È passata fine novembre e, come ogni anno, sei già pronta. Sai già che dovrai soffrire in silenzio, cercando solidarietà presso quella minoranza che la pensa come te. Minoranza anch’essa rassegnata e conscia del fatto che la sua pazienza non sarà ricompensata né in questo mondo né nell’altro – e comunque, se 35-40 anni di contributi non ti garantiscono una pensione per la vita, chi se ne frega di incerte ricompense post-mortem. La suddetta minoranza cerca di salvare la sua vita affettiva e sociale – qui realizzi che avevi appena scritto “asociale”, a dimostrazione del fatto che Freud sarà pure stato uno in fissa con la famiglia e il sesso, magari non insieme che sennò è incesto, ma che coi lapsus ci aveva visto parecchio giusto – col silenzio, appunto. Quindi tu e la minoranza (a)sociale vi accontentate, sperate che passi in fretta, vi stampate in faccia un sorriso che sembra un po’ una paresi e attivate la modalità “sopravvivenza pre-natalizia on”.

Le regole di base sono poche, semplici e note a tutti: 1. i regali li pensi e/o, se riesci, compri già a fine novembre, se non prima, per evitare che la ressa della vigilia ti induca a considerare il classico “a Natale siamo tutti più buoni” in senso cannibalistico (cit. G. d. S.); 2. eviti come la peste di passare per il centro, e per i ponti, e per le vie di mezza città – quest’anno si è deciso di banchettare prima, di più e più in esteso –, invasa da mercatini e sedicenti “banchetti di Norimberga” che a te fanno, chissà perché, pensare a processi punitivi, dove il più tedesco è uno srilankese che ha vissuto in Germania per un paio d’anni e dove una statuetta di Rudolph la renna – eh sì, ormai hai studiato e sai – ti costa quanto il pranzo di Natale; 3. Dal 15 dicembre in poi, scegli gli orari più improbabili per fare la spesa, per evitare la specie di psicosi da guerra nucleare che induce la gente a fare scorte in vista dei lunghi periodi nei bunker – il 24 novembre parlavi con due conoscenti che hanno già ordinato la carne dal macellaio per il succitato pranzo di Natale. Il-ven-ti-quat-tro-no-vem-bre, #perdire –, ché già è difficile scegliere la verdura senza bestemmiare sentendo compilation di Natale e “Last Christmas” a ripetizione; 4. Guardi la realtà circostante come in dissolvenza, così da poter sopravvivere non tanto alle luminarie, che possono essere anche allegre e carine non fosse che sono ovunque e in quantità industriale, ma alle decorazioni di babbi natale magri – ché già ti girano, perché tu sotto le feste prendi tipo 5 chili, e lui perché dev’essere magro? Aridatece il babbo panzone almeno – rampicanti sulle pareti delle case come le erbe infestanti e renne e candeline e ghirlandine e pupazzetti e vischi e agrifogli e angioletti e strenne e casette e bastoncini e cotone-per-fare-la-neve-finta e stelline e alberi sovraccarichi di palle enormi con cui chissà perché all’improvviso ti senti tanto ma tanto solidale.

Insomma, alla fin fine se ti organizzi non va nemmeno così male, basta solo evitare i negozi, il centro, la gente, le vie principali, i ponti e le zone limitrofe, i supermercati all’ora di punta e il gioco è fatto. Che poi, spieghiamoci, eh: tu lo sai che c’è la crisi, e che almeno così l’economia gira, e che i negozi vendono, e che la gente campa meglio, e che quelli dei banchetti c’hanno tutto il diritto così come quelli dei babbi magri e quelli delle renne e quelli di tutto il resto, e tu sei contenta se vendono, e poi ormai se solidarizzi con gli alberi con le palle figuriamoci se non lo fai con le persone, che a Natale sono pure più buone. Quindi sei tanto ma tanto solidale con tutti, anche solo perché speri che pure loro lo siano con te, visto che è socialmente poco accettato che non ti piacciano le palline luminose e tutto e tutto – cioè, a dire il vero ti piacciono pure, ma bisognerebbe un attimo rivedere le dosi, tipo qualche giorno ok e poi via, è già Pasqua. Ma insomma, se hanno diritto di esistenza le renne viola coi brillantini lo stesso diritto ce l’hai pure tu, che ti senti una specie di Giobbe che non avrà non solo la riconoscenza divina ma nemmeno, ben più prosaicamente, la pensione, e allora passerà anche dicembre. Tanto più che l’universo ti manda segnali di empatia: mentre scrivi sei in giro, e la password wi-fi dell’hotel è, tutto minuscolo e tutto attaccato, “maytheforcebewithyou”, che se non è un segno questo…

 

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, Commedia. Inferno, Canto