Uno sguardo a cosa accade stando “sotto lo stesso cielo”: ecco la prospettiva con cui due importanti realtà di Verona si sono affiancate a “Succede alle 31”, diretta live di “Heraldo”, alle 13.31 di martedì 5 maggio. Progettomondo Mlal e Ronda della carità sono state ospiti del consueto appuntamento per tendere un filo tra realtà apparentemente distanti, ma che al contrario sono fortemente interconnesse.

Progettomondo Mlal, organizzazione non governativa con sede a Verona, ha una storia che supera i 50 anni e opera con progetti di sviluppo in America Latina e in Africa, cui affianca attività educative anche in Italia e in Europa, per promuovere una cultura di cittadinanza globale e contro le discriminazioni. In questi anni ha costruito una fitta rete di cooperanti, che però oggi sono alle prese anche con l’emergenza Coronavirus. «La situazione è delicata, sebbene la diffusione del virus sia prevalentemente nell’emisfero nord – ha affermato Mario Mancini, presidente della Ong –. Siamo però in grande allerta per la fragilità dei Paesi in cui operiamo, basti pensare a cosa potrebbe accadere in Burkina Faso in cui ci sono solo 15 terapie intensive in tutto il Paese, o ad Haiti che negli ultimi dieci anni ha sofferto terremoti, colera, inondazioni. Dobbiamo quindi agire in prevenzione e assistenza in contesti in cui la fragilità è diffusa su vari livelli, sapendo che oltre al problema sanitario si rischia la carestia assoluta e la catastrofe umanitaria.»

Ronda della carità a febbraio ha compiuto 25 anni di vita e in questo tempo ha visto crescere sulle strade di Verona la popolazione di origine straniera. «Oggi siamo in un campo profughi diffuso per la presenza di migranti – ha dichiarato il vicepresidente Alberto Sperotto –. Dopo il primo dpcm del 3 marzo ci siamo fermati, in attesa di note chiarificatrici per poter operare. Abbiamo subito riorganizzato il servizio e nell’arco di poco abbiamo ripreso: ogni volta che incontriamo le persone chiediamo se sanno di qualcuno che può essere malato ma finora la risposta è negativa, forse perché la loro vita sociale è più isolata e ciò potrebbe proteggerli dal contagio. Sono comunque persone molto preoccupate: in quanto senza tetto, non possono restare in casa per proteggersi perché non hanno dove andare. Sanno di violare norma prevista dai decreti, alcuni sono stati anche multati. Di fatto se ai primi di marzo ne abbiamo incontrati una settantina, domenica sera erano 230 persone. Numeri eccezionali se teniamo conto che i dormitori sono ancora aperti per l’emergenza freddo, che è stata prolungata per l’emergenza sanitaria. Chi non ha un rifugio oggi è spesso qualcuno che prima del Coronavirus tirava avanti con un piccolo reddito, legale o illegale, ma ora ne è privo e non ha altre alternative se non aspettare di notte la Ronda.»

La crisi economica che sta coinvolgendo il nostro Paese può mettere in difficoltà il mondo della cooperazione, che già non riceve adeguati finanziamenti ed è ben lontana dall’assegnazione di quello 0,7% del Pil, che l’Agenda 2030 avrebbe indicato come obiettivo nei paesi europei. «La solidarietà però non è un lusso, un bene accessorio da attivare quando avanzano le risorse – ha sottolineato Mancini,  presidente di Progettomondo Mlal –. Attivare impegni economici, politici, strategici è lungimiranza politica, rivelazione etica. La cooperazione è presa di coscienza, cura delle persone delle comunità, che è benessere di tutti, dal piccolo e fino alla complessità dei problemi globali. Le persone migrano per guerre, cambiamenti climatici, povertà. Se nel mondo ci sono 70 milioni profughi, di cui 40 milioni interni, dei restanti 30 milioni che si muovono fuori dal proprio Paese solo il 16% va verso nazioni sviluppate.»

«Nessuno parte da un Paese lontano lasciando tutto, rischiando la vita nel Mediterraneo o sulla rotta balcanica per finire a dormire per strada – gli ha fatto eco Sperotto –. Sono tutte persone che hanno voglia di riscattarsi, bisogna agire per far sì che le cose cambino e lavorare in rete. Noi possiamo monitorare le persone, fare attività anche diurne, raccogliere bisogni e accompagnarle verso dei canali di risposta, verso supporti offerti dalle associazioni ma anche dal Comune con tutti gli strumenti possibili, sebbene noi non facciamo distinzioni tra regolari e irregolari.»

Progettomondo Mlal ha attivo anche un progetto di rimpatrio volontario assistito, uno strumento nato per «far rientrare le persone che vivono l’esclusione per aver perso il lavoro e privi delle condizioni per restare – ha chiarito Mancini –, ma di fatto svela una realtà molto più complessa. Può infatti essere utile a chi vuole tornare definitivamente ma è una risposta comunque inadeguata rispetto alle enormi sfide che muovono le migrazioni. Basti pensare che le rimesse dei migranti in Africa sono la prima voce del pil di tutto il continente. Questo è un fenomeno complesso, che deve tenere conto del sistema economico del Paese accogliente e di quello di origine. Purtroppo le regole a cui sono sottoposti i migranti in Italia sono alienate rispetto alle necessità reali delle persone.»