Le controversie contrattuali e sportive tra società e atleti sono sempre spiacevoli. Viste, poi, con gli occhi dell’appassionato, lo sono ancora di più. Si spera che lo sport sia un mondo ideale, capace di fare quadrato attorno ai valori più profondi del vivere insieme e, invece, ci si ritrova immancabilmente a fare i conti con aspetti legali ed economici, polemiche e dichiarazioni al veleno. Tutte situazioni diventate ancora più antipatiche in questa fase di pandemia dove lo sport di vertice, gode di una sorta di deroga, un specie di salvacondotto che gli consente di proseguire la propria attività e il proprio business in un contesto di diffuso e sostanziale lockdown – seppur differenziato tra le diverse regioni – dove la maggior parte di palestre e scuole hanno chiuso i battenti. Con doveroso senso di responsabilità, si dovrebbe cercare di offrire spettacolo, suscitando sorrisi a chi non se la passa bene e riservando momenti di festa a chi ne ha bisogno. Purtroppo, non è sempre così, quasi che gli addetti ai lavori vivano in una bolla senza rendersi conto del contorno, in un misto di opportunismo e apparente disinteresse verso la società civile, primo cliente del proprio business. Altro che valori sportivi.

La vicenda del divorzio tra NBV Verona e l’atleta Stephen Boyer appartiene, a tutti gli effetti, proprio a quella categoria di controversie a cui mai si dovrebbe assistere in un periodo come quello che stiamo vivendo. I fatti parlano di una separazione maturata già nella metà dello scorso mese di ottobre. La voce della società, rappresentata dal Presidente Stefano Magrini e dal Direttore Generale Fabio Venturi, racconta di un Boyer che avrebbe agito senza le dovute attenzioni a tutela della propria salute e di quella del proprio Team Squadra, “… entrando in contatto con persone di cui non conosceva abitudini e frequentazioni…”, assumendo comportamenti non professionali e facendo decadere le proprie prestazioni sportive. In effetti, è doveroso ricordare che l’atleta ha dovuto scontare un periodo di isolamento, essendo entrato in contatto con persone positive al Covid-19, con la naturale conseguenza di dover saltare alcuni appuntamenti agonistici. La versione del giocatore francese, riportata in un’intervista concessa al quotidiano transalpino “L’Equipe”, racconta viceversa di una società incapace di onorare il compenso definito dal contratto e, pertanto, costretta appunto a rinunciare alle sue prestazioni sportive.

Riteniamo utile non entrare nel merito di questa vicenda che, visto il periodo, sarebbe stato utile evitare. Vincitori e vinti saranno probabilmente determinati dagli studi legali delle parti in causa, sebbene tutto questo appaia come una semplice scaramuccia demandata alla carta stampata, resasi quasi necessaria per evitare un peggioramento delle rispettive credibilità. Da un lato Boyer, già conosciuto ai tempi della gestione Grbic come un ragazzo di non semplice gestione, dall’altro una NBV Verona che, all’esordio nel massimo campionato dopo aver ereditato il titolo sportivo da Bluvolley, ha un’assoluta necessità di tutelare in pieno la propria immagine.

Stephen Boyer in un’azione di gioco

A Verona, di questi tempi, i problemi sono però anche altri. L’intero mondo pallavolistico è per lo più fermo e non si cura certo di questi accadimenti. Anche il tifoso gialloblù più appassionato, data la relativa rilevanza del campionato in corso, non si sta affatto strappando i capelli per la partenza di Boyer verso il campionato del Qatar. La vicenda, semmai, ha fatto emergere molti interrogativi che già da mesi rimangono senza una precisa risposta. Proviamo a elencarli, con l’auspicio di trovare quella chiarezza fino a questo momento mancata.
1) In agosto era stata annunciato come imminente l’arrivo di un nuovo main sponsor al posto del Gruppo Calzedonia, in grado di sostenere la piena acquisizione del titolo sportivo. Da allora non si sono avute più notizie in merito. Non sappiamo ancora se esiste veramente, chi sia e soprattutto quale possa o potrà essere il suo rapporto con la nuova società; 2) L’acquisizione onerosa del titolo sportivo che, per effetto dell’operazione, è stato trasferito da Bluvolley alla neonata società, era stata progettata per permettere a alla stessa Bluvolley di onorare il pregresso. Tuttavia, non si conosce se l’esborso riguardante il trasferimento del titolo sia già avvenuto ovvero se è stato solamente programmato. In altri sport, quando vi sono operazioni che riguardano il passaggio di titoli sportivi, la comunicazione formale delle cifre è quasi immediata. La “mancanza di trasparenza”, semmai, avviene su altri livelli. In questo caso non sono state diffuse informazioni o comunicazioni di alcun tipo. A beneficio di tutti, sarebbe interessante conoscere i profili principali di un’operazione, i cui riflessi si riversano non solo sui diretti collaboratori di NBV, ma anche sul movimento pallavolistico territoriale e nazionale, inteso nel suo complesso; 3) Nella sua intervista Boyer ha dichiarato che la società versa in una situazione di difficoltà nel pagamento dei compensi ai giocatori. Il club, dal canto suo, ha smentito nettamente una situazione di questo tipo senza, tuttavia, portare nessuna prova a supporto. In questo periodo di pandemia, che ha messo in crisi tutto il mondo sportivo, non ci sarebbe nulla di anomalo nel dichiarare di aver lasciato partire un proprio atleta perché il costo del suo ingaggio è diventato eccessivamente oneroso per le casse societarie. Del resto costruire un budget di spesa durante una pandemia non è cosa facile per nessuno. Viceversa, laddove non fosse così, è evidente come il tifoso abbia il naturale desiderio di conoscere di più oltre alle semplici dichiarazioni di facciata;
4) Boyer era già conosciuto come atleta non facile da gestire, a tal punto che la precedente separazione tra Grbic e Bluvolley sembra sia stata in parte provocata anche da una divergenza di opinioni tra tecnico e società sulle modalità di gestione del giocatore. La sua permanenza a Verona, quindi, era un rischio conosciuto. A questo punto senza dubbio stonano le dichiarazioni al fulmicotone di Presidente e Direttore Generale – divulgate a mezzo stampa – contro un giocatore che, colpevole o non colpevole, è stato confermato a inizio anno da una società che ha liberamente scelto di investire su di lui una cospicua porzione del budget di spesa. Appare, quindi, poco credibile ribaltare l’intera responsabilità della cosa sul transalpino, additandolo per comportamenti poco professionali. Laddove i suoi atteggiamenti non fossero stati consoni a quello di un atleta professionista, con ogni probabilità il rapporto si sarebbe chiuso senza particolari clamori, con rescissione del contratto e inevitabile danno pecuniario per il giocatore. Ci si trova, invece, a interrogarsi se certe accuse di scarso impegno accompagnate da altri addebiti possano essere considerate, almeno in parte, pretestuose e finalizzate a porre le basi per un divorzio anticipato.

La vicenda, quindi, seppur tenendo conto della responsabilità dello stesso Boyer per i suoi comportamenti poco professionali, da qualunque parte la si legga, rimanda in ogni caso anche a responsabilità dei vertici societari. Tifosi e appassionati, nel frattempo, attendono di saperne di più.

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