La Verona Musicale: che splendida creatura. Con questi speciali, intitolati Verona Rock, vogliamo ricordare alcuni dei gruppi che hanno caratterizzato la musica cittadina e che, in alcuni casi, continuano ad animarla. Lo facciamo in un periodo molto particolare, in cui la musica live non c’è, se non sotto forma di streaming. Che, con tutto il rispetto, suona un po’ come la carne sottovuoto rispetto a una bella e liberatoria grigliata estiva. Partiamo con l’intervista alle…

CHERRY LIPS

Se oggi le donne nel rock sono in netta minoranza rispetto agli uomini, figuratevi qualche anno fa! Fu principalmente quello il motivo per il quale tanti veronesi si incuriosirono nel sapere che in città girava una band composta da quattro ragazze. Una specie di provocazione in un genere, l’hard rock, caratterizzato da macismo ed un pizzico di maschilismo. Le canzoni e l’inglese perfetto di Stefi Parks decretarono un successo che travalicò Verona. Ora la frontwoman vive in Inghilterra, ma non si è sottratta alle mie domande.

Rispondono: Stefania Parks, Elisa Pisetta

Cosa ti manca di più della Verona musicale e del periodo che hai vissuto con le Cherry Lips?

Stefania: Mi manca la sala prove a Grezzana di Valpantena. Era uno stanzino piccolo che dava su uno stradino vicino al centro di Grezzana. Niente di che. Dovevamo portarci gli amplificatori nostri, e quando Serena suonava si portava pezzi di batteria perché quella nella sala prove non era all’altezza. Mi mancano i pomeriggi e le serate passate con quelle persone: Karima, Giulia e Serena, poi Elisa e Mattia. Perché non ho mai conosciuto altre persone con cui io abbia connesso come con loro. Musicalmente eravamo una bomba! In sala prove e poi sul palco ho provato momenti in cui il mio “io” si scioglieva nella musica e diventavamo un solo strumento. È stato meraviglioso. Certo i concerti erano fantastici. Ne ricordo uno al Blocco in cui non si riusciva a vedere il fondo del locale tanto era pieno. E un concerto al Latte+ di Brescia in cui ci dissero che erano entrate 500 persone. Mi mancano le persone che hanno creduto ed investito in quattro ragazzine sgangherate, lasciandoci suonare quello che volevamo. Senza pressione, ma con gran passione e supporto. Ad alcune di noi, Elisa o Serena per esempio che suonano ancora in zona, manca l’opportunità di girare l’Italia proponendo musica propria. Elisa, per esempio, ora lavora come musicista e l’equilibrio tra il lavoro e arte è delicato.

Genesi della band e motivazioni dello scioglimento?

Stefania: In principio ci furono la Stefi e Karima. Ci siamo conosciute al liceo Messedaglia. Ci piaceva il metal e si andava a qualche concerto in giro per Verona. Dopo qualche mesetto decidemmo di fondare una band. Io ovviamente avrei cantato (perché parlavo inglese). Incontrammo Giulia tramite un negozio di musica (MusicalBox, credo). Pure Karima suonava la chitarra, ma non ci serviva una chitarrista bensì una bassista. Karima era squattrinata quindi le comprai il primo basso. Mi sembrava giusto visto che l’avevo costretta a suonare quel dannato strumento. Batteriste ce n’erano poche al tempo. Una nostra amica, Lisa, cercò di aiutarci per un po’, ma aveva da poco (qualche giorno) preso in mano le bacchette. Poi sua mamma non le lasciava tenere una batteria in casa perché avrebbe infastidito i vicini (eravamo sedicenni). Poi venne Terry, una simpaticissima ragazza che però non conosceva molto Ac/Dc e Kiss. Dopo un concertino in un centro giovanile ci fu consigliato di fare quattro chiacchiere con un’altra batterista, Serena Zocca. Serena ci dava dentro! E cosi ci si trovò per un po’ di tempo noi quattro: Stefi, Serena, Giulia e Karima. Un giorno i mitici Bullfrog ci chiesero di far loro da spalla. Così cercammo un nome. Eravamo sedute in cucina della casa dei miei e fu lì che, ascoltando tanto glam rock anni ’70, ci venne in ment: Cherry Lips. Poi, principalmente per motivi personali e scelte di percorso e di vita, Giulia e Serena ci lasciarono e si unirono a noi Elisa e Mattia. Le Cherry Lips sono esistite per circa 10 anni, ma gli anni tra il 2008 e il 2010 furono quelli di maggiore attività concertistica. Un anno arrivammo a quota 80 concerti in circa 4 mesi. Una pazzia! In quel periodo fummo contattate dalla Swedmetal, un’etichetta svedese specializzata in glam metal. Fantastico! Non aspettavamo altro. Avevamo un contratto svedese. Arrivammo quinte nelle chart di canzoni in streaming in Svezia. Un successone. Decidemmo di investire tutto il capitale che avevamo accumulato dopo anni di tour per fare il nostro secondo album. Ed, onestamente, fu uno spettacolo. L’album è fenomenale, ne vado incredibilmente fiera. Purtroppo però, poco tempo dopo aver finito le registrazioni, la Swedmental fallì. E noi rimanemmo senza una lira, con un ottimo album e nessun capitale da investire nella promozione. C’era una grande sensazione di stanchezza, di disillusione, l’idea di dover ricominciare da capo con il tour per riaccumulare del capitale era spaventosa. Ricorda, eravamo ventenni. Nessuna di noi (nemmeno Mattia, il batterista) aveva un lavoro fisso. Karima ed io frequentavamo l’università. Alla fine credo che ci fossimo un po’ esaurite, deluse forse dalla prospettiva di dover ricominciare da capo. E quindi decidemmo, nel 2011, di prenderci una pausa.

Quali sono i locali veronesi che ricordate con maggior emozione e perché?

Stefania: A Verona ricordo con affetto il Lucille, durò poco ma era un posto spettacolare. È stato il locale del nostro debutto. Sembrava un club londinese, con chitarre e vecchi vinili appesi al muro. Un locale per appassionati di rock, che trattava gli artisti con rispetto. L’unico posto che aveva un vero e proprio camerino con un divanetto dietro al palco. Poi c’era il Blocco, che segnalo più per la clientela che il locale in sé. Dobbiamo ammettere però che alcuni dei locali ed eventi migliori li abbiamo visti in Toscana.

E quali le band con cui avete legato maggiormente o che semplicemente ti piacevano/piacciono di più? Ti senti ancora con qualche veronese?

Stefania: Decisamente i Bullfrog. Non sono della nostra generazione, ma sono la band più generosa che io abbia conosciuto. Mi sento ancora con amici veronesi occasionalmente e cerco di non perdermi concerti quando mi trovo a Verona.

Un gruppo all female è sempre una rarità, specie a Verona. Come te lo spieghi?

Stefania: Tanto entusiasmo di una mezza-inglese e di una mezza-marocchina!

Elisa: Certo, è raro, talmente raro che dopo l’impennata del numero di concerti abbiamo smesso di esserlo anche noi. Mattia Benuzzi è stato il batterista di Cherry Lips per la maggior parte dei nostri concerti.

Parlateci dei vostri tour italiani e delle interviste che la maggior parte dei gruppi che vivono nella città scaligera non possono fare. Cosa ha contribuito al vostro successo?

Stefania: Non abbiamo fatto compromessi a livello artistico. Forse è stata anche la nostra grande debolezza. Più volte siamo state contattate da produttori italiani che ci volevano trasformare nelle prossime Spice Girl italiane. No grazie. Riguardo alle interviste…ho sempre odiato quelle in tv. Non mi sono mai sentita a mio agio con una telecamera puntata in faccia e senza la mia chitarra dietro cui ripararmi.

Elisa: La ricerca di opportunità è d’obbligo per chi crede nel proprio progetto, e va fatta da tutti e non da uno solo! Io ho sempre spinto molto, e il fatto di essere in un’altra regione ha di per sé allargato il numero di contatti e fan. Collaborare con un’agenzia di booking vicina al nostro genere (che spazia dal glam rock all’indie rock) è stato determinante, ma avevamo già avuto diverse tappe fuori regione e all’estero grazie alla nostra ricerca di contatti e concorsi (quelli non a pagamento, con vitto e alloggio e premio finale, o in denaro o partecipazioni a festival). Per le interviste mi sento di tranquillizzare tutti: quelle arrivano da sole, e al 90% contengono sempre le stesse domande.

Che ricordi avete di Livepoint? E cosa pensate invece dei social network?

Stefania: Livepoint…che dire, inizialmente era un luogo dove condividere informazione riguardo a concerti ed eventi, ma come tutti i social network occasionalmente diventava un luogo dove si propagavano falsità. In generale i social network non mi piacciono. A me piace suonare, non mi piace vendere la mia musica. Ho sempre pensato ingenuamente: “se alla gente piace la nostra musica verranno a vederci”. Al giorno d’oggi invece la promozione via social network è essenziale.

Elisa: I social network, che piaccia o no, sono ciò a cui la maggior parte delle generazioni più giovani e potenziali fan dedicano un sacco di tempo, sono il biglietto da visita di un singolo musicista e di un gruppo, e sono una via spesso preferenziale di entrare in contatto con persone altrimenti difficilmente raggiungibili. Hanno pro e contro, ma penso che difficilmente si possa prescinderne, e anzi vanno curati ed aggiornati con la giusta costanza, e se usati con intelligenza possono dare una marcia in più a una band e favorire opportunità di vario genere.

Discografia:

Cherry Lips (2009)

Blow it away (2011)

Intervista tratta da “Verona Rock”, Delmiglio Editore

Formazione Cherry Lips: Stefania Parks, Karima Oustadi, Elisa Pisetta, Mattia Benuzzi (prima: Serena Zocca, Giulia Frezzato).