La settimana scorsa è stata duretta per i “buonisti” come te. A livello locale c’erano ancora gli strascichi del WCF, con annessi dibattiti e polemiche vari. Per quanto ti riguarda, pur se qualche soddisfazione l’hai avuta con la manifestazione dei centomila, nonostante tutti i tuoi sforzi e tentativi non sei riuscita a compiere la tua vera e fondamentale mission di fine marzo. Non c’è stato verso di avere una copia del feto gadget del congresso – nessuno è perfetto, e per te il trash ha un certo appeal. Hai pure provato a cercarlo su e-bay, convinta di trovarcelo a cifre già astronomiche, per imbatterti solo in deludenti a. orecchini a forma di feto regalo di infermiera (boh) a 9,90 euro, una versione cheap controbilanciata da b., la Foetus sculpture in vetro di murano di Moretti a 1.670 euro. Bene ma non benissimo. Pure su Amazon niente. Però c’è un po’ più di scelta: oltre a vari libri e modellini, a un ciondolo, a un inquietante From blessing to violencee a un “bacino femminile con feto bambola, cordone ombelicale e placenta” spedito in un paio di settimane per soli 360,98 euro, potresti prenderti un cuscino con un monster feto quasi simpatico – (cfr foto), almeno non somiglia al baby di Alien, che sul tuo divano ci starebbe malino – per decorarti la casa. O anche no.
Decidi infatti di convivere con la tua delusione e con un’esistenza imperfetta. Tanto più che la breaking news della settimana è che la vita del gadget di fama è insospettabilmente difficile. Cioè. Se sei un feto di gomma idealmente di grande impatto simbolico hai una scarsa utilità pratica dovuta anche ad annesse controindicazioni etiche – pezzo di gomma antistress che rischi di uccidere simbolicamente ogni volta che lo premi? Giocattolo per cani comunisti mangiatori di babies? Portachiavi potenzialmente sadico in quanto ovunque tu inserisca le chiavi spacchi un qualche pezzo di organo? – e non ti si trova tanto in giro. Però anche se sei una roba più utile e un po’ fashion tipo un ombrellino di Hello Kitty non è che ti vada molto meglio. Campi sereno per un tot di anni finché dei sacerdoti di Koszalin non decidono che sei un oggetto sacrilego – in effetti c’era da aspettarselo, perché il fiocchettino rosso si sa che è un chiaro rimando a Satana inutilmente camuffato dal fatto di mettere qualche volta un fiocco rosa – e ti bruciano insieme a figurine indù e libri di Harry Potter notoriamente antitetici alle Sacre Scritture. Il tutto per poi mettere online il video del rogo su tal pagina “sms from Heaven”. Che è una roba un po’ contraddittoria perché gli sms ormai non li manda quasi più nessuno, ed è come se si dicesse che lassù in Paradiso sono un filo out of fashion, poco al passo coi tempi, non abbastanza moderni insomma. E questo non è bello, anche se un po’ meno che il bruciare i libri.
Attività questa che ha sicuramente delle controindicazioni – in primis il fatto che se sono tanti, i libri bruciati, poi la cenere vola in giro e ti sporca tutto il prato e ti si annida anche nelle aiuole peggio della gramigna, oh è una rogna la cenere dei libri – ma anche dei vantaggi, come dimostrato sempre la settimana scorsa. La settimana scorsa un tizio apparentemente qualunque è andato a dire a un tot di altri tizi che lo accusavano di essere l’unico a pensare che «nessuno deve essere lasciato indietro» e che il degrado di un quartiere non era colpa di 70 rom portati lì che «almeno io penso, non mi faccio spigne’ dalle cose vostre per accattare i voti». Ecco, vedi. Chissà che ha letto ‘sto tizio nella sua vita per essere così sul pezzo, e probabilmente bisognava essere meno pigri e bruciarglielo prima – pace se la cenere finiva un po’ dappertutto in giardino. Questo per la pace sociale e mentale di un sacco di gente. Te inclusa, perché quando senti ‘ste cose tu ti vergogni del fatto che un quindicenne riesca ad essere così figo quando tu a volte non dici niente al bar quando non ti fanno lo scontrino, in posta quando danno del lei a te e del tu alla signora di colore, sempre al bar quando senti la vicina che inveisce contro il venditore di rose diciamo scuretto.
Eh. Duretta la tua settimana scorsa da buonista del cavolo. Non hai avuto il feto gadget, hai letto che nel 2019 si bruciano ancora i libri – sempre per stare sulle notizie leggere, ci sarebbe anche il convegno dei terrapiattisti a Palermo, ma gesummaria abbiate pietà – e hai visto il video di ‘sto Simone di Torre Maura, che è parecchio più figo di te. Fortuna che il fine settimana è cominciato Vinitaly.
Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.
Dante Alighieri, Commedia. Inferno, Canto I