Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi…” oppure “Garella, Volpati, Marangon, Tricella, Fontolan, Briegel…” Ognuno ha le sue filastrocche. Io ad esempio ho sempre preferito quella che iniziava con “Galli, Tassotti, Maldini, Colombo, Costacurta, Baresi…”. Da ieri, però, ce n’è un’altra che i calciofili italiani dovrebbero tenere bene a mente. Fa così: “Sarr Lamine, Di Bella, Isufi, Valente, Migliozzi, Cirigliano, Del Giudice”. Lo starting seven del Pro Piacenza contro il Cuneo , incontro valido per la 27esima giornata del campionato di Serie C, girone A. Nomi a cui chiedere scusa. Lo specchio del nostro calcio.

Per chi non ha seguito la vicenda, facciamo un passo indietro. Parliamo di Serie C, squassata in estate da un terremoto fatto di esclusioni eccellenti, fallimenti, penalizzazioni e fidejussioni farlocche. In quei mesi burrascosi il Pro Piacenza, da qualche anno protagonista in categoria, cambia proprietà, finendo nelle mani di Maurizio Pannella, il patron della Séleco, quella dei televisori a tubo catodico, ricordate? Bene, il problema è che quando avviene il cambio di proprietà l’azienda Séleco è già con l’acqua alla gola e a settembre è costretta a chiedere il concordato per evitare il fallimento. Per iscriversi al campionato la proprietà presenta una fideiussione non valida e fin da subito inizia a non pagare gli stipendi dei calciatori e di tutti i dipendenti della società. Grazie ai contributi della Lega, e al suo sostanziale silenzio-assenso, ci si barcamena fino a dicembre, quando la situazione deflagra. Il Direttore Sportivo presenta un esposto in procura, i calciatori (gente che prende uno stipendio normalissimo, mica i milioni, sia chiaro) scioperano, si svincolano e la squadra inizia a non presentarsi alle gare di campionato. I giocatori se ne sono tutti andati e il 22 gennaio i rossoneri vanno ad Alessandria con dodici ragazzini, alcuni dei quali tesserati in maniera “fantasiosa” all’ultimo secondo. Ne hanno già saltate tre di partite, un’altra e si viene esclusi dal campionato. Per il presidente della Lega di C si può giocare. Interviene però la FIGC che blocca tutto ad un quarto d’ora dal calcio d’inizio. Non si gioca.

Il problema è che il Pro Piacenza mica è solo, e il quadro della serie C di quest’anno ricorda “Campo di grano con volo di corvi”, dove trova sfogo tutta l’anima tormentata dell’ultimo Van Gogh. Con quel cielo cupo, foriero di tempesta e i sentieri che non conducono da nessuna parte. Questa è la terza serie. Punti di penalizzazione un po’ per tutti, squadre che hanno iniziato a giocare a novembre e le “grane” Matera, Lucchese e Cuneo che a gennaio, come la Pro Piacenza, non hanno presentato nuove fidejussioni regolari. E che quindi andrebbero, da regolamento, escluse dal campionato.

Arriviamo quindi alla settimana scorsa. Quando cade anche l’ultimo brandello di dignità. Giovedì il Matera viene ufficialmente escluso dal campionato. Non per le fidejussioni ma perché non si è presentato alla quarta partita. Domenica 17 febbraio toccherebbe alla Pro Piacenza, che è nella stessa identica situazione. La FIGC gli intima di giocare e gli emiliani sono attesi dalla trasferta di Cuneo, ironia della sorte, un’altra di quelle che non hanno una fidejussione di garanzia e che, con tutta probabilità, a fine stagione spariranno dalla categoria. E qui la farsa si trasforma in qualcosa di peggio.  I rossoneri si presentano al campo con sette ragazzini di numero. Una manciata di minorenni tesserati un po’ qui e un po’ là. Nessun allenatore, staff tecnico assente. Farebbe già ribrezzo così, ma si può fare di più. Uno dei ragazzini non ha la carta d’identità e si corre a casa a prenderla. Intanto però  si rischia di non giocare. E allora qualcuno obbliga il massaggiatore della Pro a mettersi in divisa. Gli sistemano la maglia con lo scotch. Si può iniziare. Sette contro undici. La filastrocca recitata all’inizio del pezzo.

Finisce 20 a zero per il Cuneo – uno scarto storico – e la “questione Pro Piacenza” diventa di dominio pubblico. C’è chi parla di un presidente che si è trovato in una situazione, e in guai, più grossi di quelli che sarebbe mai stato in grado di gestire. A sentire chi nella società ci ha lavorato e ha vissuto le vicende degli ultimi mesi (denunciando sostanzialmente inascoltati) si è invece trattato di una scelta folle e deliberata che ha portato alla morte sportiva della società. Venti gol fanno notizia. Ne parla addirittura la “Gazzetta dello Sport” e allora il presidente della Lega di C Ghirelli sbotta: «Ora basta! Violata la lealtà sportiva». Gli fa eco Gravina, presidente della Federcalcio: «Mai più una farsa del genere».  Infine le dichiarazioni di Fabiano Santacroce, capitano del Cuneo, già ex di Napoli Parma: «E poi ci sono domeniche dove ti ritrovi così, sul 13 a 0 alla fine del primo tempo contro una squadra di ragazzini che gioca con 6 ragazzi di 17 anni e un dirigente come difensore centrale. Senza parole. Provo solo vergogna per chi ha reso possibile tutto questo».

Per chiudere il cerchio è arrivata la sentenza che ha escluso il Pro Piacenza dal campionato. Un atto dovuto, con tutte le conseguenze che ne derivano. Il calcio, quello vero, finisce qui.