L’ottovolante per antonomasia è un tracciato composto da repentine salite e discese. Nello scorso fine settimana il calcio veronese professionistico ne ha vissuto l’aspetto meno gradevole. Otto gol subiti, nessuno segnato, tre sconfitte: è la somma dei risultati di Hellas, Chievo e Virtus, in ordine cronologico di comparizione sui rispettivi campi. Una brusca discesa, in alcuni casi col fiato sospeso, tra diversi livelli di giudizio ed effetti sulla classifica e sul morale. In ogni rollercaster che si rispetti la curva parabolica a scendere, talvolta con la stessa identica velocità, coincide con una repentina risalita. In un paio di casi servirà soprattutto per evitare il peggio.

Alfredo Aglietti

In caduta libera

La sconfitta del’Hellas a Cittadella ha coinciso probabilmente con il momento più delicato della stagione della formazione di patron Setti. Una débâcle su tutta la linea a compendio di una fase già negativa. Congedato Fabio Grosso, il cambio in panchina non ha sortito effetti positivi. Anzi, l’incolpevole Alfredo Aglietti si è trovato ad essere spettatore di una prestazione disarmante da parte della propria nuova squadra. Un’opinione confermata dalle parole forti di Giampaolo Pazzini, schierato a furor di popolo al fianco di Di Carmine al centro dell’attacco.

Tre gol subiti nei primi trenta minuti hanno indirizzato la gara in cui la fragilità complessiva è parsa figlia di un approccio mentale che si è manifestato nella mancata reazione, almeno fino a quando la formazione è restata in undici. Uscita dalla zona play-off, non tutto è perduto: nell’ultimo turno della stagione l’Hellas ha un altro match ball. In caso di vittoria con il Foggia, la serie di incroci di partite in calendario potrebbe permettere ai gialloblù di ritornare a galla. Certo è che di fronte troverà una formazione condannata ugualmente a far risultato per evitare la retrocessione. Se è vero che i pugliesi arrivano da due vittorie e sembrano in salute, per quanto appaia improbabile una rigenerazione nel breve periodo, l’Hellas ha il dovere e la qualità, almeno presunta, di giocarsi ogni possibile carta per accedere ai play-off. Che è un torneo ad eliminazione in cui tutto può davvero accadere.

Domenico Di Carlo

Prove tecniche di trasmissione

Meno cruenti, almeno sul piano pratico, sono state le quattro reti subite dal giovane Chievo schierato da Mimmo di Carlo contro la Spal. Ormai retrocessi, i gialloblù stanno utilizzando questa fase di stagione anche per sperimentare. In vista del futuro tra i cadetti, spazio ai giovani della casa. Con annessi rischi e pericoli, come è accaduto contro gli uomini di Semplici a caccia di punti e giustamente spietati. Parafrasando Humphrey Bogart, questa è la serie A, ragazzi.

Con quattro giocatori nati dopo il primo gennaio 2000 (Ndrecka, Grubac, Karamoko, Vignato), il Chievo è l’unica squadra di questo torneo ad aver schierato almeno quattro giocatori appartenenti anagraficamente al nuovo millennio. Uno di loro, Angelo Ndrecka, con i suoi 17 anni e 222 giorni è addirittura il più giovane ad essere sceso in campo in un match di questo campionato. Certo, brucia perdere e vedere la propria squadra subire un no contest da un’avversaria che sarebbe stata una potenziale concorrente nella corsa verso la salvezza. In questa fase di stagione tuttavia, come si dice in casi analoghi, occorre cogliere un’opportunità da un problema. Dunque spazio ai giovani, per quanto nelle prossime gare con Inter e Sampdoria occorrerà trovare il cocktail giusto per evitare di esporli al rischio di scoppole pesanti.

Danti in azione

Danno e beffa

Un’altra giornata sventurata per la Virtus in cui il fato – nelle sembianze del direttore di gara – ci mette del proprio per mortificare le chance di salvezza diretta dei rossoblù. Assenze di peso – Danti su tutti – hanno influito solo parzialmente: a Gubbio la missione era alla portata della truppa di Gigi Fresco. Un gol subito, nessun gol segnato da Ferrara e compagni ma tante, tantissime recriminazioni per un risultato che condanna i veronesi al playout contro il Rimini oltretutto partendo da una posizione di svantaggio sia numerico che di campo di gara nel match di ritorno.

Un vero e proprio “tuffo” di Maini – che di mestiere però non fa il portiere –a parare una conclusione di Casarotto destinata in rete, purtroppo ignorato dall’arbitro, ha fatto il paio al rigore assegnato al Gubbio per un discutibile fallo di mano di Manfrin. Per non farsi mancare nulla, nel finale è arrivato pure un gol annullato – a Manarin – che ha fatto arrabbiare ancor di più Gigi Fresco che ora, per conquistare la salvezza, sarà costretto a far fare gli straordinari ai suoi. Che, a onor del vero, nell’ultimo mese hanno perso qualcosa in termini di brillantezza rispetto alla fase centrale del girone di ritorno. Serrare le fila sarà fondamentale. La Virtus può farcela: sempre che il fato non ci metta lo zampino.