Il mondo sta attualmente fronteggiando una sfida globale senza precedenti focalizzando i propri sforzi per salvare vite dalla minaccia del Covid-19. Privi di vaccini e di medicinali specifici stiamo affrontando la pandemia isolandoci, fermando ogni attività non strettamente necessaria, “a mani nude”. Gli effetti saranno radicali, la crisi economica severa e nulla sarà come prima.

I Governi nazionali e la Comunità Europea stanno aumentando la spesa pubblica per fronteggiare le esigenze immediate, ma soprattutto varano piani di investimento che stimolino, non appena l’emergenza terminerà, le attività economiche. Sugli interventi immediati, sul cosa fare per aiutare le singole persone e le aziende carenti di liquidità c’è un sufficiente consenso, sul piano degli investimenti invece, dove si gioca l’idea di futuro per la nostra comunità,  le diverse visioni e sensibilità si stanno preparando a confrontarsi e darsi battaglia.

Le cifre di cui si sta parlando sono di un’entità mai vista prima, un impegno economico che indebiterà pesantemente le generazioni future; sbagliare la strategia degli interventi vorrà dire non disporre più nuove risorse per cambiare direzione. Cosa fare quindi? Questo è forse il quesito più importante cui rispondere in questi giorni di reclusione forzata.

Sappiamo che sullo sfondo incombe una nuova pandemia, quella ambientale, che potrebbe diventare irreversibile entro pochi anni se allentiamo l’attività di prevenzione. La Commissione Europea presieduta da Ursula Von der Leyen ha appena lanciato l’European Green Deal, un programma di riconversione economica, produttiva e sociale sostenibile, dove “ricostruzione” fa concretamente rima con “decarbonizzazione”. 

Friday for Future a Verona. Foto di Osvaldo Arpaia

Ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 è l’obiettivo. Vuol dire un gigantesco piano di investimenti per produrre molta più energia rinnovabile, cambiare il modo di costruire le abitazioni e rigenerare energeticamente il costruito, trasformare radicalmente la mobilità delle persone e delle merci, riprogettare le città immergendole nel verde, costruire nuove professionalità e riaggiornare le competenze, riprogettare il sistema produttivo.

Sembrerebbe non esserci contraddizione fra il European Green Deal e la necessità urgente di avviare investimenti per superare l’impatto negativo che il Covid-19 ha sulla nostra economia. Anzi, è una opportunità.

La pensa così Fatih Birol, autorevole direttore esecutivo dell’Aie (Agence internationale de l’énergie), quando afferma «non dovremmo permettere alla crisi di compromettere la transizione verso l’energia pulita». I governi, ha aggiunto, dovrebbero usare le misure di stimolo economico in via di definizione per superare la recessione e investire in tecnologie pulite. «Abbiamo un’importante finestra di opportunità. Le principali economie di tutto il mondo stanno preparando misure di stimolo all’economia. Se ben congegnate, le misure possono garantire benefici economici e facilitare la transizione.»

Ancora più esplicito è stato in un intervento sul “Corriere della Sera” del 30 marzo Enrico Giovannini, presidente dell’ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, secondo cui «una finestra di opportunità si apre sul versante della sostenibilità sociale e ambientale e sta a noi decidere se… la useremo per ripristinare la normalità perduta o per trasformare un modello socioeconomico pieno di problemi».

Diverso è, ad esempio, affermare che la crisi del Coronavirus imponga una modifica nelle tempistiche dell’Unione Europea in materia di sicurezza e impatto ambientale. Su questo fronte, ci informa “La Staffetta Quotidiana, quotidiano delle fonti di Energia”, è particolarmente rilevante la lettera inviata da europarlamentari di Fratelli d’Italia a Von der Leyen con la richiesta di sospendere l’European Green Deal. A causa del Covid-19,  sostengono Nicola Procaccini, Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Raffaele Fitto, Raffaele Stancanelli e Sergio Berlato si è «di fronte al rischio di una completa desertificazione del tessuto produttivo, con ricadute sociali devastanti in tutti gli Stati membri, continuare a perseguire ricette utopistiche in nome di un ambientalismo ideologico sarebbe folle e irresponsabile». Come è stato per il Covid-19 c’è chi, negazionista, sottovaluta il rischio di una pandemia ambientale e non coglie le opportunità.