La riqualificazione dello stadio può diventare uno dei più importanti interventi di rigenerazione urbana dei prossimi anni per la città di Verona. Ma il progetto attuale, per quello che si è potuto vedere fino ad ora, appare inadeguato a questo scopo. Perché? Vediamolo nel dettaglio.

Per prima cosa colpisce come l’attuale area dello stadio, comprensiva di parcheggi, aree verdi e infrastrutture viabilistiche, occupi una superficie di oltre 220.000 metri quadrati, un’enormità se raffrontato al nuovo stadio dell’Atalanta che si estende per una superficie di circa 57.000 metri quadrati.

Abbandonata l’idea di spostamento dello stadio verso aree esterne, anche alla luce di un contenimento dell’uso del suolo, si potrebbe quindi ragionare su una razionalizzazione dello spazio pubblico, da un lato offrendo la possibilità di avere uno stadio moderno e fortemente accessibile (sia con il mezzo privato sia con quello pubblico) e dall’altro intervenendo mediante un progetto più ampio, funzionale a dare una nuova vita al quartiere, per renderlo più sicuro, verde e vivibile.

Un progetto di vera ri-generazione

Per fare ciò l’intervento dovrebbe configurarsi come un vero progetto di ri-generazione urbana con l’obiettivo di ridurre al minimo le conflittualità tra gli eventi sportivi e il quartiere e razionalizzare e qualificare le aree pubbliche che verranno liberate e rimesse a disposizione degli abitanti della zona.

Secondo questa logica si potrebbe realizzare un nuovo stadio utilizzando solamente l’area del campo di via Sogare con annesso parcheggio interrato e/o sopraelevato, per una superficie complessiva di 58.000 metri quadrati, praticamente lo stesso dell’attuale sedime del nuovo Gewiss Stadium di Bergamo.

La tangenziale fungerebbe in questo modo da separatore tra l’impianto sportivo e il quartiere, eliminando così gran parte dei disagi che si creano durante le manifestazioni sportive. Con questa soluzione si potrebbe anche più facilmente inserire nel quartiere una ZTL (zona a traffico limitato) durante le ore immediatamente precedenti l’evento sportivo.

Le aree pubbliche che verrebbero liberate sono enormi: se consideriamo il sedime dell’attuale Bentegodi a cui si aggiungono il verde e i parcheggi, stiamo parlando di oltre 150.000 metri quadrati. Un ‘area che potrebbe essere rimessa in gioco prevedendo per 1/3 la realizzazione di social housing per le fasce più deboli (a partire dalle giovani coppie), 1/3 per la realizzazione di un parco pubblico e 1/3 per la realizzazione di nuove funzioni sportive con la possibilità di riportare in città anche il centro sportivo dell’Hellas. In questo modo si potrebbero risolvere in un colpo solo più problemi, come quello della abitazione per i giovani, quello di avere un’area green che possa essere utilizzata da famiglie, bimbi, anziani, adolescenti e che fungerebbe come importante valvola di sfogo e polmone verde (sull’onda di quanto fatto in Borgo Roma, ad esempio, con il Parco San Giacomo) e quello di realizzare la chimera di tutti i presidenti dell’Hellas Verona da quarant’anni a questa parte, il centro sportivo per la “cantera” dell’Hellas e per la prima squadra.

Una cerniera per il quartiere

In questo scenario, lo stadio potrebbe inoltre fungere da cerniera tra il quartiere, il futuro parco della Spianà, il centro medico Don Calabria, il Payanini Center e il Palasport.

Il mercato di Rotterdam

Tutte funzioni oggi scollegate che potrebbero essere connesse tra loro mediante nuovi percorsi ciclopedonali e dalle nuove infrastrutture (dal filobus alla nuova stazione ferroviaria di San Massimo). Inoltre si potrebbe creare, visto che l’area è storicamente identificata come quella del mercato del sabato mattina, un nuovo insediamento che possa ospitare questo tipo di attività e non solo. L’esempio del mercato di Rotterdam (forse un po’ troppo avveniristico per i gusti italiani, ma indubbiamente interessante dal punto di vista architettonico) può rappresentare un buon esempio e base di ragionamento.

Un sistema che potrebbe essere ulteriormente arricchito da nuovi impianti fruibili alla città, dal nuoto, all’atletica alla ginnastica, creando una vera e propria cittadella dello sport che sarebbe un fiore all’occhiello per la nostra città e renderebbe l’intero progetto più sostenibile e all’avanguardia, creando la possibilità per tutti gli sportivi di usufruirne.

Un sistema che potrebbe generare un centro sportivo di grandissimo livello (una sorta di polisportiva) come piace pensare a molti veronesi. L’Italia organizzerà, fra l’altro, gli Europei del 2032 insieme alla Turchia e Verona potrebbe essere una delle città candidate ad ospitarne alcune partite. Arrivare al momento delle assegnazioni con un progetto di questo tipo potrebbe aiutare non poco ad ottenerla. Un sogno? Forse. Ma se oggi poniamo le basi, sappiamo come poi i sogni si possono anche realizzare (Bagnoli docet).

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