È stata presentata stamattina in sala Arazzi a palazzo Barbieri la 39esima edizione del Festival di cinema africano di Verona alla presenza dell’assessora alla cultura Francesca Briani. Venti film in concorso in città tra i lungometraggi della sezione PanoramAfrica e i cortometraggi di AfricaShort , al Teatro Santa Teresa, dall’8 al 17 novembre e poi Festival in Tour dal 18 novembre fino all’8 dicembre toccando 25 territori in città e provincia. Tanti ospiti, premi e giurie, e ancora eventi al Museo africano, in libreria, al Circolo del Cinema e gli spettacoli a teatro. E poi, nel 2020 a luglio all’interno della manifestazione “MA che estate!” dei padri comboniani i 10 film all’interno della sezione Viaggiatori&Migranti.

«Il manifesto di quest’anno, un’opera dell’artista keniano Cyrus Kabiru, insiste sullo sguardo – spiega Stefano Gaiga, direttore artistico del festival scaligero –. Sguardo che vuole andare oltre per capire di più un Continente ricco e sfaccettato, cosa indispensabile di questi tempi. Del programma che ci aspetta tre sono le prospettive che proponiamo: l’attualità, la storia e la donna. Donna come le tante registe e le tante storie al femminile che abbiamo scelto di far parlare.»

Se lo sguardo si allarga, raggiungendo, attraverso i film e gli eventi proposti, più prospettive, la visione sarà più ampia e critica e anche l’approccio sarà diverso. Perché non è questione di lenti, tantomeno di diottrie, ma di occhi che sappiano andare oltre… al di là della visione restrittiva da cui l’Africa viene solitamente guardata, contaminata da pregiudizi e prese di posizione che hanno poco a che fare con l’orizzonte, anche culturale, ampio e variegato che rende maggiore giustizia e dignità a questo continente. E il Festival lo fa con 115 proiezioni tra Verona e Provincia che toccano 15 Paesi africani differenti (Rwanda, Tunisia, Senegal, Kenya, Mauritania, Marocco, Swaziland, Madagascar, Egitto, Ciad, Sudan, Sudafrica, Burkina Faso, Algeria, Nigeria).

Una scena di Subira, in concorso a PanoramAfrica che sarà proiettato l’8 novembre alle 20.30 al Teatro Santa Teresa

E il Festival è sempre più internazionale con tanti ospiti, compresi i registi, provenienti da differenti Paesi, oltre al ritorno delle giurie. «L’edizione 2019 del Festival vede il ritorno di una tradizione che per tanti anni ha fatto parte della storia del Festival: la Giuria internazionale per le sezioni in concorso – spiega Giusy Buemi della direzione artistica –. Avremo con noi la studiosa di cinema Amina Lamghari, la giornalista Miela Fagiolo D’Attilia, e il compositore belga Christian Leroy.» Si confermano le giurie della Casa circondariale di Montorio, la giuria degli studenti universitari con 45 partecipanti, la giuria di Viaggiatori&Migranti e la giuria Spazio Scuole, quest’anno con il liceo artistico Nani-Boccioni. Oltre al critico Giuseppe Gariazzo.

E si arriva anche nelle aule magne di istituti cittadini di vario ordine e grado, con il coinvolgimento di oltre 7000 studenti e 400 insegnanti. Parlare di diritti non è mai banale né superfluo. Se poi, come quest’anno, ricorre un anniversario fondamentale, che segna i trent’anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, farlo è praticamente d’obbligo. «Il 20 novembre 1989, veniva approvata a New York la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ricorda la responsabile dello Spazio Scuole del Festival e dell’ufficio educazione di Progettomondo.mlal, Rossella Lomuscio –. La Convenzione ha segnato un importante cambiamento: bambini e bambine, ragazzi e ragazze sono diventati soggetti titolari di diritti. Il cinema ha spesso avuto un ruolo importante nell’affrontare tematiche inerenti i diritti delle persone. Per questo può essere di grande aiuto e diventare un dispositivo pedagogico interessante per introdurre molti argomenti, per stimolare discussioni, per approfondire alcune tematiche, per far sentire gli studenti “dentro il problema”, per facilitare l’assunzione di punti di vista decentrati e, al tempo stesso, per aiutare gli studenti a parlare anche di sé in maniera più mediata e rassicurante, attraverso le esperienze vissute dai protagonisti dei film.»

Un momento della conferenza stampa di presentazione del Festival

Le visioni dei film, in città e provincia, come tutti gli anni, costituiscono la parte più corposa del programma. Ma anche quest’anno la proposta di eventi correlati al Festival è ricca: dalla mostra al Museo africano (visitabile fino all’8 dicembre e accompagnata da laboratori e offerte didattiche) alle presentazioni di libri e workshop alla libreria Pagina12; da aperitivi con gli ospiti al Circolo del Cinema alla biciclettata con Fiab Verona. Amici della bicicletta; dagli aperitivi con le comunità africane al reading su don Angelo Vinco. Tutti gli eventi di questa 39esima edizione, dentro e fuori le sale dei cinema, vogliono essere portatori di nuovi sguardi e prospettive, nel tentativo d’incidere su una realtà che ha bisogno di altri punti di vista e nell’ottica di educare lo sguardo di tanti fruitori e fruitrici che conoscono, o riconoscono, l’Africa attraverso gli schermi del Festival del Cinema Africano di Verona.