Ci sono storie che sono collettive. Testi che si costruiscono lentamente, giorno dopo giorno, di cui non si sa realmente il finale, anche se si intuisce che, comunque vada, è buono. Oggi vi racconto una storia collettiva, che include anche me e che, con altre e altri, stiamo scrivendo con piccole azioni quotidiane.
Gennaio 2016. Un gruppo di residenti di Via Venti Settembre e dintorni si ritrova, per la prima volta, intorno a un tavolo, a raccontarsi cosa significa per loro abitare il quartiere di Veronetta e cosa desiderano. Alcuni di loro già si conoscevano, perché in una città come Verona le traiettorie di vita si intercettano facilmente per questioni professionali o mondane, ma per lo più questo è un incontro unico. Li accomuna essere iscritti a un gruppo facebook, che si chiama “Residenti in via Venti Settembre – Verona – Social Street”. E sono, a tutti gli effetti, una nascente Social Street, che sta cercando di operare quello che Luigi Nardacchione e Federico Bastiani definiscono un «passaggio dal virtuale al reale al virtuoso».
La prima Social Street nasce a Bologna, nel 2013, in Via Fondazza, per un’intuizione di Federico Bastiani, che si è da poco trasferito nella città emiliana: trasportare una via fisica su Facebook, il social più noto e utilizzato al momento, creando un gruppo chiuso a cui i residenti possano richiedere l’iscrizione, per potenziare i legami di vicinato e permettere alle persone di avere uno strumento in più per conoscersi, incontrarsi, aiutarsi. L’idea funziona così tanto che via Fondazza Social Street diventa un caso scuola, destinato a replicarsi non solo in Italia, ma in tutto il mondo, con più di 400 gruppi e riceve l’endorsment di studiosi del calibro di Marc Augé, Antony Giddens e Stefano Zamagni.
Per aderire a una Social Street, dunque, basta richiedere l’iscrizione al gruppo e partecipare, come si può e come si desidera alla sua vita. Tra le maggiori richieste ci sono quelle canoniche, come avere in prestito un ingrediente o uno strumento mancante (la mia prima richiesta è stata un avvitatore: insieme all’avvitatore a casa mia si sono presentati Cristina e Fabio, per assemblare insieme i mobili dello studio), come avere informazioni specifiche (che medico scegliere, dove riparare un elettrodomestico…) o come risolvere un imprevisto. La rete fa semplicemente da megafono a delle richieste che, diversamente, avrebbero una diffusione più limitata.
A volte le Social diventano anche una vera e propria occasione di incontro e Via Venti Settembre rappresenta una testimonianza vivace di questa possibilità: in poco tempo la Social Street scaligera ha raggiunto i 426 iscritti e si è data alcune consuetudini, come una cena sociale, tutti i mercoledì sera alle 19.30, in cui ognuno porta qualcosa da condividere.
Il luogo di ritrovo, grazie a una collaborazione con l’Associazione D-Hub e con la Prima Circoscrizione, è il Giardino Ex-Nani, di Via Venti Settembre, 57/A, con una cena all’aperto, in estate e nella saletta al primo piano della Casa del Custode, in inverno.
Il mercoledì sera è diventato un momento corale e rilassante (bondola, Valpolicella e gorgonzola non possono mancare), ma non solo: da qui stanno partendo piccole azioni quotidiane, che ci hanno portati a festeggiare insieme alcuni momenti dell’anno (festa di Primavera in marzo-aprile, con semina di un piccolo orto officinale), o feste che ci riguardano in prima persona (all’ombra del Cedro Secolare del Giardino sono stati celebrati compleanni, battesimi, dottorati e matrimoni). Ma anche visioni di quartiere che prendono corpo e si fanno possibilità e che vorrei raccontarvi nelle prossime storie, andando a intervistare chi ha aperto il cassetto dei sogni, per liberarli e renderli possibili, perché, come anticipato, ci sono storie che si scrivono giorno dopo giorno, di cui non si sa realmente il finale, anche se si intuisce che, comunque vada, è buono.
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