Andrea Velardi

Il consigliere della Lega Andrea Velardi usa toni trionfalistici: «In quaranta giorni delibera, vademecum, regolamento, intervento. Nel mezzo, concertazione e tavolo di lavoro con gli operatori del settore, con varie integrazioni e disposizioni che verranno adottate. In 90 giorni “magari” sarà tutto sistemato a puntino. Si lavora. Nel frattempo si sono abbondantemente superati i 13.000 download, la gente ha scoperto un mezzo nuovo, utile per micro spostamenti, che è meglio di dieci Mobility Day (fuori dal centro si chiama Immobility Day, ndr)». Un successo su tutti i fronti, quindi. Perdonateci le perplessità, ma è innanzitutto quel “magari” a seminare dubbi. E poi c’è il resto.

Forse il buon Velardi non se n’è accorto, ma da metà settembre nel cuore di Verona le vie delle Signore sono finite: non si passeggia dove stanno d’intralcio indisturbati i monopattini. Soste selvagge su marciapiedi e vie pedonali, persino un bagnetto nell’Adige: non è proprio mancato nulla in queste settimane di caos nella sempre più monopattinata Verona. La faccenda scalda gli animi dell’agone politico. A gamba tesa è intervenuto il vicepresidente del consiglio regionale del Veneto Massimo Giorgetti: «Abbiamo visto monopattini sfrecciare per le vie di Verona noncuranti dei divieti, dei pedoni e degli autoveicoli, creando pericoli ed anche disservizi intralciando il trasporto pubblico locale. Questo mezzo di trasporto inoltre – aggiunge Giorgetti – è uno strumento totalmente diseducativo dal punto di vista ambientale. In una città come Verona, per le sue dimensioni e per i servizi pubblici esistenti, sarebbe più salutare spingere i nostri giovani a percorrere quattro passi a piedi piuttosto che rischiare che si facciano male, sfrecciando su un monopattino, per spostarsi semplicemente di qualche centinaia di metri. Abbiamo visto monopattini parcheggiati sulle fermate dell’autobus, gettati a fianco dei cassonetti, addirittura nelle acque dell’Adige, dobbiamo forse aspettare che qualcuno si faccia male? Chiedo a gran voce – conclude l’esponete di Fratelli d’Italia – che vengano vietati immediatamente». Insomma, una reprimenda e una bocciatura in piena regola.

Detto che la maleducazione in questo Paese non ha confini, un rilievo va fatto pure agli amministratori, che la faccenda l’hanno presa un po’ troppo alla leggera. Il Comune, più temporeggiatore del celeberrimo Fabio Massimo Quinto, ci mette ora finalmente una pezza e stila un decalogo su tavole draconiane (pardòn, Altamure) per dotare di nuovi paletti il regolamento già esistente. Le novità riguardano soprattutto l’identificazione di chi sale sul monopattino, che dovrà essere legata ad un documento di identità, e alla conseguente possibilità per la ditta si avvalersi sull’utente in caso di infrazione. Quindi la predisposizione di aree specifiche nelle principali piazze cittadine e nei luoghi di maggiore interesse riservate all’esclusivo parcheggio dei monopattini: In Piazza Bra, Piazza Erbe, delle Poste, nel Piazzale della Stazione, ma anche all’Università o in zona Tribunale, saranno creati dei minihub, delle zone in cui lasciare ma anche noleggiare il dispositivo, in aggiunta agli stalli per bici e ciclomotori già a disposizione Al di fuori di queste aree sarà vietato parcheggiare il monopattino, salvo essere rimosso dalla Polizia municipale.

Le aziende avranno tempo fino al 20 novembre per aggiornare il proprio software in modo che il noleggio avvenga solo dopo la registrazione del documento di identità, responsabilizzandone all’uso l’utilizzatore. Al momento del rilascio, invece, l’app si bloccherà solo dopo aver ricevuto una foto che certifica dove e come è stato parcheggiato il mezzo. Ciascuna azienda dovrà fornire un numero di emergenza che i cittadini potranno chiamare in caso di monopattini parcheggiati in modo selvaggio o per altre emergenze. Rientra nell’accordo anche la realizzazione di una campagna informativa a carico dei gestori sul corretto utilizzo dei dispositivi, con incontri da programmare anche nelle scuole superiore e all’Università. La Polizia municipale annuncia di intensificare i controlli con test di verifica sulla velocità consentita sui dispositivi che, come da regolamento, non può superare i 20 km orari.

Roberta Frisoni

Tutto risolto quindi? Perdonateci lo scetticismo. A Verona la sperimentazione della micromobilità sostenibile, i cui cardini sono stati fissati lo scorso mese di luglio dal Decreto Toninelli, ha preso il via lo scorso settembre: stilato il regolamento (ricordiamo che l’utilizzo del mezzo è vietato ai minori di 14 anni e che per i minori di 18 è necessario il patentino), le ditte operatrici sono attualmente 6 per un totale di quasi 900 monopattini in circolazione. Altri operatori si potrebbero però presto aggiungere, perché, al contrario di altri Comuni italiani, Verona non ha aperto alcuna Manifestazione d’Interesse per contingentare aziende e mezzi. Lo hanno fatto ad esempio a Rimini, come spiega l’assessore alla Mobilità Roberta Frisoni: «Siamo stati molto attenti e attivi. Abbiamo applicato le linee guida Decreto Toninelli, operativo da luglio, e quindi aperto una Manifestazione d’Interesse con i criteri da rispettare: un massimo di 1.000 monopattini, ma in casi eccezionali possono essere di più, e due operatori che si stanno mostrando collaborativi. Di sicuro, aver contingentato il numero dei monopattini, è stata una buona idea».

Ilaria Segala

Idea che ora fa sua anche il Comune di Milano che ha appena fissato a quota 2.000 il tetto massimo di monopattini. Idea che è invece sfuggita, e a quanto pare continua a sfuggire, al Comune di Verona. Prova ne è un post di questi giorni su Facebook dell’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala: «È un periodo di sperimentazione e non ci si aspettava un successo così ampio» ha scritto. Come dire, “Scusate ma la situazione ci è sfuggita di mano”. In effetti, è quanto asseriscono migliaia di veronesi da settimane. “Habemus Segalam”, ma avessero i nostri governanti dato un occhio a come la cosa è stata gestita altrove, l’anarchia non avrebbe regnato sovrana tanto a lungo. Hanno stilato le regole della partita senza fissare il numero dei giocatori in campo. Ben vengano quindi i dieci comandamenti del vicesindaco, ma pensare di porre un tetto massimo a monopattini e operatori, quello… proprio no?