Aprile 2020. L’Italia intera è chiusa da settimane in se stessa, nella morsa del lockdown imposto per fronteggiare la pandemia da Covid-19. Le città sono deserte e anche Verona lo è. Un fotografo, Alessandro Gloder, decide che quel tempo, quella situazione, quella vicenda storica che ci vede tutti, nostro malgrado, protagonisti va assolutamente documentata. Lui che soltanto pochi mesi prima aveva inaugurato il suo negozio in via Sottoriva e in quel momento è bloccato, come la stragrande maggioranza dei suoi concittadini, a casa con la sua famiglia, senza la possibilità di lavorare. E allora, dopo aver chiesto e ottenuto i dovuti permessi dalla Prefettura di Verona, sale sulla sua bicicletta e percorre fin dalle prime ore del mattino le vie e le piazze della città, fotografandone gli edifici e gli spazi, tutti inevitabilmente privi dell’elemento umano.

Uno sguardo nuovo sulla città deserta

Esce quasi tutti i giorni, per circa una settimana, dal 20 al 27 di aprile, e poco a poco dà concretezza a quell’idea primordiale che aveva nella testa. Da lì a poco (il 3 maggio 2020) avrebbero cominciato a riaprire alcune attività e l’incubo Coronavirus avrebbe preso quantomeno una pausa, almeno fino all’autunno successivo. Ma quanto documentato da Gloder rimarrà in qualche modo storico. «Verona, come tutte le città del mondo, senza persone risulta morta, priva di vita – afferma il fotografo -. Allo stesso tempo, però, rimane una straordinaria occasione per apprezzarne senza elementi distrattivi l’architettura e le bellezze artistiche in tutta la loro magnificenza.»

Il ponte di Castelvecchio, foto di Alessandro Gloder.

Alla fine ne è nato un libro dal titolo “Verona Renova”, in cui sono state selezionate 115 foto, tutte rigorosamente in bianco e nero, che raccontano appunto la Verona di quel periodo agghiacciante, con i suoi aspetti negativi (il lockdown, la paura, l’impossibilità di uscire di casa) e anche positivi (come appunto quello di riscoprire in tutta la sua altera bellezza la nostra città).

«La scelta del bianco e nero, accompagnata a quella di uscire la mattina sempre fra le 6 e le 9 e quindi di fotografare la città più o meno sempre nelle stesse ore, è dovuta al fatto che fin dall’inizio volevo dare la sensazione di immortalare la città nella sua interezza nello stesso preciso momento – racconta Gloder -. Come se fosse una sorta di unica istantanea della città. Non volevo, poi, collocare visivamente le immagini in un particolare momento e volevo anche evitare che il colore distraesse lo spettatore dalle geometrie e dalla purezza delle immagini stesse. Così, invece, ci si sofferma più facilmente su dettagli che normalmente non si riescono a cogliere, nell’inevitabile frenesia di tutti i giorni.»

Capita, in effetti, di non riconoscere nemmeno, nelle foto di Gloder, angoli della città che magari si frequentano quotidianamente e questo perché la luce, la dimensione priva di elementi umani e il contesto in cui viene percepita la foto rendono quasi estranea quella via, quella piazza o quell’edificio che magari abbiamo frequentemente sotto gli occhi.

Uno libro che è fatto di silenzio

E capita anche perché c’è un silenzio percepito, nel guardare le immagini, che è qualcosa di assolutamente raro, se non addirittura impossibile, nelle nostre città. C’era silenzio quando Gloder scattava e c’è silenzio nelle immagini che si osservano, sfogliando il libro, una dopo l’altra. Immagini che nella loro bellezza restituiscono, pezzo dopo pezzo, fotogramma dopo fotogramma, una città inerte, attonita, tramortita e, appunto, estremamente silenziosa. Una città che brulica da sempre di attività, di gente, di turisti, di veronesi all’improvviso si ritrova ingrigita e sola, pur nella sua folgorante bellezza. «Questo per me è stato un motivo di soddisfazione», ci spiega l’autore, «perché significa che ho permesso davvero, come dice il titolo del libro, di far conoscere Verona sotto una nuova prospettiva.»

Il titolo, Verona Renova gioca ovviamente sull’anagramma, ma vuole anche essere una sorta di manifesto programmatico: «Renova dà l’idea del rinnovamento, di nuova vita, di occasione per crescere e migliorare, ma anche il concetto di “res nova”, in fondo, vuole regalare la sensazione di una nostra Verona che è sì sempre quella, ma allo stesso tempo viene vista e percepita con occhi nuovi».

Alessandro Gloder nel suo negozio in via Sottoriva, 52 a Verona, foto di Ernesto Kieffer.

E così è, infatti. Il volume, alla fine, risulta un documento a dir poco indispensabile per la città (e non a caso ha ricevuto anche il patrocinio del Comune di Verona) perché permette e permetterà, magari fra qualche anno, di riavvolgere in pochi istanti il nastro dei ricordi e rimandare il pensiero a quei giorni terribili, che sono stati e saranno sempre qualcosa di unico per le vite di molti. E per fortuna, si dirà giustamente, ma la memoria, come in molti altri ambiti, va sempre conservata come monito per non ripetere in futuro gli stessi errori.

«Ricordo il timore che avevamo in quei giorni»

«Professionalmente questa esperienza mi ha messo a dura prova, perché non è stato così facile concentrarsi sul lavoro in quel momento. Mi ricordo il timore che avevamo tutti in quei giorni. Ricordo che i media, all’inizio della pandemia, raccontavano addirittura di una possibile fine del mondo. Molti avevano paura e molti, comprensibilmente, ce l’hanno ancora oggi. Ricordo perfettamente che mentre ero fuori a pedalare e fotografare il mio pensiero fisso era per la mia famiglia, che era a casa senza di me. C’è poi una foto all’interno del libro che ritrae l’Ospedale di Borgo Trento. Da fuori sembra un edificio mite, senza emozioni, ma chissà cosa vi stava succedendo all’interno, in quel momento.»

Il libro “Verona Renova”

Gloder, oltre alla moglie Elisa Bocca (che ha spinto il marito a buttarsi in questo come in altri precedenti progetti e lo ha aiutato alla realizzazione curando, fra le altre cose, anche le traduzioni dei testi), si è avvalso dell’aiuto dei giornalisti Giuseppe Anti (per la prefazione) e di Maria Vittoria Adami (per la postfazione) e di alcune guide, che hanno dato il loro fondamentale contributo per la realizzazione di quest’opera. Le Cartiere Fedrigoni hanno sposato il progetto donando i materiali cartacei, per un libro di valore che ora è possibile trovare in vendita nel negozio del fotografo in via Sottoriva 52, a due passi dal campanile di Santa Anastasia, e prossimamente alla Libreria Gulliver di via Stella, sempre in centro a Verona.

«È un libro denso, non sono solo fotografie. Una fortuita conoscenza con Massimo Tonolli di Trifolio, un’eccellenza del nostro territorio (che lavora, fra gli altri, con il Moma di New York, ndr), mi ha permesso di stampare con loro, cosa che desideravo con tutte le mie viscere perché volevo produrre un libro con la qualità che loro possono offrire.» Un regalo, insomma, per una città che sicuramente ha voglia di lasciarsi alle spalle uno dei periodi più bui di questo nuovo secolo, ma che allo stesso tempo ha la possibilità, sfogliando le pagine di un libro, di riflettere su quanto accaduto. Affinché, auspicano tutti, non accada mai più.

Piazza Bra e l’Arena nella foto di Alessandro Gloder, contenuta nel libro Verona renova.

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