Da film con pagliaccio killer a pagliacciata è un attimo?
Un film che galleggia, ma di rado affonda nelle emozioni dello spettatore. Da vedere, principalmente per completezza.
Un film che galleggia, ma di rado affonda nelle emozioni dello spettatore. Da vedere, principalmente per completezza.
Settembre dev’essere il mese dei clown, perché alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il Joker di Todd Phillips si è portato a casa il Leone d’oro quale miglior film che, per il sottoscritto, può solo significare che gli altri titoli in concorso non erano poi ‘sto granché.
Pur con motivazioni differenti al termine della visione, anche questo IT – Capitolo due non è riuscito a entusiasmarmi, perché tradisce le aspettative decisamente molto alte lasciate dal Capitolo uno.
Della vecchia versione televisiva ormai ho un vago ricordo perché è da troppi anni che non la rivedo, ma mi è rimasta nella memoria la sensazione che la parte “adulta”, quella con i ragazzini ormai cresciuti che devono nuovamente affrontare Pennywise, fosse nettamente inferiore alla precedente. Colpa di Stephen King, colpa dello sceneggiatore Gary Dauberman o colpa del regista Muschietti, ma è esattamente ciò che è accaduto anche questa volta: Il Capitolo Due non vale la metà del Capitolo Uno e questo malgrado un’iniezione da cavallo di steroidi nel cast, negli effetti speciali, nella durata della pellicola.
Cast. Due sono i nomi di richiamo che dovrebbero far palpitare la platea: il primo è quello di un convincente James McAvoy che, pur trovandosi in un film corale è, in realtà, il perno su cui gira l’intera storia. Il secondo è quello della solitamente eccellente Jessica Chastain, la quale purtroppo non riesce a essere all’altezza della sua straordinaria versione giovanile Sophia Lillis. Perfetto il resto della banda, nulla da obiettare, con un incontenibile Bill Skarsgård che questa volta può dar sfogo al suo clown malvagio per molte più scene e… molte più smorfiette.
Effetti speciali. “Ma quanto era fatto male il ragnone della versione del 1990?!?”. “Sì, vabbè, però in questa del 2019 tutti ‘sti effettacci digitali non farebbero paura neppure a un ragazzino abituato ai giochi ammazza-zombie della Playstation 4, dai!”
In sintesi, non siamo mai contenti. Il che sarà anche vero, però i soldi in questa produzione si vedono tutti, sono lì davanti agli occhi e si capisce che l’intenzione era dare sempre di più al pubblico assetato di sangue, ma se poi questo sangue è fatto solo di pixel insapori e inodori che non sporcherebbero neppure un Tampax, che senso ha? Non fraintendetemi, non sono un nostalgico del lattice e della gommapiuma a tutti i costi, però qui è davvero tutto troppo pulitino e asettico per spaventare veramente. Già nel film di due anni prima gli effetti in CGI facevano un po’ storcere il naso, ma qui se ne abusa fino all’assuefazione. E poi diciamolo: i ragazzini ringiovaniti nei flashback con l’aiuto del digitale fanno proprio schifo. Posso capire i “problemi tecnici” dovuti al fatto che nei due anni trascorsi tra la lavorazione della prima e della seconda parte alcuni di loro siano cambiati fisicamente (su tutti Jeremy Ray Taylor e Finn Wolfhard), ma così sembrano quelle nostre amicizie che sui social postano improbabili autoscatti piallandosi con filtri ridicoli, anche se hanno solo vent’anni. Si diceva che per l’occasione avrebbero ricorso alla stessa elaborata tecnica utilizzata per ringiovanire Samuel L. Jackson in “Captain Marvel”; beh, sarà anche così, ma allora qualcosa dev’essere andato storto, tipo il classico bicchierone di Coca Cola che cade inavvertitamente sulla tastiera del computer e scatena la Terza guerra mondiale. Una roba del genere.
Durata della pellicola. No, ma davvero ci dovete mettere 165 minuti – due ore e quarantacinque! – per [ATTENZIONE: SPOILER, NON LEGGETE LA PROSSIMA RIGA!] far fuori un pagliaccio assassino a parolacce?!? E senza contare gli altri 135 minuti precedenti, quando invece anni prima al regista Tommy Lee Wallace ne bastarono in tutto 192 ed era pure una mini serie televisiva!
Dai, su… Comprendo l’autoironia del personaggio scrittore del film (sempre McAvoy) incapace di dare un degno finale ai suoi libri, però un’aggiustatina anche qui perché non darla? In fondo è tradendo Shining che venne fuori un capolavoro ed è pure cambiando totalmente il finale a The Mist che abbiamo una delle più belle conclusioni di un film horror che la Storia del Cinema di genere ricordi.
Quindi tutto brutto e da dimenticare? Ma no, tanto lo so che andrete a vederlo comunque, perché è esattamente ciò che farei io anche dopo aver letto la peggior recensione del mondo, ma i difetti che in un’altra occasione avrei forse potuto perdonare in questo caso lasciano un saporaccio in bocca che sa di occasione mancata, di fiducia mal riposta. Ecco, fate conto di aver appena mangiato il caco più maturo, buono e dolce della vostra vita e, subito dopo, ne addentate un altro che pensate essere uguale, ma che si rivela mezzo acerbo e sgradevolmente allappante. Uguale.
Un film che galleggia, ma di rado affonda nelle emozioni dello spettatore.
Da vedere, principalmente per completezza.
Voto: 3/5
IT – Capitolo due
Regia di Andy Muschietti
Con Bill Skarsgård, James McAvoy, Jessica Chastain, Bill Hader, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone, Andy Bean, Jaeden Lieberher, Wyatt Oleff, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Jeremy Ray Taylor, Chosen Jacobs e Jack Dylan Grazer