Turismo nei borghi rurali? Grazie alla pandemia in molti li hanno riscoperti, fra passeggiate, cantine da visitare, luoghi da riscoprire e trattorie alla buona.

Sarà perché mi godo i quattro quinti del mio tempo a Mezzane di Sotto (Verona), terra di mia moglie Roberta nell’Est Veronese, ma il vivere in un borgo rurale la considero la scelta migliore possibile.

Certo, la città ha il suo fascino. Verona è una magia, fra arte, cultura e spettacoli da vivere, al netto del Covid-19.

Però l’incanto del borgo rurale, con i campi a vite e olivi, le relazioni sociali per cui ci si saluta per strada e lo spazio scelto della solitudine, è qualcosa di impagabile.

Lo smart-working, la didattica a distanza, il raccontarsi e l’incontrarsi anche in webcam – le comodità di Internet – rendono possibile vivere in un borgo rurale, senza perdere nulla del lavoro in città. O in periferia.

Villa Maffei Benini, sede del municipio di Mezzane di Sotto (Verona)

Turismo nei borghi

Il futuro del turismo nei borghi lo si vede dai cambiamenti che l’ambiente e la vita sociale registrano.

L’emergenza ambientale, la capillarità della comunicazione online e la trasformazione di chi lavora come nomade digitale, pongono nuove sfide agli amministratori di borghi.

Quelle stesse condizioni pongono anche opportunità di crescita e di visibilità un tempo impensabili.

Gli amministratori dei piccoli comuni sono così chiamati a una riconversione delle offerte e dei servizi capace di incontrare le nuove esigenze del turista esperienziale, ma anche del nomade digitale.

Il tutto all’interno di un progetto di sviluppo sostenibile.

Da un’analisi fatta da ilborghista, i numeri parlano chiaro: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo ha proclamato già il 2017 come l’anno dei borghi, registrando il 36% dell’afflusso turistico totale italiano, con un trend in crescita del 3% annuo per il 2018 e il 2019.

Questo significa che, già ben prima della pandemia, la gita nei borghi era considerata una forma di turismo assai interessante.

Per chi vive in un borgo – penso non solo a Mezzane di Sotto, ma a tutto l’Est Veronese e allo splendido altopiano della Lessinia alle spalle – non è una scoperta. È solo una conferma.

Basti pensare che nel 2020 il settore del turismo ha avuto un arresto nel trimestre marzo-maggio a causa della pandemia da Covid-19.

Ebbene, le rilevazioni dell’Istat sul turismo in Italia (gennaio–settembre 2020) hanno registrato nell’estate del 2020 un incremento del +6,5% rispetto al 2019.

I turisti hanno scelto soprattutto le destinazioni meno consuete, meno affollate e con una più ampia ricettività di tipo extra-alberghiero: agriturismi, open air e simili.

Piazza IV Novembre, a Mezzane di Sotto. Sullo sfondo la Lessinia

I giovani e il viaggio nei piccoli comuni

I turisti che sono mossi dal desiderio di scoprire storia e tradizioni legate ai borghi, sono gli stessi che si dimostrano attenti ad un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente in cui le comunità ospitanti sono immerse.

La scelta del borgo rurale, come i piccoli comuni della provincia scaligera, è insomma frutto di un approccio ambientalista al turismo.

Va ricordato che Verona offre – oltre alla montagna e all’Est Veronese terre di vini e cucina di qualità – una pianura con prodotti tipici in tutte le stagioni.

Vi è poi il lago di Garda, con la storia e l’ambiente a fare da contesto in cui vivere in modo sano. E da cui partire per le escursioni nel resto della provincia veronese.

Ne sanno qualcosa i giovani, sempre più consapevoli dei rischi che la crisi ambientale in atto comporta.

Non è un caso che proprio i giovani utilizzino mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, scelte culinarie all’insegna di prodotti a km zero e acquisti consapevoli orientati all’artigianato locale.

Un uso ottimale delle risorse ambientali, il rispetto dell’identità socio-culturale delle comunità ospitanti e la rinascita dell’artigianato e delle tradizioni locali sono, oggi, possibili.

Questo vuol dire che è possibile coniugare turismo esperienziale fra natura e cultura nei borghi, rispetto dell’ambiente, cucina di qualità e vivacità delle attività artigianali.

L’Est Veronese è terra di vini di pregio, dalla Doc Valpolicella a quella del Soave

I luoghi amati dai nomadi digitali

Si stima che entro il 2035 i nomadi digitali – coloro che scelgono di lavorare da remoto in modalità smart-working – saranno oltre un miliardo.

Il loro periodo di permanenza in un determinato luogo potrà variare da una settimana a un intero anno, desiderosi di immergersi nella vita quotidiana delle più disparate comunità, all’insegna del viaggio come stile di vita.

Si tratta di persone con un background socio-culturale ricchissimo, protese verso quella diversità socio-culturale che può costituire un vero e proprio motore propulsore per le piccole comunità locali, dove spesso manca la consapevolezza della propria unicità quale ricchezza.

Mezzane di Sotto (Verona) visto dal retro della chiesa parrocchiale

Borghi e turismo dopo il Coronavirus

In questo senso, il punto di vista “esterno” di un visitatore esperienziale di media permanenza, quasi una sorta di antropologo profano, è in grado di colmare il gap che allontana i borghi dal circolo virtuoso del turismo lento e sostenibile.

Un aspetto da non sottovalutare è che i borghi che confinano tra loro e condividono zone contigue di rilevanza paesaggistica, archeologica e culturale, possono creare dei veri e propri cluster strategici di attrazione turistica.

In questo modo, sono in grado di trattenere i visitatori per più giorni nel proprio territorio, a beneficio dell’economia locale e a discapito del temuto “turismo mordi e fuggi”.

I borghi e le loro attività, riunendosi e ponendosi un obiettivo comune, possono aspirare ad equiparare l’offerta turistica che è capace di sostenere un grande agglomerato cittadino.

Da un lato conservano tutti i vantaggi della lontananza dal caos metropolitano che solo i piccoli borghi sono capaci di offrire. Dall’altro mostrano al mondo il proprio pregevole patrimonio culturale, storico e ambientale. 

I cluster di borghi possono costituire una concreta risorsa per risollevare l’economia e le sorti dei piccoli e medi Comuni e delle loro attività, ancor più all’indomani della pandemia da Covid-19.

Ecco che il piccolo e splendido comune scaligero di Mezzane di Sotto ha un suo significato su vari fronti: storico, artistico, naturalistico, di esperienza umana. Ma anche di relazione con tutto l’Est Veronese, zona della Doc Valpolicella e della Doc Soave e in relazione con una Lessinia incantevole alle spalle.

Le foto sono del Comune di Mezzane di Sotto e di Maurizio Corte

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