Il Verona Jazz Festival propone, nella sua terza serata, una formazione pensata dal trombettista Enrico Rava per i suoi 80 anni. Il decano dei jazzisti italiani festeggia, riunendo i musicisti che ha scoperto in questi ultimi anni e che hanno fatto parte, in momenti diversi , dei suoi progetti. Lo accompagnano per questo tour mondiale Gianluca Petrella al trombone, Giovanni Guidi al piano, Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria.

Il trombettista torinese prende in mano il flicorno e ci accompagna nella sua musica, il timbro elegante e la capacità di lasciar fluire con grazia le frasi musicali sono il suo tratto distintivo. Attorno a lui una generazione di ottimi musicisti a partire da Petrella con cui è evidente la manifesta complicità ed intesa. I brani vengono dilatati permettendo ai singoli componenti, spronati dallo stesso trombettista, di proporre ampie improvvisazioni.

Alcuni motivi vengono proposti senza soluzione di continuità. Rava dialoga e instaura un’empatia sottile con ognuno dei suoi musicisti, spronandoli a ottenere il massimo dai loro interventi.

Guidi si muove a briglie sciolte sfruttando il lato ritmico dello strumento con un uso di mirato di cluster, Diodati lavora molto sul timbro usando effetti e loop che contrastano piacevolmente con il carattere melodico di Rava e Petrella. Evangelista e Morello si allontanano spesso dal puro compito di mantenere la pulsazione ritmica per interloquire con gli altri.

Il pubblico apprezza e richiede il bis, il trombettista chiude con Quizás, quizás, quizás di Osvaldo Farrés e lo standard My Funny Valentine.

Ottima performance, peccato per l’esigua presenza di pubblico.