati in un percorso che intreccerà cultura, enologia e gastronomia.

Il convegno sugli obiettivi dell’enoturismo in Italia, dal titolo “Trasformare il terroir in destinazione turistica”, sarà aperto a tutti e si svolgerà sabato 23 novembre alle 10 ospitato dal Teatro Filarmonico. Per tutti gli eventi è necessario registrarsi sul portale del Congresso, all’indirizzo congressonazionale.aisitalia.it , dove è inoltre possibile consultare il programma completo.