«Hey, ma questo regista è uno da tenere d’occhio!», dissi con grande entusiasmo nel 2005 dopo l’avvincente visione del suo gioiello horror The Descent – Discesa nelle tenebre, un film che donava un nuovo significato alla parola “claustrofobia”, rischiando di non far dormire per settimane chi ha problemi a prendere un ascensore, grazie all’abilità nel raccontare la storia di un gruppetto di speleologhe della domenica che, sottoterra, troverà ben altri orrori oltre agli inevitabili cunicoli stretti più di una maglietta attillata indossata dopo i pranzi di Pasqua e Pasquetta.

Comunque: recupero il suo primo simpatico lavoro, Dog Soldiers (2002), mi diverto con il successivo Doomsday – Il giorno del giudizio (2008) – citazionista, carpenteriano e cazzaro il giusto –, sbadiglio un po’ con Centurion (2010) e poi… e poi basta: di Neil Marshall al cinema se ne perdono le tracce e pure nel condominio dove abita lo vedono poco. Ma lui, in realtà, continua a lavorare dirigendo alcuni episodi di serie televisive anche di successo (Il trono di spade, Hannibal, Westworld, Lost in Space…), ma per il suo agognato ritorno sul grande schermo aspetta l’occasione giusta, quella definitiva, quella che potrebbe per sempre cambiargli la vita premiandolo al botteghino e consacrandolo allo status di autore agli occhi della critica internazionale. Invece dirige Hellboy.

Avrete già sentito dire, fino alla nausea, da critici e amici che Marshall non è Del Toro (l’autore dei primi due Hellboy del 2004 e 2008), che il protagonista David Harbour non è Ron Perlman, che questo Hellboy non è l’altro Hellboy, ma sono tutte cose che avreste potuto capire da soli leggendo i nomi sulle locandine, perciò di cosa stiamo parlando? Fedele o meno al fumetto, che non ho mai letto, questo prequel/reboot è puro divertimento senza alcuna aspirazione autoriale e, malgrado le vicissitudini produttive e i bisticci sul set, il risultato finale si guadagna la sufficienza. Soprassedendo su quisquilie come dialoghi imbarazzanti e parolacce disseminate a piene mani senza nessuna vergogna nei 120 minuti di proiezione, lo spettacolo è comunque assicurato da una buona produzione, da un ritmo che non cala quasi mai, da secchiate di splatter, dalla visione della dea Milla e… e basta, non mi viene in mente altro, anche perché altrimenti avrei dovuto dare un mezzo voto in più.

Hellboy nella versione di Neil Marshall non è per i fan duri e puri di quello di Guillermo del Toro, non è neppure per chi si aspetta l’ennesimo film tratto dai fumetti tipo quelle mammolette per bene della Marvel, non è neanche per chi pensa che il Cinema debba essere qualcosa destinato al cervello e non solo alla pancia; no, questo Hellboy è per tutti gli altri. Li ho contati: dovrebbero essere in tutto 32 spettatori nel mondo, oltre al sottoscritto.

Voto: 3/5

Hellboy
Regia di Neil Marshall
Con David Harbour, Milla Jovovich, Ian McShane, Sasha Lane, Penelope Mitchell, Thomas Haden Church e Daniel Dae Kim